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Forum delle Sacerdotesse del gioco di ruolo Isola di Avalon

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)O( La figlia delle stelle )O(

Ultimo Aggiornamento: 04/11/2014 03:43
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Luna Nera
Stella dell'Alba
27/10/2014 23:34
 
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Parto Roseline

)O(RIASSUNTO )O(

E' ormai l'ora di Rhiannon quando Mitrhil, nel rientrare da una breve passegiata ode l'urlo di Roseline riecheggiare nel tempio. Il tempo è giunto dunque anche per la magistra degli spiriti, impaurita per il momento che l'attende. Ci sono sia Inwe, ancora spossata per ilvirus che l'ha copita ed Elysiane a supportarla e ad aiutare la Stella dell'Alba nell'accogliere questa nuova piccola creatura.

BENVENUTA HAYNES [SM=g27836]


QUI SUL FM


)O( REISTRAZIONE )O(

MITRHIL {[Ingresso -> Tempio Sala visite ]} )O( { Ha approfittato di un momento di quiete per farsi una passeggiata, per sentire sotto i suoi piedi il calore della terra che ha ripreso a pulsare di energia nuova. Istanti rubati, ma che le danno modo di riflettere, pensare, meditare. Scivola silenziosa lungo il sentiero nella sua veste bianca, piedi nudi che dal tepore della terra passano alla fredda pietra del tempio. Ripensa all’incontro avvenuto ieri notte con il padre della bambina di Rose. Ripensa a quanto è stato rivelato, al volto del cavaliere, alle parole pronunciate e a quelle che si lasciano intendere. Ha appena le gote arrossate dalla lunga passeggiata, ma ora sta per giungere il tempo dell’Anziana e deve far visita a Roseline in merito anche alla missiva lasciatele da Nyule. Deve accertarsi che tutto stia procedendo come dovrebbe, ma l’urlo che rimbomba in tutto il tempio le fanno intendere che il momento è arrivato e, in qualunque condizione la sorella stia, la bambina dovrà nascere per forza. Accelera di gran lunga il passo fino a correre letteralmente verso la sala visite. Fortunatamente sia Inwe che Nyule hanno preparato tutto in previsione di questo momento. } Sono qui Rose… sono qui! { Prima ancora che possa raggiungere la sorella è il suo pensiero che giunge ad accarezzare la sua mente, intrecciando i suoi pensieri ai suoi. [//Telepatia lvl 5]}


ROSELINE { Corridoio > Sala visite }{ FU }{ Ambo le mani della Magistra stanno alla base del ventre, come se cercasse di contenere il dolore. E' una sofferenza terribile che le brucia dentro come se fosse una fiamma, pronta a ridurla in cenere. Ci sono lacrime a rigarle il volto emaciato, mentre ogni muscolo trema visibilmente. Quel tremito le arriva fin dentro le ossa, la sconvolge tutta. L'inserviente è arrivata di gran carriera, richiamata dalle grida della mutaforma e adesso sta lì, cingendola con ambo le braccia lungo il cammino che la porta alla sala visite. I passi della donna sono affaticati, non c'è un solo punto del corpo che non le dolga. Sta per cedere al panico, al delirio, quando la voce della Stella bianca le accarezza la mente. Questo è il primo soffio benefico di sollievo: si sente più sicura, protetta. Stringe i denti, torna a mordersi le labbra, facendo appello a tutta la forza d'animo che possiede per poter proseguire più in fretta verso la sala visite [volontà +3] Ed è sulla soglia che giunge infine, incontrandosi lì con la Signora della Luce } Mitrhil { Un sussurro che sembra un miagolio soffocato, stremato. Rois intanto non si fermerebbe, accompagnandola al letto preparato per lei dalle iniziate }


INWE [Corridoio] Non è pienamente lucida, ma l'urlo di Roseline, il panico intriso in esso, sembra strapparla almeno alla risata continua che l'ha torturata per ore. Non è nel pieno delle facoltà fisiche, né di quelle mentali, e gli istanti che seguono il grido della Magistra la vedono attonita, la bocca socchiusa, congelata al suo posto, a qualche metro dalla figura accasciata di Roseline. Se solo il mondo smettesse di girare... “Oh, Dea” mormora a mezza bocca, ancora pietrificata. E' la paura di Roseline o la sua a spazzare via gran parte della nebbia della mente come una folata di vento? Le tremano ancora le gambe, e la debolezza s'è trasmessa allo stomaco, che sembra essere sul punto di rigettare ogni cosa vi sia stata immessa nelle ultime ore, Insettino compreso. L'arrivo di Rois è provvidenziale, come sempre: “Portatela.. la sala visite... io arrivo subito” ha la forza di biascicare, tornando ad appoggiarsi al muro del corridoio. La ragione sta tornando, lentamente. Respira profondamente, deve essere lucida per poter aiutare. Potrà aiutare? I primi passi richiedono uno sforzo notevole: la mano non lascia la parete del corridoio, quasi tragga stabilità da quella della pietra, sino a quando essa non termina, nella sala centrale. *Dea, aiutala... aiutaci!* lo sguardo alle nicchie è incerto ed insicuro come il cammino dell'Iniziata. L'impulso a rimettere si fa più forte, preme sulla bocca dello stomaco, eppure tenta d'accelerare il proprio passo. Spera solo di non rigettare proprio ora.


ELYSIANE { . Alcova > Sala Visite . } ° { Se ne sta distesa sul letto, ogni singolo muscolo è rilassato e l’unico movimento percepibile è quello del torace che s’abbassa e si alza ritmicamente. Le braccia magre giacciono lungo i fianchi e le dita affusolate quasi sfiorano le cosce divaricate nel tentativo di disegnare distrattamente dei cerchi invisibili sul materasso; gli occhi permangono chiusi dalle palpebre nivee poiché non c’è nulla che non abbia già vista nella penombra sacerdotale, niente per cui varrebbe la pena scomodare lo sguardo. Il corpo magro è agghindato con la sola tunica cremisi, la quale la identifica come Figlia di Cerridwen: ella dona una nota di colore all’incarnato pallido della fanciulla assieme alla stellina vermiglia che le bacia la fronte. D’un tratto una voce stridula spezza il silenzio mistico del sacro loco, arrivando all’oto di Elysiane come uno schiaffo che la risveglia dal suo torpore. Involontariamente si mette a sedere, sollevando la schiena di scatto ed appoggiando i palmi delle mani sulla superficie morbida del letto per mantenere l’equilibrio mentre le orecchie fungono da sentinelle; ed ecco che la sua mente decodifica l’urlo appena sentito individuandone l’emissaria e, in men che non si dica, le gambe scattano in direzione della porta, facendo balzar via la diciannovenne dal letto. Senza nemmeno curarsi dei capelli sciolti e spettinati, la fanciulla dirige i piedi nudi in direzione della lignea superficie e ben presto la mancina trova la maniglia nell’ombra dell’alcova e l’abbassa con zelo, catapultando il corpo esile ben oltre la soglia della stanza. Il capo si volta prima a sinistra quindi nella direzione opposta, individuando un piccolo corteo di donne dirigersi verso la Sala Visite } Rose! { Grida a pieni polmoni, cercando con gli occhi chiari la figura emaciata della Sorella. Osservando le altre incedere, la Rossa Magistra non può far a meno di pensare che forse la Nordica non necessita del suo aiuto, avendo già accanto a sé la Stella dell’Alba ed una delle Luci del Tempio. Con il cuore pieno d’angoscia, si prepara a sopportare un’altra delle sue pesanti ondate emotive, le quali le rimbombano nel cervello la sua attuale inutilità come protettrice del Tempio. Con un sospiro, si libera dagli sprazzi di negatività concentrandosi sul volto di Roseline che tenta di visualizzare, comprendendo che la Sacerdotessa del Vespro necessita del suo sostegno come amica e che mai al mondo potrebbe negarle la sua presenza. Dunque i piedi nudi seguono quelli delle Sorelle leggermente in distanza, incedendo in direzione della Sala Visite. }


MITRHIL {[ Sala visite ]} )O( { Arriva contemporaneamente alla puerpera accompagnata da una Rois affannata e impaurita e, a qualche metro di distanza da Inwe. Roseline è piuttosto scavata in viso e le profonde occhiaie di certo impensieriscono la Stella dell’Alba che però cela la sua preoccupazione alla giovane partoriente. [//Imperturbabilità lvl 5] } Coraggio Rose, non sei la prima e non sarai l’ultima a partorire… lo so… fa male… -addolcendo il tono della voce- ma noi donne abbiamo a disposizione tutta la forza per resistere a questo e…. ti assicuro che quando terrai la tua bambina tra le braccia, tutto quello che avrai sofferto sarà completamente rimosso. { Le sorride aiutandola, ma getta uno sguardo ad Inwe piuttosto severamente sta per rimproverarla, ma ad un’occhiata veloce non sembra stare bene nemmeno lei. Avverte la presenza anche della magistra rossa. } Ely per favore aiutami tu a sistemarla sul letto. Sbrigati. { C’è una certa urgenza nella sua voce, ma senza creare troppi allarmismi. Inwe è sicuramente stata contagiata e al momento le uniche ad essere in forze sono Elysiane e lei. }


ROSELINE { Sala visite }{ FU }{ Si, gliel'hanno detto tutti. Tyana, Edave, Samarah, Mitrhil. Tutte si sono affannate nello spiegarle che, una volta arrivata la piccola, tutto il dolore sarebbe scomparso. Ma quella stessa bambina che ha odiato e poi amato, quella creatura per cui oggi sarebbe disposta a dare la sua stessa vita, la sta ora uccidendo come se fosse il più spietato dei guerrieri. La Magistra continua a tenere duro [volontà +3] mordendosi a sangue le labbra mentre Rois la accompagna al letto preparato per lei da Inwe e da Nyule. Lì l'aiuta ad adagiarsi, mentre la mutaforma continua a tenersi il grembo con ambo le mani, tremando in modo convulso } Fa male, Mitrhil { afferma l'ovvio, in preda a nebbie che le ottenebrano la mente. Singhiozza ancora } Dov'è Elysiane? Perchè non è qui? { Ha bisogno di lei. Ha bisogno della Rossa Magistra per non perdere definitivamente il senno. E di Hagall. E di Arshal. Le vorrebbe tutte lì, a confortarla con le loro luci e le loro ombre. Ma soprattutto, vorrebbe quella sorella restituita dalle Nebbie quando ogni speranza era ormai vana. Cerca di respirare. E' così che si fa, no? Si respira. Forte. } Va bene... Va bene... Cosa devo fare? Dimmi cosa devo fare! {C'è un che di isterico nella sua voce, mentre ondate di nausea arrivano al passo con le contrazioni }


INWE [Sala centrale → Sala visite] Un passo dopo l'altro, le labbra strette nel tentativo di trattenere le ondate di nausea e di debolezza che si susseguono, attraversa la Sala circolare: dopo aver preso fuoco grazie alle irrefrenabili risate di poco prima, ora il volto si fa sempre più pallido, ed imperlato di sudori freddi. Solo le orecchie continuano ad essere purpuree. Non è ancora arrivata solo a generare una smorfia poco convinta. E' sulla porta della Sala visite, ora, che immancabilmente ha preso a girare: si appoggia allo stipite, socchiudendo gli occhi, cercando determinazione sufficiente da permetterle di portare a termine il proprio compito. E' davvero una fortuna che ci sia anche Elysiane. Vede, ed avverte, la disapprovazione negli occhi di Mitrhil, e no, non può sopportarla. Le si avvicina con passo incerto, un'espressione vagamente disgustata in viso, ma negli occhi c'è la tempra che ha caratterizzato colei che l'ha cresciuta. “Ditemi cosa fare” mormora con un filo di voce, ricercando con tutta sé stessa la concentrazione necessaria per restare in piedi ed eseguire le direttive della Stella. Roseline chiede di Elysiane, ed Elysiane sarà da lei, ne è certa, a sostenerla. Ma lei deve avere qualcosa con cui impegnare le mani, e con cui distrarre la mente dalla debolezza che continua ad aumentare, prima che prenda il sopravvento.


ELYSIANE { . Sala Visite . } ° { Percorre il corridoio di corsa come mai si era azzardata fare, incontrando Inwe sulla soglia della Sala Visite. Saluta l’Iniziata con un sorriso fugace ma ben presto la sua attenzione viene reclamata da due voci che a momenti si accavallano: da un lato Mitrhil le chiede di aiutarla ad adagiare Roseline sul lettino, dall’altro la sua Sorella preferita domanda di lei quasi con un tono angosciato nella voce, certamente spezzata dal dolore. E’ fortunata la giovane Magistra, può accontentare entrambe } Eccomi, sono qui { Proferisce in direzione della Magistra degli Spiriti, indirizzando gli occhi chiari sul suo corpo emaciato ed ingrossato dal ventre gravido ed aiutando nel frattempo la Stella dell’Alba,° afferrando i piedi della Nordica ed appoggiandoli lentamente sul lettino una volta che Mitrhil l’avrà fatta mettere a sedere } Sono qui, dammi la mano { Sussurra in direzione della donna incinta, tuttavia non aspetterebbe il suo consenso e slancerebbe le dita della mancina in direzione della destra della bionda. Si volta solo un momento per cercare Inwe con lo sguardo e per assicurarsi che stia bene, quindi si rivolge alla Stella dell’Alba } Che cosa dobbiamo fare? { Ovviamente include anche l’Iniziata nel discorso. }


MITRHIL {[ Sala visite ]} )O( { Si accosta accanto a lei scostandole i capelli dalla fronte. Le sorride affettuosamente chiedendo a Rois di toglierle la veste sacerdotale in modo da non aver alcun impedimento. Rimarrà a cullarla per un po’ ad accarezzarle i capelli aiutando per un attimo Rois in quella manovra per disfarsi dell’abito per tornare nuovamente ad avere occhi solo per la consorella. } Sei una guerriera Rose, lo sono tutte le sacerdotesse così come lo sono tutte le donne. Cerca di respirare profondamente, lasciati andare, non contrarre i muscoli soprattutto. Sh…. Calmati ora Elysiane è qui! { Cerca di quietare quell’animo isterico, ogni donna reagisce in maniera differente effettivamente. } Innanzitutto manteniamo tutte la calma! { Lo dice con un sorrisetto sulle labbra in una forma ironica per smorzare quel momento di tensione venutosi a creare. Dà un’occhiata veloce in giro: l’acqua sul fuoco, catino, asciugamani, bende di lino, unguenti e erbe. C’è tutto. } Rose concentrati… cerca di liberare la mente per un momento, ascolta solo la mia voce… adesso sei tu la protagonista, devi mostrarci quanto sei forte e quanto sei capace. Lui è qui e verrà presto. L’ho mandato a chiamare e mi ha detto di dirti che ti ama. { La voce è flautata, melodiosa sembrerebbe quasi che la Stella stia cantando e lascerà che quell’influsso di pace e serenità si riversi su Roseline per darle un momento di respiro. [//Infondere sensazione lvl 5] Guarda Elysiane che stringe la mano alla magistra degli spiriti annuendole. } Continua tu Ely… te la senti? { Lascerebbe così il letto muovendo si con grande maestria,si slega l’athame dalla vita consegnandolo ad Inwe. } Passa la lama sul fuoco per disinfettarlo e poggialo su queste garze sterili; poi cerca distare tranquilla, vedrai che andrà tutto bene! { Le accarezza delicatamente il viso smunto. Si volta verso la credenza prendendo un profondo respiro così che nessuno possa vederla. Indossa il grembiule al volo e torna verso il letto di Rose. [//Volontà lvl 3 – sangue freddo lvl 3]}


ROSELINE { Sala visita }{ FU }{ C'è la nausea. C'è la difficoltà di respiro. Ci sono le contrazioni. C'è il dolore, che la avvolge come la risacca. Va e viene, eppure resta sempre lì. Non sa a chi appartengano le mani che la spogliano, nè di chi siano le voci che si accavallano. Per lunghi istanti c'è solo la bambina che spinge nel ventre per uscire. Alla luce Bianca di Mitrhil, si aggiunge infine quella Rossa di Elysiane, ponendosi accanto a quella incolore dell'Iniziata. Quasi non sente le sue parole, ma le sue mani, quelle si. Con la destra la stringe forte, come se la sua fosse una presa rapace; difficile capire da dove in quel momento la Magistra sia riuscita a tirar via tutta quella forza. } Ely... { La chiama in un soffio. Vorrebbe dirle qualcosa. Stemperare quel momento orribile con il solito stoicismo, ma davvero, questa volta non ce la fa. Guerriera? Chi parla di guerrieri? Mitrhil. Ma no, si sbaglia. Lei non appartiene alla Rossa. Non dovrebbe neppure essere lì, con quel grembo prominente. Lei appartiene alla Morte. Non è nata per dare la Vita. Lo sa, lo sa bene. E come lei lo sanno le orde di spettri che affollano la sala. Ma non è forse vero che la Triade sta in tutte le donne? Non gliel'hanno insegnato? Si. E' così. E poi la Stella parla di lui. Per non vomitare adesso ha bisogno di metterci davvero tutto il suo impegno [volontà lvl3] } E' venuto qui { è un rantolo che la fa sbiancare ancora di più, come se in lei non fosse rimasta una sola goccia di sangue. Stringe la mano libera in un pugno che trema per poi schiantarlo con tutta la forza che ha sul materasso } Io lo uccido! { Esclama per poi gridare quando arriva un'altra contrazione }


INWE [Sala visite] Nei fugaci attimi di tregua fra la svestizione di Roseline e la consegna dell'athame, l'Iniziata attende in silenzio: non vuole avvicinarsi più del necessario alla madre ed alla bambina, non con il rischio di passar loro chissà quale strano morbo.. anche se in realtà è stata proprio la Magistra del Vespro a contagiare lei. Osserva da lontano il rapido scambio fra la Stella e le altre, i denti serrati ed il respiro accelerato, ondeggiando vagamente sul posto: il malessere aumenta inesorabilmente, rendendole le gambe più molli della gelatina e lo stomaco sul punto di rivoltarsi, e no, è quasi certa che tutti questi sintomi non siano dettato dal nervosismo del momento. *Non vomitare, non vomitare, non vomitare... * è una cantilena che si ripete senza tregua, nell'attesa di avere effettivamente qualcosa in cui impegnarsi. Qualcosa che si materializza nella consegna dell'athame dal manico candido della Stella: la presa con cui lo stringe è leggera, appena sufficiente a non farlo scivolar via e finire a tintinnare sul pavimento. La carezza di Mitrhil le trasmette un po' di conforto, abbastanza da permetterle di arrivare, seppure barcollante, alla candela più vicina, sulla cui fiamma andrebbe a distendere la lama, girandola di tanto in tanto affinchè il fuoco arrivi a lambire ogni centimetro d'acciaio. Quindi lo ripone, come richiesto, sulle garze pulite appositamente preparate, e torna a rivolgere l'attenzione alle tre consorelle: ognuna di loro è stata scelta da un Volto diverso, eppure tutte hanno in comune la profonda fede nella Dea e le une nell'altre. Sono sorelle molto più profondamente di quanto chiunque possa immaginare, ed il cuore per un attimo si stringe all'idea di essere, un domani, ancora più parte di quella Famiglia. Non ha molto tempo da concedere a quel pensiero, tuttavia: l'ultimo urlo di Roseline la spinge, assieme all'ennesima ondata di nausea, a riscuotersi per prendere uno dei catini disponibili e riempirlo con acqua fresca. Lo andrebbe a lasciare vicino Elysiane, in silenzio, assieme ad una pezzuola pulita per detergere e rinfrescare il volto della Magistra del Vespro, restando comunque poco lontano.


FEHRER [Tempio | Navata Centrale] L'ha consumato, quest'atrio. Immerso nella fioca penombra il cui riverbero inonda di danze spettrali le lunghe pareti immacolate, tinte così d'una sorta di affreschi il cui vezzo dominante sia il chiaroscuro della figura svettante del Biondo. Che ha le mani tremanti. Le gambe molli. Il corpo assai simile a una massa informe avviluppata attorno ai capisaldi della gelatina e della flebile gemella della risolutezza. Quando poli talmente opposti son così vicini, il magnetismo è teso al punto da sbrindellare l'aria e, mentre il nostro la respira, non fa che avvertire l'elettricità custodita nel suo pavido seno. C'è odore di nascita, di vita, di dolore, e il fatto che le sue falcate agili non possano conquistare quegli spiccioli di distanza che lo separano dai fatti della sala visite, è per lui infinitamente più doloroso di qualsiasi altra ferita possa infliggergli una lama, dilaniandogli le carni, o una malattia, divorandogli le viscere. Ha da tempo rinunciato al bocchino della pipa. Fin troppo amaro il sapore delle erbe; e fin troppo spesso il volume del fumo, bocciato dai polmoni che, compressi a mo' di cilindri, non accettano altro che fiato per campare.


ELYSIANE { . Sala Visite . } ° { Osserva Inwe muoversi per la stanza e non può non lodare tacitamente il suo operato: anche se sua madre ha partorito nuovamente dopo la sua nascita, non le hanno mai permesso di starle accanto durante il travaglio antecedente alla nascita di sua sorella, dunque è a digiuno di esperienze con donne incinte. Con un sospiro, si stringe nelle spalle e si siede accanto a Roseline, poggiando anche la destra sulla mano magra della Magistra del Vespro quando sente rafforzarsi la presa di quest’ultima. Cerco lo sguardo della Nordica col suo: il ghiaccio più puro messo di fronte ai campi d’Irlanda; ben presto gli angoli della bocca si sollevano sino a comporre un sorriso di incoraggiamento indirizzato proprio alla Sorella gestante. All’oto suo arriva poi il dire della Stella dell’Alba ed il successivo commento di Roseline; al che, la diciannovenne aggrotta la fronte ed inarca il sopracciglio destro } Hai altro da fare ora, non credi? { Proferisce ironicamente ma tace non appena le grida di dolore della Sorella sovrastano la sua voce di fine adolescenza. Solo allora sul viso pallido si paleserà una smorfia di tristezza, scaturita dalla consapevolezza che una Figlia della Dea Gravida ancora totalmente inesperta sta cercando di sostenere una Sacerdotessa del Vespro il cui ventre scoppia di vita } Coraggio tesoro { Sussurrerebbe nell’orecchio della Sorella, cercando quindi con le labbra rosee la nivea fronte, sulla quale stamperà un bacio proprio accanto al Marchio di Rhiannon. }


MITRHIL {[ Sala visite ]} )O( { Mitrhil è nuovamente al fianco di Roseline che le sorride serenamente, mentre Rois, ormai esperta, prepara gli unguenti necessari lasciando che gli odori delle erbe comincino a riempire la stanza. } Sì, sì…avrai tutto il tempo per ucciderlo, ora preoccupiamoci della tua bambina! { Conosce perfettamente lo stato d’ansia che può attanagliare una madre in procinto di partorire il proprio figlio, gli occhi che all’argento hanno rubato il colore, si fissano in quelli azzurri della sorella che dovrebbe avvertire l’influsso benefico e fresco di Arianrhod, ma anche la forza crescente di Cerridwem con la presenza di Elysiane al suo fianco. [// Infondere sensazione lvl 5]. La sua preghiera verrà rivolta alla Dea a colei che incarna la nascita. Ella ascolterebbe la preghiera di chi custodisce la Sua luce e ne rivelerebbe la Sua presenza con una brillante luce bianca che rifulgerebbe dalla stella tatuata sulla tua fronte. In questo modo ella potrà scorgere, grazie al Dono della Vergine, lo stato di salute della creaturina. [// Potere della Stella lvl 5] Eccolo quel dono meraviglioso che non le verrebbe mai negato dalla bianca Signora, aprendole i canali segreti per oltrepassare, con i suoi occhi, quelle barriere fisiche. Si chiudono le palpebre mentre appena un canto si leva, dolce e soave, la voce delle più pure, il suono di un flauto che accompagna un momento tanto delicato. Così il velo si squarcia nuovamente sotto la luce della Pura lasciandole osservare la bambina che è già in posizione e pronta per aprirsi alla sua nuova vita. La luce sulla sua fronte brilla di un bagliore candido. [ //Luce della stella lvl 5] Poi la luce va pian piano scemando, gli occhi si riaprono mentre si inginocchierebbe ai piedi di Roseline. } Coraggio, la Triade ti è accanto,è qui con te, siamo qui con te: invocala, pregala, aggrappati a Lei… ti aiuterà...{ Osserva ancora una volta il parto della donna completamente dilatato. Roseline è pronta ormai e la testa della piccina è già visibile, perciò esorterebbe nuovamente la Magistra. La mano destra andrebbe a constatare la dilatazione. } Rose adesso devi spingere… Sento la testa, ci siamo.... alla prossima contrazione spingi più che puoi! { Lo sguardo si sofferma per un momento su Elysiane perché possa trovare in quell’espressione la certezza che tutto sta procedendo così come dovrebbe essere. Come da copione. }


ROSELINE { Sala visite }{ FU }{ Non sa più dove si trova. Non conosce il proprio nome, e soprattutto non conosce quello della bambina. Gli spiriti incombono su di lei, riempiendo con la loro cupa presenza la stanza. Tra di loro c'è anche quello silenzioso del cavaliere decaduto, che si avvicina al letto guardandola con grandi occhi tristi. Altri invece improvvisamente prendono ad annusare l'aria, come se fossero cani. Si guardano attorno come segugi, seguono una scia. S'allontanano dal capezzale della Magistra, invadendo come una muta la navata del Tempio, precipitandosi verso l'uomo che avanza. Lo riconoscono. L'hanno avuto accanto notte e giorno. Ne hanno sentito la mancanza, come lei. A differenza della donna tuttavia questo gruppo sparuto di anime non sembra provare rancore } Non ce la faccio { singhiozza intanto la mutaforma, stringendo forte la mano della figlia di Cerridwen. Ha dita che sono rami pallidi, polsi sottili che tremano. Il viso è arrossato dallo sforzo e dalla febbre } N-non... { è stremata. Non riesce nemmeno più a gridare aiuto e, all'improvviso, quella stanza sembra svuotarsi. Restano lei, e la Vecchia. La stella sulla fronte sembra quasi bruciarle, mentre nell'oscurità che giace tra le palpebre e l'iride c'è solo Lei. E a Lei si aggrappa. Perchè una vestale non sarà mai sola. Perchè per ogni osso spezzato, c'è sempre una mano tesa. Per ogni ferita, c'è una mano che cura. Per ogni sacrificio, c'è un dono. E dopo aver sacrificato, obbedito, e servito, è giunto anche per la Magistra oscura il tempo di ricevere. Il bacio di Elysiane sembra riportarla alla realtà, giusto in tempo per apprendere gli ordini di Mitrhil. Ed è gridando con quel poco di voce che le resta che spinge, pregando solo per la fine di questo dolore, e per la salute della bambina }


INWE [Sala visite] I profumi delle erbe maneggiate da Rois solleticano il naso dell'Iniziata, che ancora una volta è costretta a trovare un modo per distrarre il proprio organismo dall'impellente necessità di rimettere: si guarda attorno con frenesia, i denti s'attaccano alla parete interna delle guance mordendole sino a farle sanguinare. Non vuole, non può rovinare così un momento tanto importante. Cerca di portare la propria intera attenzione sulla stella di Mitrhil che ora brilla con la pura energia che è della Fanciulla, riconoscendo in essa la forza della speranza che la caratterizza. È il momento. Chiude gli occhi, cercando il conforto del buio dietro le palpebre chiuse, pregando la Dea per la consorella e per la piccola che s'affaccia al mondo. Arianrhod, Cerridwen, Rhiannon: a tutti e tre i Volti si rivolge l'Iniziata, perché di tutti e tre ha bisogno colei che sta per diventare madre. La protezione di Arianrhod, durante la nascita della sua primogenita, ma anche la forza di Cerridwen, e la presenza di colei che l'ha chiamata a suo tempo a servirla, Rhiannon. Tutte vengono scomodate dalla preghiera muta della Novizia: è l'unico aiuto che può darle, ora.


ELYSIANE { . Sala Visite . } ° { Il tempo è giunto: la sentenza di Mitrhil è udibile a tutte e la Granger non può non trattenere il fiato; è emozionata come se a partorire fosse lei, d’altronde la donna la cui vita sta per cambiare per sempre è la sua migliore amica. } Certo che ce la fai! { Replica all’arrendevole commento della Sorella: capisce la situazione e proprio non sa come si sarebbe comportata lei al posto di Roseline. Cerca quindi di trasmetterle tutto il suo amore, lasciando che la sua mancina venga stretta nella morsa micidiale della Magistra degli Spiriti } Cerridwen è con te, la Madre non lascia mai le sue Figlie sole { Non è la Giusta il volto che la fanciulla segue, eppure in questo momento il suo ventre gravido la accomuna totalmente alla Signora della Guerra, per questo Roseline deve lottare. Non l’abbandona la diciannovenne, chiudendo gli occhi e lasciandosi pervadere dal calore della Dea: ardenti fiamme invisibili abbracciano l’esile figura rosso vestita, la quale non può che pregare la Madre. }


MITRHIL {[ Sala Visite]} )O( { Non c’è spazio per gli spiriti, non dove è la vita a reclamare altra vita. La luce della stellina riprende a brillare di un bagliore puro, luminoso, non ci saranno zone d’ombra questa notte. Nulla che possa impedire od ostacolare quel momento prezioso per ogni donna. [//Luce di stella lvl 5] } Ascoltami Rose… concentrati sulla mia voce, la bambina sta nascendo più ti irrigidisci e più le farai del male. Coraggio ci sono io con te. Non ti lascio da sola… Spingi tesoro, spingi con tutte le forze che hai. { Deve scuoterla,deve darla la sicurezza e il coraggio di cui necessita per superare quell’ultima barriera. [//Infondere sensazioni lvl 5] Con un urlo Rose cerca di obbedire a Mitrhil, la testa della bambina è già fuori dall'utero, un ciuffetto di capelli scuri impiastricciati di sangue e placenta spiccherebbe sul capo rosa. La Stella dell’Alba rimarrebbe per un momento ad osservare quella vita che a fatica cercherebbe di prendere il proprio posto in questo mondo. Arcua un momento il sopraciglio nel notare le piccole orecchie di un colore tendenzialmente al blu. Dopo le ali del cigno e la coda della piccola tigre, le orecchie di questa bambina sono la cosa più normale che le è capitata di vedere. Accovacciata davanti alla sorella, per agevolarla e aiutarla in quell’ultimo passaggio, penetrerebbe dolcemente con la mano nella sua intimità afferrando le piccole spalle della bambina. Di nuovo la sua voce dolce, come solo l'intervento della Bianca Signora può renderla, con decisione incalzerebbe nuovamente.[//Volonta lvl 3 – Sangue freddo lvl 5] } Avanti Roseline, un piccolo sforzo, è l’ultimo te lo prometto e tra poco stringerai tra le braccia il dono più prezioso che la Dea potrà mai farti! Spingi alla prossima contrazione! Anche la terra arida dopo l'inverno è pronta a donare il suo germoglio! { Le spalle sarebbero fuori, con un'altra spinta anche il busto e le gambine, molto più strette della testa, verrebbero espulsi con molta più facilità dall'alcova in cui la creatura ha soggiornato per nove mesi. } Inwe, prepara i teli puliti per accogliere questa nuova creatura della Dea, e portami l’athame! { Secco e chiaro il comando all’iniziata. E’ pronta anche Mitrhil ad accogliere quella bambina. Ormai è solo questioni di attimi perché possa recidere il legame fisico tra madre e figlio. }


ROSELINE { Sala visite }{ FU }{ Ci sono spettri che inseguono l'odore del fu Bianco, spettri che si stringono al capezzale della Magistra, spettri che vagano attorno a lei, in attesa. Eppure, quando la luce della Stella diventa più forte, quelle anime si ritraggono, andandosi a nascondere negli angoli. Non è il loro momento questo, e se ne rendono conto. Con la coda tra le gambe, uggiolanti, si stringo l'uno all'altro, arretrando, eppure continuando a covare con gli occhi la figlia dell'Inverno. La forza di Mitrhil la investe e la avvolge, le dona coraggio e le offre un altro appiglio cui aggrapparsi. Sa che la Stella farà tutto il necessario affinchè il tutto si concluda in fretta e nel migliore dei modi. Una vocina all'interno della sua mente le ricorda che anche Inwe e lì, a dispetto del morbo che le ha passato. Una ventata di gratitudine le dona nuove energie, e al contempo fa appello a tutte le sue forze pur di non cedere sotto il peso della malattia e del dolore [volontà +3] Non lascia la presa di Elysiane e, avvolta dalla luce della Bianca, si lascia trasportare dall'ultima contrazione, spingendo con foga mentre l'ennesimo grido straziante le esce dal petto. Più che una madre sembra una delle Erinni, madida di sudore, coi capelli incollati al viso, quasi fosse annegata }


INWE [Sala visite] Sono gli ultimi, fatidici istanti: Roseline riesce a spingere come deve, e la piccola è sul punto di lasciare il mondo in cui è stata accolta per mesi e mesi per entrare in quello di tutte loro. È un momento talmente colmo d'emozione da cancellare per qualche secondo la generale sensazione di malessere dell'Iniziata, che se potesse resterebbe imbambolata ad osservare compiersi il miracolo della Vita. Ma la voce di Mitrhil la richiama ai propri doveri, e s'affretta come può a recuperare i teli puliti per avvolgere la neonata e l'athame sterilizzato, che andrebbe a porgere alla Stella: è uno dei momenti rituali di cui Arshal le ha parlato, in cui il valore della lama è di gran lunga superiore a quello che si potrebbe pensare. Attende col fiato sospeso, il panno fra le mani pronto, nel suo candore, ad accogliere la nuova creatura della Dea.


ELYSIANE { . Sala Visite . } ° { Non ha altri compiti se non quello di stringere la mano alla partoriente e supportarla dal punto di vista emotivo. Le iridi verdi scivolano sulla figura di Roseline, oramai visibilmente stanca e madida di sudore: affronta la fatica del parto in concomitanza con la malattia e questo la rende agli occhi di Elysiane una vera guerriera. Vorrebbe abbracciarla e prendersi cura di lei, eppure deve lasciarla libera di muoversi e di spingere come la Stella dell’Alba le ha detto di fare. La diciannovenne osserva i movimenti sicuri di Mitrhil e non può non pregare la Vergine per la prima volta dopo aver abbandonato l’abito verde. Quell’istante risplende della Sua Luce e non v’è altro se non la consapevolezza di una


MITRHIL {[ Sala visite ]} )O( { Ecco che la figlia della terra lascia del tutto il suo caldo e accogliente nido per ritrovarsi tra le mani amorevoli della Stella dell’Alba, la quale osserva il minuscolo corpicino della bambina osservandone la perfezione, a parte ovviamente le orecchie blu che avrà modo e tempo per affrontare anche quel piccolo inconveniente. Ora c’è spazio solo per la commozione. Trabocca il suo cuore di una gioia convulsa, difficile da sostenere per chi è dentro la Luce della Vergine Fanciulla. Non c’è magia più esplosiva di questa. Il momento in cui la vita si manifesta in tutta la sua potenza. Calde lacrime solcano le gote appena impallidite. La stella dell’Alba afferra l’athame che Inwe le porge con la mano destra, mentre terrà la piccina distesa sul proprio avambraccio sinistro, così che, con un taglio deciso, reciderebbe il legame fisico che la terrebbe ancorata a sua madre. E’ in quel momento che il pianto di frustrazione della bambina dovrebbe riempire la stanza. Con la testa rivolta verso il basso lascerà svuotare i polmoni della piccina che bruceranno certamente al primo respiro. L’avvolge nei teli puliti e caldi pulendola dal sangue e dalla placenta. } Elysiane per favore… affacciati fuori dalla stanza delle visite, è probabile che ci sia il papà in trepida attesa di questa meravigliosa bambina. { La Stella si alza e con la bambina tra le braccia, che piange riempiendo per la prima volta i suoi polmoni d’aria, la porge alla neo mamma mettendogliela sul seno perché possa creare subito il legame con lei. } Ecco la tua piccina,sei stata bravissima Roseline! { La lascia tra le sue braccia a conoscersi finalmente, mentre lei tornerà ad occuparsi di Rose per le ultime operazioni affinché possa espellere ogni residuo di quella sostanza che ha protetto la piccola durante la lunga gestazione. Quando ogni minima traccia di ciò che ora non è più necessario verrà espulso, la Stella dell’Alba disinfetterebbe le piccole ferite che la dilatazione ha provocato, con un piccolo pezzo di tessuto impregnato di olio di achillea, facendo ben attenzione che esso penetri nelle piccole lacerazioni. [//Conoscenze naturali lvl 3] } Inwe, te la senti di farle il primo bagnetto? { Tenere una vita appena nata in braccio può dare l’esatta emozione che lei prova ad essere figlia della Vergine Fanciulla. }


HAYNES { . Sala Visite . } ° { Oscurità: è da lì che si viene. E probabilmente è anche dove si torna, eppure questo lei non può saperlo. Lei, la figlia di una Sacerdotessa del Vespro, la Vita dentro la Morte, l’unico Dono che Roseline non si sarebbe mai aspettata di ricevere. La creatura esce fuori dal corpo della Magistra aiutata dalle sapienti mani della Stella dell’Alba, la prima a potersi godere lo spettacolo di una nuova vita che comincia: le piccole manine già permettono alle dita di muoversi ed esse giocano istintivamente con l’aere circostante, con il quale la bambina deve ancora prendere confidenza; il liquido materno non rende giustizia all’oro dei ciuffetti che ricoprono timidamente la testolina nivea, del medesimo colore dell’incarnato tutto, candido come la neve, della quale la bimba ricorda anche la soffice consistenza. Il corpicino nudo rievoca senz’altro la perfezione: nonostante siano ovviamente corte, le membra sono proporzionate al busto e nell’insieme ella assomiglia ad una piccola, paffuta e bellissima adulta. All’interno delle orecchie leggermente blu arriva il vociare di chi le sta intorno ed ella, scombussolata dal repentino cambio di locazione e dalla confusione inspiegabile, non può non palesare il suo disappunto al mondo intero, spalancando le labbra sottili e facendo udire la squillante voce singhiozzante. I singulti proseguono quando Mitrhil recide l’ultimo residuo del contatto fisico fra la piccola e sua madre, decretando il principio della sua esistenza da entità autonoma. Principio che comincia con lo sfregare del panno ruvido sulla pelle ancora sporca } Ueeeeeeegh { Grida ancora, serrando le dita minuscole in due pugni poco minacciosi ma già capaci di percuotere l’aria con fare di sfida. Solo quando si trova fra le braccia magre di colei che l’ha generata, le labbra sembrano propense a chiudersi; con un movimento che le riesce del tutto naturale, si raggomitolerebbe nell’incavo tra la spalla destra e il collo di Roseline, mendicando protezione e calore. Il contatto fisico con la Sacerdotessa del Vespro ha effetti benefici sulla bambina, la quale sbatte le palpebre convulsamente prima di fissare gli occhi materni con i suoi, limpidi, grandi e blu come il mare. }


FEHRER [Tempio | Navata Centrale] Ostacoli spigolosi e frastagliati impediscono al fiato di scivolare degnamente fra il palato e la gola, coagulandosi in boccate troppo ampie perché lui sia in grado di incanalarlo nei polmoni e d'espellerlo poi dal petto nella maniera che più s'addice ai mortali. Quando la giovane Ancella varca l'uscita della Sala Visite, all'uomo dei ghiacci non occorre alcuna spiegazione per conoscere le sorti della battaglia, quella vera, tenutasi qualche metro più in là. No, non v'è necessità di parole, dacché i gemiti, prima, e le urla dirompenti, poi, della creatura con la quale divide il sangue, l'han richiamato all'attenzione estrema, mitigando quell'evidente senso d'angoscia lasciandogli in dote un'eterogenea accozzaglia di timore e di passione. Di commozione. E' come riaversi da un lungo sogno. Non un infido, tormentato incubo; l'estasi del dormiveglia, affrancata dalla certezza d'un qualcosa che fino ad alcuni cicli di lune addietro pareva irrealizzabile. Ha brancolato nel buio della sua assenza. Arrancando sulle impervie ascese della sua mancanza. In ginocchio, spossato dalla solitudine. Ma ora s'è alzato, respirando l'eco intatta della voce fragile e cristallina della bimba. E' meccanico il suo batter le mani sulle vesti logore, scuotendo la polvere del tempo, e del tempo servendosi, per farsi forza. Lava le ferite passate con stille di lacrime che non conosce né conoscerà nessuno, ricacciandole indietro grossomodo quando il primo, pesante, lento passo si tende in direzione dell'ingresso. Cerca Roseline. Nella luce bianca della prima stella, lei che, di glifi dalle anacronistiche punte, uno ne possiede, differente e nero. E, lungo i sentieri dell'anima, le si fa incontro, spuntando sulla soglia con la pachidermica e proverbiale rimostranza che accomunerebbe in questo momento ciascun neo-padre. Dèi. Del cielo e della terra. Non è facilmente descrivibile l'amalgama di sensazioni che affligge ora il nostro, che in un sol colpo, qual buon scellerato e totalmente privo di buona grazia verso se stesso, si ritrova a capo d'una famiglia estesa a un membro nei quali occhi immergersi è già di per sé un miracolo; torna a fare i conti con l'Animorph; e s'avvede delle stranezze d'entrambe, nelle vesti di quelle orecchie blu che paiono dimenticanze d'uno sbadato pittore ch'abbia avuto fretta di terminare il suo idillio. Cerca di raggiungerle, scambiando uno sguardo soltanto con Mitrhil, alla quale va silente il gesto riconoscente di chi è consapevole di come siano andate le cose, e con Inwe, poiché il vecchio Alfiere raramente dimentica la cortesia e le buone maniere. Per il resto, e a ragione, e scusate se è poco, egli non ha occhi che per loro. Che l'accolgono circondate dalla luminescenza che parrebbe voler a tutti i costi richiamare il tocco della Dea, tessitrice del dono dell'uno e dell'altra. Sceglie di sorvolare. Sceglie di non farsi domande. Non ancora, almeno. E sceglie di posarsi sul lato del giaciglio, piegando le gambe perché il volto si faccia prossimo a quello della Magistra e, di conseguenza, a quello di sua figlia. ''Grazie.'' La voce profonda un tripudio di melodie sfasate, dal sapore della più pura fra le emozioni e della certezza secondo la quale le lacrime non stentino a ridestarsi dal loro sonno.


ROSELINE { Sala visite }{ FU }{ E' uno strappo. Un taglio. Vetro che si rompe, specchio che va in frantumi. Sembra durare secoli, e poi essere rapido come un battito di ciglia. L'ultimo singhiozzo della madre accompagna il primo della figlia, che gridando come un'aquila viene al mondo. Perfetta. Certo, orecchie blu a parte. Trema, la Magistra. Trema nella sua luminescenza azzurrina, frutto dell'incanto di Arshal. Ma adesso, a dispetto della malattia, a dispetto della stanchezza, è la luce radiosa di una madre a tingerle il volto, sorvolando sui tratti stanchi e stropicciati. E quando Mitrhil le posa la bambina sul petto, in quel preciso istante, dimentica tutto. Ogni cosa scompare, cancellata prepotentemente dal silenzio soddisfatto della bambina che si annida tra il suo collo e la sua spalla, minuscola come un cristallo di neve. La mutaforma andrebbe a cingerla con un braccio ossuto, poggiandole una mano dietro la testolina ancora umida, lì dove fanno bella mostra di sè ciuffetti che rimandano al biondo sporco del padre e non al suo argento luminoso. Padre. Già, padre. Eppure non ha il tempo di chiedersi dove sia, perchè è in quel momento che compare sulla soglia, circondato da spettri che tornano alla loro Signora. Lo guarda a lungo, in silenzio, tenendo la bimba al seno così come farebbe una leonessa col suo cucciolo. Proprio non ce la fa. Rabbia, rancore, confusione si mescolano alla felicità senza fine che la pervade. Non ha abbastanza forze per urlargli contro. In realtà non lo desidera neppure. Non adesso. Ogni muscolo è scosso da fremiti che entrano in netto contrasto con la pelle rovente di febbre; potrà notare il fu Nero che anche la sua compagna esibisce - oltre la bizzarra luminosità - due belle orecchie blu. E' un istante: si drizza sulla schiena e volta il capo oltre la sponda del letto, scossa dall'ennesimo conato. Peccato che non abbia più niente da vomitare. Ricade dunque stancamente sui cuscini, madida di sudore, il volto invaso da ciocche biondissime. Non ci sono fiori tra i capelli, oggi. L'unico fiore lo tiene adesso tra le braccia, il più bello e prezioso di tutti. Non fa nulla per impedirgli di avvicinarsi, di sedersi. Certo non sfuggiranno ai suoi occhi sempre attenti il colorito malsano della sua pelle, le labbra secche e morse a sangue, gli zigomi in bella mostra sotto la pelle tirata. Non è certo l'aspetto florido di una neo mamma. Ecco. Ora è lì. Sono lì. E sono in tre. ''Grazie'' dice lui. Dea, la tua provvidenza è davvero infinita. Che il morbo sia giunto per sottrarle le forze necessarie a strangolarlo? } Sei tornato. { solo questo, in principio, accompagnato da uno sguardo severo e dalla linea dura e diritta della bocca. ''Mi sei mancato'' Vorrebbe dirglielo. Lo pensa con forza. Lo grida lo spirito. Tuttavia tace, per ora. Ci sarà il tempo. Ci sarà il modo. Continua a fissarlo, per poi abbassare gli occhi sul capo della bambina, e nuovamente tornare su di lui. Un chiaro invito }


MITRHIL {[ Sala visite ]} )O( { Se Roseline è stremata lei non è da meno, far partorire le sorelle del vespro è sempre un’impresa. Sorride dolcemente mentre prepara la culletta con lenzuola fresche e una copertina bianca con ricamato sopra il simbolo della Triade. E’davvero spossata e ora le preme solamente di sistemare portare alla magistra degli spiriti una camicia di lino pulita e spostarla su di un letto altrettanto pulito così che la neo famiglia possa finalmente avere un po’di intimità. Osserva Inwe e l’incarnato pallido, pur essendo concentrata sul parto non le sono sfuggiti i conati della ragazza. Afferra un sacchettino di lino ben custodito dalla dispensa. } Fanne un infuso è una radice di zenzero, aggiungi la buccia del limone e fai bollire, cercheranno di attenuare i conati. Cercheremo in seguito di capire quale infezione vi ha colpito. Vai a riposarti ora cara… sei stremata anche tu! { Si rivolge alla neo famiglia e specialmente all’uomo. } Non fatela affaticare troppo… ha bisogno di riposarsi! { E’ preoccupata anche per la salute di Roseline che sembra soffrire degli stessi sintomi di Inwe. Dà istruzioni a Rois perché le somministri anche a lei lo stesso infuso che ha dato all’iniziata. Si avvicina al capezzale del letto guardando il quadretto familiare perfetto se non fosse per quella vaga luminescenza blu e le orecchie della bambina. } Che Arianrhod vegli su di te e la tua bambina questa notte e i giorni futuri! { Un cenno cortese e gentile verso Fehrer ritirandosi finalmente nella propria stanza. }


INWE [Sala visite] Ed ecco la meravigliosamente perfetta creatura passare per le mani amorevoli ed esperte di Mitrhil, prima di trovare il proprio posto in seno alla madre: sul volto dell'Iniziata è sorto un sorriso commosso, carico d'emozione, e non s'impegna neppure a nasconderlo. Perché dovrebbe, in fin dei conti? Una nuova vita ha visto la luce, un nuovo miracolo si è compiuto per il volere della Dea: sarebbe sciocco non riconoscerlo e dargli il giusto valore. Ogni cosa è passata in secondo piano dinanzi allo spettacolo di Roseline e della sua primogenita, dalla nausea alla velata preoccupazione per quelle orecchie blu che anche lei non ha potuto fare a meno di notare: non sa di averle scarlatte, lei, e che sono il segno che la malattia ha colpito. Mitrhil non sembra essere particolarmente preoccupata, e l'Iniziata neppure cede in tali pensieri. Annuisce alla proposta della Stella, deglutendo e tentando di riappropriarsi della solita tranquillità: aspetterebbe tuttavia che si consumi l'eterno momento della conoscenza fra madre e figlia, prima di avvicinarsi cautamente alla neomamma e allungare le braccia verso di lei, così che vi lasci la piccina. Ma prima, una carezza lieve andrebbe a posarsi sul capo biondissimo della Magistra: “Congratulazioni, mia cara” mormorerebbe a bassa voce, gli occhi carichi di gioia e gratitudine per aver potuto assistere ad un simile spettacolo, prima di compiere lo stesso gesto sul capo della neonata. “Che la Dea ti protegga sempre, piccina”. È lì, all'arrivo di Fehrer nella stanza, e subito si fa da parte, desiderosa lasciare alla famiglia l'intimità fondamentale in un momento come quello. S'allontana di qualche passo, incrociando l'Alfiere e sorridendo anche a lui con la gioia pura e semplice di chi sa d'aver assistito ad un miracolo. Tuttavia, il momento di pace dura ben poco: la nausea che l'arrivo della bambina aveva fatto passare in secondo piano torna a presentarsi con prepotenza ancora maggiore di prima, e stavolta no, non potrà trattenerla. Guarderebbe Mitrhil senza parlare, ma gli occhi lucidi di febbre saranno eloquenti a sufficienza. Il volto è cereo, imperlato di sudore, tuttavia non si scompone, almeno non subito: preso il sacchetto che la Stella prontamente le porge, s'avvia come può verso la porta, afferrando all'ultimo secondo uno dei catini di cui la sala è ben dotata, e sparirà dietro quel legno. Un momento tanto speciale non può essere rovinato così, nossignore.
[Modificato da Mitrhil 27/10/2014 23:35]




"Non è possibile suonare senza uno strumento Mitrhil e io ti ho scelta per far risuonare il mio volere tra i mortali. Fai che la tua voce sia la mia melodia nel parlare, che i tuoi gesti siano armonia e che tutta te stessa sia il mio canto. Tu sei la mia Stella Mitrhil, ed io sarò con te in ogni tuo passo"

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Luna Nera
Albosa ad honorem
04/11/2014 03:43
 
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avevo dimenticato di inserire il prosieguo in automastering ;)


FEHRER [Tempio | Sala Visite] Tolto il colore delle orecchie - che l'uomo dei ghiacci, riposta la sua cieca fiducia nella Dea, accetta pur con un sospiro di mesta rassegnazione nei confronti delle stranezze dell'Isola delle Mele -, la bambina pare essere in salute e giusto avvinta dal sonno. Non ha l'esperienza della levatrice, ma la linea precisa della catena d'ossa che l'indice della mancina segue con la curiosità di un infante che scopra il suo gioco preferito, suggerisce la perfezione dello stato interiore della Leoncina, alla quale il papà, cessata l'opera di studio che affonda le radici non nella maniacale, spasmodica volontà di sapere, quanto più nella ricerca di scoprirla, e così di scoprirsi, dedica una carezza sulla testolina, sorridendo al contatto col ciuffo biondo di quella che diverrà indubbiamente la criniera d'una belva. Come lui. E come la madre. Egli è perduto. Uno non può dirsi smarrito fin quando non giunge alla consapevolezza d'avere fra le braccia il frutto del sangue mescolato al sangue. L'ama. Di già. L'ama come non ha saputo fare mai. Con una nuova coscienza del prima, investito dalla devozione per la compagna, e un nuovo senso del poi, dacché gli occhi che solleva dal minuscolo fagotto, e che rivolge alla fautrice di tale miracolo, sono ricolmi dell'amalgama di sensazioni che ha nutrito per lei la prima volta che l'ha vista. Ci sono cuori satelliti. Orbite di Stelle che non perderanno mai la loro gravità. Loro sono due di quei cuori e, mai cessando d'orbitare, hanno generato La stella. Il gesto di Roseline è fin troppo esplicativo: il vecchio Alfiere l'asseconda, rispondendovi con altrettanta eloquenza nell'istante in cui, stretto un'ultima volta sul petto il fascio minuto di nervi che respira quieto, s'inclina verso di lei, depositando fra le braccia altrui la meta degna di tanta fatica e tanto dolore. Lui la guiderà come potrà. Muovendole le mani, se sarà stanca; indicandole la posizione corretta, se mancherà di raggiungerla; sfiorandola assorto, senza stancarla più del dovuto. Accennando una premura che, osservando il Colosso, nessuno potrebbe attendersi. Non s'allontanerà però troppo dalle due: poserà un ginocchio in terra, prossimo alle spalle della giovane, e con la mano più vicina dispenserà carezze delicate prima all'una, poi all'altra, schiudendo le labbra per ribattere alla domanda dell'Ancella. ''E' un vecchio, vecchissimo insediamento dell'Armrinn da cui provengo. Prese il nome da un'antica leggenda che ciascun bambino del mio Nord conosce. Vuoi sentirla?'' le lascia libera scelta, sì, concedendosi soltanto adesso di Vederla, stremata dal parto e, non ha dubbi, dall'angoscia. La sua, medesima. Ma non è il momento. Non ora. Non così, e non col biancospino fra loro, a suggellare un patto d'amore. Poggia il gomito sulle coperte, avvicinandole la mano perché gli occhi di lei non abbiano dubbi: gliela sta tendendo piano, desideroso che le dita s'intreccino come allora. ''Ascolto le tue proposte.''



ROSELINE { Sala visite }{ FU }{ A stento tiene gli occhi aperti. C'è una nebbia incolore, simile a quella che avvolge l'isola, a macchiarle le iridi. Eppure, nell'osservare con quanto amore l'uomo dei ghiacci scruti il corpo della loro piccola guerriera, riesce a trovare un po' di sollievo, e una punta di ristoro. Nella folle solitudine degli ultimi mesi il pensiero malsano di essere stata abbandonata per via della bambina l'ha visitata spesso, insinuandosi strisciante nella sua mente e torturandola come un tarlo. Quella paura è svanita, adesso. Evaporata come neve al sole. Pure un cieco vedrebbe che c'è amore negli occhi del fu Alfiere. Bastasse questo a risolvere le cose, ma no. No. La domanda aleggia muta sulle loro teste ''Dove sei stato?'' e ancora di più ''Perchè mi hai lasciata?'' Oh, se sapesse. Se sapesse. Neppure i dolori del parto la placherebbero probabilmente. Il morbo non servirebbe ad arrestarla. La luce che la circonda intanto va a poco a poco sbiadendosi, si fa più tenue, come la stella che dopo aver brillato viva e forte viene abbandonata dal potere della Dea. Sceglie di tacere, complice la stanchezza, complice la presenza di quel perfetto, piccolo fiore. Prenderebbe un'altra sorsata di quella tisana, per poi poggiare la tazza sul comodino accanto, con un gesto lento, affaticato. Anche il più banale dei movimenti le provoca fritte e affaticamento. Cerca l'aria con la bocca, improvvisamente impossibilitata ad afferrarla. Spalanca le labbra, divorando con foga il vuoto attorno a sè, cercando di veicolare ossigeno nei polmoni. E' come se un nodo le stringesse la gola, un collare di ferro incandescente impossibile da spezzare. Tossisce, ancora più pallida, ancora più debilitata, ma ancora fermamente decisa a tenere sua figlia tra le braccia. Passata la crisi respiratoria lascerà infatti che lo Scandinavo la depositi nuovamente sul suo petto, e lei le poserà una mano rinsecchita sulla schiena morbida ed intatta } E' così piccola { sussurra piano, la voce che è poco più che un rantolo misero, più vicino alla morte degli spettri che la circondano che alla vita di sua figlia. Ruoterebbe impercettibilmente la testa, cercando lo sguardo del suo compagno e al contempo battendo le palpebre con foga, quasi non riuscisse a distinguerlo come si deve } Sono malata, Fehrer. { parla piano. Si vede che le costa molta fatica. Si vede che non ha nessuna intenzione di tacere } Il primo sintomo sono state queste assurde orecchie blu. Poi non ha fatto che peggiorare { prende fiato, per poi proseguire in un mormorio leggerissimo } Il mio sangue è infetto. E temo che lo sia anche il sangue di nostra figlia { Non è dolore fisico quello che emerge adesso. E' una sofferenza più dura, più crudele, un'angoscia che la dilania } E credo che anche tu adesso sarai colpito dal morbo { Vorrebbe sparire. Sprofondare in una voragine per non fare più male a coloro che ama. Ma non può nemmeno alzarsi, figuriamoci fuggire } Arshal ha provato a curarmi, ma neppure il potere di Cerridwen ha migliorato le mie condizioni { Ha solo ritardato gli effetti, ma questo lei non può saperlo. L'unica cosa che sa è che ogni minuto che passa va sempre peggio. Si agita di nuovo, ancora una volta incapace di prendere aria e tuttavia restia a dar vita anche al più minimo colpo di tosse, rifiutandosi di creare altro disturbo alla bambina [volontà ferrea 3] Chiude gli occhi, offrendo al suo uomo un intreccio delicato di dita ossute, arrivando in silenzio lì dove lui la conduce } Non volevo pensarci, senza te al mio fianco { Spiega, ed è chiaro si riferisca al nome della bambina } Raccontami la tua storia, ti prego. { Bisbiglia. Difficile percepire la sua voce, ormai }



FEHRER [Tempio | Sala Visite] Non scompare l'espressione. Permane la serenità di poc'anzi: è questo l'effetto che ha dato lui, stringendola e stringendosi alla bambina? Tenerezza. Passione. Protezione. Quattro braccia forti e tenaci ti difendono, Leoncina. Non esistono minacce in grado di tangerti. Le mute domande non sono recepite. O meglio: non vuole recepirle. Emotivamente coinvolto da tutto ciò che lo circonda, che lascia sbiadire i luoghi comuni delle vocali prive dei punti e delle consonanti peccanti dei trattini. Solo, si preoccupa delle condizioni di Roseline, ruotando meccanicamente il capo perché lo sguardo vada alla ricerca silenziosa d'una figura che non è più nella stanza. Mitrhil non sembrava preoccupata. Che sia questo il dolore unico d'un parto non gli è dato sapere, tanto capace con le armi quanto totalmente mancante con la salute e le condizioni degli individui. Cerca di facilitarle la spasmodica ricerca di fiato sollevandole la testa, insinuando una mano fra le pelli dei cuscini e la nuca altrui, non prima d'averle nuovamente scostato i capelli dalla fronte madida di sudore. E' pallida. Molto pallida. Ed è calda. Molto calda. E quelle orecchie sono blu. Molto blu. Dono per la bimba, che oltre a ereditarne la bella forma, alla quale l'uomo dei ghiacci dedica un primo contatto di dita, ne ha copiato il colore. Il sorriso si congela sul volto, e gli occhi, già pronti a sondare per l'ennesima volta l'intera, piccola figura del fiore, corrono sulla Magistra, allarmati. C'è una luce diversa fra fronte e naso del Fantasma Nero: la luce di chi si trova ad affrontare un nemico impossibile da scongiurare mediante l'abilità fisica e l'acciaio. La luce di chi non può preservare la propria famiglia attraverso le abilità che meglio gli si confanno. La luce di chi, inizialmente, brancola nel buio, incapace di stabilire quanto sia seria l'entità della malattia prospettata dalla giovane Animorph, che parrebbe estendersi al sangue del suo sangue. Scruta con differente attenzione le orecchie di entrambe, valutandole con la criticità di chi ora comprende che non sia fattura divina, e imbriglia nello sguardo la scia bluastra che diviene via via più eterea, cercando un nesso che si presti all'associazione di idee più difficile che potesse capitargli stanotte. Stanotte che è poco lucido. Stanotte che è perduto. Nella notte in cui tenta di serbare ogni goccia di fermezza che vorrebbe scivolargli via dalla mente [Volontà I]. ''Che cos'hai, Rose? E come è successo?'' Tutti i malanni hanno un inizio. Un ceppo di partenza. Un morbo di diffusione. O il Tempio è il covo di questo guaio, o la Provvidenza sogghigna in un angolo, pronta a riprendersi immediatamente il suo dono più bello. Nonostante le miriadi di congetture, di angoscia, di timore, di rabbia, perfino; nonostante tutto, le parole fuoriescono dalle labbra col tocco d'una voce che riesce a centellinarle un per una, per non macchiarne la profondità e la sicurezza che soltanto lui può e deve infonderle. Soltanto lui. E nessun altro. Si solleva lentamente, poggiando la punta del piede e non più il ginocchio in terra, e le si fa maggiormente prossimo, rinvigorito da quella presa che l'Ancella accetta. Incastra le dita nelle sue. Come la prima volta. E come allora, avvertendo un brivido. Non è un problema. Nulla è inguaribile. E, se lei ha ragione, e il virus già s'è fatto beffe del suo sistema immunitario, non ha più alcun senso cercare una distanza che comunque non desidera. Mal che vada le orecchie prenderanno a cambiare colore in diretta. Non avrà il candore di Arianrhod; non le braci di Cerridwen; e neppure la saggezza di Rhiannon. Ma le sensazioni che lui può infonderle, pur non incrociandosi a metà strada fra le cervella e il tatuaggio d'una stella, son quelle d'un uomo che è perdutamente innamorato della sua donna. E che le sorride nuovamente, ora che il male paventato è vicino, imminente. ''Ehi, ehi...'' Cerca di accostare il viso al suo, e di poggiare le labbra sulla fronte femminile, piano. ''Passerà tutto. Vedrai. Ora ci sono io. Starete bene. Staremo bene.'' E' convinto di ciò. Non ha bisogno di maschere nordiche per trincerarsi dietro al piacere d'una menzogna. No, è placido. Il sangue scorre freddo senza che lui vi mescoli mendacia Con tutta la volontà di distrarla, infine, asseconda la sua richiesta, facendosi carico dei suoi ultimi sussurri. ''La leggenda narra di una Regina d'Inverno che, durante le bufere, viaggia su una slitta trainata da cavalli bianchi, seminando tutt'intorno schegge di ghiaccio. Chiunque venga colpito da una di esse, è perduto. Niente potrà renderlo felice quanto la sensazione di provare la devozione di quella prima volta.'' Non è necessario spiegare le metafore. La pausa che sceglie di compiere, dunque, nasce perché le colga da sé. ''Tu non desideri non desiderare, Rose. Ci sono tante cose da desiderare. C'è un nome da trovarle. E un mondo intero di sogni da realizzare. Io e te. E lei. Noi tre.''



ROSELINE { Sala visite }{ FU }{ Pensare che ha tentato di annegare quella bambina nel suo stesso sangue. Pensare che ha bevuto un infuso, convinta che sarebbe servito ad ucciderla. Pensare che ha attraversato il lago per ottenere quelle erbe. Ora, si maledice. maledice la propria paura la propria superbia. E' stata una stupida a credere che, strappandosi dal grembo quella meravigliosa e splendida creatura, avrebbe vinto la crudeltà della Dea. Ha peccato di superbia. Che ne stia pagando le conseguenze, ora? O che sia la punizione della Vecchia che cala su una sua figlia che ha osato amare. Il primo figlio di Hagall è morto, come è morto il suo compagno. Non ci fu misericordia. Perchè dovrebbe essercene per lei, dopotutto? La presa sulla mano di Fehrer si fa - per quanto possibile - più forte. Non vuole perderlo. E sa già che se dovesse accadere qualcosa alla bambina, perderebbe definitivamente il senno. Lo sa, lo sa con la lungimiranza di una donna che se fino al giorno prima era poco più che una fanciulla, adesso è una Madre. Arde, intanto. La pelle le brucia come se fosse carbone, pur conservando un pallore simile a quello dei cadaveri; respira a fatica, il petto si alza e s'abbassa senza ritmo, privo di qualsiasi regolarità. Lascia che lui accosti il suo viso, ed è con il corpo teso spasmodicamente che riceve quel bacio leggero, ogni fibra e ogni nervo proteso verso il corpo del fu Alfiere. Le sue parole la rassicurano. Arrivano là dove le parole della Stella bianca non sono arrivate, arrogandosi il diritto di portare speranza lì dove neppure la luce dell'alba è riuscita rischiarare le tenebre } Oh, è tutto così assurdo. { sussurra con voce roca } Ricordo come se fosse un sogno. Un sogno stranissimo. Ho attraversato il lago per cercarti, e una volta oltrepassate le nebbie mi ha preso una strana malia... Mi ero convinta di dover convertire tutta la terraferma al culto della Triade, e recavo in dono delle erbe sacre. Poi mi sono venuti incontro delle bestie strane, degli unicorni che... Ah, lascia perdere { tronca il discorso, e per quanto flebile possa risultare la voce l'uomo potrà avvertire in essa un moto di stizza. E' talmente strano che non vale nemmeno la pena di raccontarlo. La prenderebbe per matta, sicuramente. Si riduce al silenzio, posando un bacio leggero sulla testa della Leoncina ancora dormiente, ascoltando il racconto che l'uomo dei ghiacci intesse per lei. Le labbra si incurvano un poco verso l'alto, in un sorriso che non è altro il riflesso smorzato di quelli che è solita rivolgere a lui e a lui soltanto } E' una bella storia, amore mio. { Le sue parole la riportano indietro nel tempo. A quando lui mise piede nel Tempio trovando lei, nascosta da un velo nero. Gli donò un fiore, e lui promise di tornare. Da allora, lo amò. Nel modo più incredibile e inaspettato. } Ho sempre pensato che tu fossi la tentazione da rifuggire. La mia prova. La mia caduta. Eppure la Nera Signora che io servo ha preso con sè l'Abietto, e questo t'ha condotto da me. Sembra ieri. Sembra una vita fa { Una vita fa, si, e molte altre ancora. } Mettila nella culla { dice, indicando con un cenno del capo la culletta preparata giorni prima, posta accanto al letto } E stenditi accanto a me { Non è ordine. E' una richiesta accorata, che nasce da un bisogno più bruciante della febbre. La luce che la circonda va spegnendosi ormai del tutto sostituita da un colorito che va facendosi via via bluastro } C'erano uomini che adoravano il sole, una volta. Adoravano il Dio. Le loro donne invece erano figlie della luna e delle stelle. Celebravano la più splendida di esse, durante i loro riti; la chiamavano la stella del Vespro, perchè era la prima a vedersi quando il sole tramontava { parla a fatica, ma ancora una volta decisa a proseguire } Quelle donne erano solite adornarsi i capelli con ghirlande di biancospino. Erano soliti chiamare quei fiori ''Haynes''; erano simbolo di dolce speranza e allo stesso tempo di una forza incontrastabile. { Tace, cercando di attingere aria come un assetato cerca acqua nel deserto } Voglio che nostra figlia sia così. Che abbia in sè il vigore e la dolcezza. { [conoscenze religiose +3] }



FEHRER [Tempio | Sala Visite] Sta ad ascoltarla. Prestandole l'attenzione che merita un sì simile delicato argomento. Il racconto del 'sogno' è a dir poco assurdo, e fa arricciare gli angoli delle labbra dell'uomo dei ghiacci, la cui espressione non è gettata lì per sbeffeggiarla; non si può dire che lui non faccia di tutto per stemperare la tensione, certo, nuovamente, non prodigo di eccessivo impegno per non ridere, e per rimanersene serio, preda di un'espressione inflessibile. No, ride davvero, e lo fa scuotendo il petto, divertito. ''Unicorni? Devi essere impazzita, Rose'' mormora osservandola in tralice, incapace di stabilire se stia scherzando, se ricordi effettivamente questi particolari o se la malattia, giunta a un punto di non ritorno, la faccia delirare a cavallo di affermazioni più o meno intelligenti. Non cerca spiegazioni logiche. Per amor degli dèi, soprattutto di quella dai tre volti che senza fatica s'è conquistata un posto d'onore nel suo personalissimo Pantheon, non approfondirà la questione, facendosi stranamente bastare la prima - ma non per questo più accettabile o veritiera! - versione in merito al contagio. E', con una sola parola, assurdo. Tutto assurdo. Pigliando spunto dall'egregia premessa della stessa Magistra, che ha più, a questo punto, il sapore d'una chiosa che non quello dell'esordio di una narrazione plausibile. La sfotte, tuttavia. Ogni singulto una mera, banalissima sensazione di serenità. Come se il quadro della gioia, in verità afflitto dalla gravità delle condizioni dell'Animorph e dei suoi voli pindarici a cavallo del gemello inetto del raziocinio, di Questa gioia, venisse considerato bastevole per considerare il bicchiere mezzo pieno. C'è lei. C'è la bambina. Ci sono loro. Che importanza hanno delle dannatissime orecchie blu e una storia da tramandare ai nipoti? Ci penseranno poi. L'indomani, probabilmente. Quando le vertigini dell'essersi ritrovati saranno meno violente non defunte. Mai passerà il capogiro che lo coglie ogni qualvolta gli occhi si riflettano nello specchio di quelli suoi -, e le pelli, senza che la febbre c'entri alcunché, bruceranno meno. Si preoccuperanno con dovizia. Ma non adesso. Non adesso che possono riderne su. Poi lei adotta termini differenti. Che lo spiazzano un pochino. Facendolo immergere in una sorta di apparenza parallela. Vede entrambi dall'esterno, impugnando lo sguardo d'una creatura invisibile alle loro percezioni umane. Una creatura del buio e della luce assieme. Gli individui mortali sono case composte da molte stanze, alcune in perpetuo inesplorate, perfino agli stessi proprietari. Lui, ora, ne apre una. ''Non mi avevi mai chiamato così.'' Sebbene la voce profonda non tradisca imbarazzo, sarà lecito per lei avvertirne la danza pigra sulle sponde delle labbra, assai prossimo all'emozione che provano i fanciulli nell'affacciarsi al primo amore. E forse per il Fantasma Nero è così. Padre. E totalmente inesperto. Annuisce piano, senz'altro aggiungere, e separa madre e figlia, stringendo quest'ultima della quale il profumo di vita s'aggrappa alle carni spesse del Nordico tingendone i pori di odori di nascita e ingenuità, sempreché queste ultime abbiano sentore e non siano soltanto quegli arabeschi dorati già di per sé valevoli agli occhi dell'uomo ben più degli affreschi preziosi dei geni che hanno mitigato le tetre spoglie delle cappelle con miriadi di colori differenti. La posa nella culla cortesemente preparata da Mitrhil e, così come ha compiuto con Rose, le bacia la fronte, augurandole silenziosamente sogni celesti. Torna al giaciglio e si siede lentamente, con altrettanta lentezza sfilando la maglia leggera aderente al fisico. E' logora. Logora e vecchia. Non vuole sporcare le coperte o coricarsi al suo fianco così. E poi sono soli. Recepisce ogni significato e, mentre ancora le dà la schiena, dipinta di antiche cicatrici e di lividi violacei, le prime ormai assorbite dalla pelle e i secondi assai più recenti, sorride ancora, prima di stendersi, offrendole un braccio affinché vi posi la testa. Invitandola a stringere le distanze, e a chiudersi entro l'incavo del suo lato scoperto. ''Biancospino. Me ne donasti uno. Quando fosse appassito, lì avrei dovuto tornare da te'' mormora basso, per non svegliare la piccola, e volge la testa, alla ricerca della sua. ''C'è un biancospino nel nostro destino. E io voglio quel che vuoi tu. Credo che nostra figlia abbia un nome.''



ROSELINE { Sala visite }{ FU }{ Lui ride. Ride sul serio. Non tenta neppure di mitigare l'ilarità, facendosi scudo della nordica freddezza che gli ha visto sfoderare fin troppe volte. Muovendo piano le dita strette nel loro intreccio tenterebbe di affondare le unghie nelle dita altrui, così come farebbe se fosse nel corpo felino, così come ha già fatto - in questa e nell'altra forma - } Non ridere! { Lo prenderebbe a pugni, se potesse; decisamente va oltre ogni sua possibilità } Non sono matta... E' successo davvero, me lo ricordo { In troppi le stanno dando della pazza, in questi ultimi giorni. Forse dovrebbe iniziare seriamente a preoccuparsi. Ha così tante cose da raccontargli. Ma non ora, non ora. Ci sarà tempo e modo, una volta che avrà preteso - e ricevuto - ogni spiegazione. } Ed erano rosa, poi. { Borbotta, piccata. Eppure è tutto assurdo quanto vero, che lui voglia crederle o no. Non insiste. Lascia che pure quella questione sia rinviata, aggiungendosi ad una lista piuttosto lunga che racchiude in sè i temi più disparati, e anche i più disperati. Le dita tornerebbero a concedersi con dolcezza alla sua mano, cullandosi in quel giaciglio, l'unico in cui sono solite trovare ristoro } No, non l'avevo mai fatto { Stupita lei stessa, bisbiglia impercettibilmente. Ma non sono forse vere, quelle parole? Forse egli non le appartiene, anima, corpo, cuore e sangue? Non è per lei l'incarnazione del più tenero e allo stesso tempo violento degli amori? Si. E' proprio così. Non scorgerà rossore alcuno sulle gote della donna; non è mai successo, nè mai succederà. Non arrossì quando lui le confessò il suo amore, privandola di ogni quiete e rubandole il sonno. Nè arrossì nel concedersi a lui tra le ombre fitte della Vecchia. Gli appartiene, e lui lo sa. L'ha sempre saputo. Lo sapeva così bene, addirittura, da sbeffeggiarla sbattendole in faccia il suo odioso ed odiato bisogno di lui. Bastardo. L'allontana da lei. Le sue mani accolgono nuovamente il corpicino della bambina, rubandola alla pelle febbricitante della figlia dell'Inverno; sugli occhi le passa un'ombra che va a mischiarsi alle nebbie e alla febbre. Con lo sguardo insegue l'uomo dei ghiacci e, sebbene non tolleri l'averla anche solo a pochi centimetri di distanza, non può che addolcirsi nell'osservare le cure dell'uomo. Un perfetto imbranato, certo, ma pare che tutti i neo papà siano così. L'ha sentito dire. La bimba delle stelle pare quieta, nonostante tutto. E lei darebbe qualsiasi cosa per poterle entrare nei sogni e vedere cosa c'è dentro. Per guardare il mondo con i suoi occhi. Gli spettri si stringono attorno alla culla, fissando la bambina in tralice } Smettetela { sibila con la furia di una gorgone. Che non la sfiorino. Che non la guardino neppure. Non è a loro che appartiene. Alcuni arretrano all'istante, altri restano a fissarla ancora un po'. Una vecchia donna dalla bocca sdentata tende la mano per accarezzarla, per poi bloccare l'arto evanescente a mezz'aria, fulminata dallo sguardo impietoso della Magistra. Ruota leggermente il capo, tentando di vincere la nausea col solo ausilio della forza d'animo [volontà +3] accogliendo la vista dello Scandinavo, della sua pelle chiarissima, della sua schiena martoriata. Tenderebbe le dita sottili verso quei segni, carezzandoli con lentezza. Quelli antichi li conosce tutti. Li ha imparati a memoria, li ha esplorati uno dopo l'altro. Per i più nuovi serra le labbra, richiamandosi tuttavia alla pazienza, aspettando. Lascia che si stenda accanto a lei, rifugiandosi ardente tra le braccia di lui. Potrà sentire il calore che emana la sua pelle, potrà vedere quanto - nonostante la gravidanza - non abbia poi acquistato chissà quali rotondità. Quel poco che aveva conquistato è stato malignamente sequestrato dal morbo, tornato a scavarle il volto come fosse uno spettro di Rhiannon. La fronte andrebbe ad infilarsi tra il collo e la spalla, alcova prediletta, mentre con ambo le mani si aggrapperebbe al petto } Haynes { Mormora ad un passo dalla sua pelle, saggiando quel nome, gustandolo tra le labbra e la punta della lingua } Era nel nostro destino { concorda, per poi rimanere di nuovo a corto d'aria. Solo quando questa sarà tornata a gonfiarle il petto potrà mormorare, con la più tenue delle voci } Mi sei mancato. Non hai idea. { Soffre. Soffre al pensiero delle notti e dei giorni senza di lui. Soffre un po' anche ad ammetterlo. }



FEHRER [Tempio | Sala Visite] E così, ferito - ma anche no - dalle unghie di lei, le scivola al fianco, dedicando un'ultima occhiata alla bimba. Contemplandola, perfino. Senza riuscire a distogliere lo sguardo. E' il sibilo di Roseline a condurlo sul sentiero della realtà, e a paventare la presenza di qualcuno che non siano loro. Aveva dimenticato. Rimossi. Gli spiriti che la seguono offuscandole la vista, obnubilata dalla trasparenza del loro pavido oblio. Non può scorgerli, ma la direzione intrapresa dalla fronte della compagna non ammette dubbi: la culla. Qual che sia il motivo del circolo agglomeratosi attorno alla creatura, la sua creatura, non gli riesce di trattenere un brivido che, grattando dispettoso la nuca, s'arrampica poi sulla base dei capelli per sparire nella folta chioma bionda. Cerca di quietarla. E di quietare se stesso, per l'amor del cielo, ché il fatto che gli ectoplasmi ronzino là vicino lo turba non poco. ''Ehi...'' mormora emulando il tono rassicurante di alcuni minuti addietro, stringendole la mano con fare deciso. Poggia le spalle sul giaciglio e sospira socchiudendo gli occhi, avvertendo la comodità delle coperte dopo cicli interi di notti all'addiaccio o di cumuli di assi grezze impestate di tarme e assai maleodoranti. Al confronto, questa pare una reggia. Lei gli si stringe contro, e lui, sollevandosi appena su un lato, per porlesi quasi frontale, le accarezza la spalla, con gesta circolari, quiete, eppur decise. Della risolutezza di possederla. D'essere conoscitore d'ogni curva, stentata o meno, del suo corpo D'essere il solo a potersi permettere un contatto del genere. Sorride, per un istante, e il suo è un sorriso ferale. Della Bestia che ha conosciuto la Prima della Notte: la Bestia che non ammette repliche. Dèi. Sfiderebbe chiunque anche solo ad osservarla più del dovuto. E' un attimo, e le labbra s'arricciano nuovamente per esprimere serenità, e non accenno di collerica gelosia. Non gli è sfuggito il tocco sulla schiena. Sa quali erano le mire delle dita altrui, e, rivolgendole un cenno col mento, cerca di tranquillizzarla col fare cortese della premura ch'è parte di lui. E con quello convinto di chi non ha nulla da nascondere. ''Va tutto bene? Va tutto bene'' chiede e risponde, assieme, avvicinando la fronte alla sua, perché si strofinino. Una, fresca; l'altra, bollente. Cocente di febbre. Non farà alcun riferimento alla febbre che divora la pelle della giovane, sebbene la bocca si tenda in una smorfia che ha vita breve anch'essa. Darebbe un arto pur di abbassarle d'almeno qualche grado la temperatura. Perché stia bene. ''E sia'' si limita tuttavia a confermare, mordendosi il labbro inferiore per evitare qualsiasi riferimento alla malattia. No, questa è la loro notte. La notte delle stelle. E la terrà distante da qualunque pensiero. Da qualunque preoccupazione. Lei è qui. Non come quelle giornate nelle quali il sole non rasserena alcunché. Una mancanza, un temporale incessante. Col vento che non dirada le nuvole. Un vuoto, aria elettrica, freddo improvviso. Non come quelle giornate in cui puoi solo metterti un ricordo addosso, per provare a star meglio. No. Lei è qui. Stanotte il sole fa l'amore con la luna. ''Non è quanto sappia farmi male la tua mancanza. E' che, senza di te, io non sono me.''



ROSELINE { Sala visite }{ FU }{ Quella che la avvolge è una sensazione di completezza. Non ha bisogno di altro. Lì, nel ventre della dimora della Dea, è circondata da tutto ciò che le sta a cuore. Intreccerebbe anche le gambe con le sue, rannicchiata, come cercando di riempire ogni angolo, ogni spiffero, nella speranza di non lasciare neppure un briciolo di spazio tra i loro corpi. Lascia che il suono della sua voce la accarezzi, e a quel tocco si abbandona. Va tutto bene, si. Il pensiero della Guerra è lontano. Con un po' di sforzo, riesce pure a non pensare alla malattia. Alle orecchie troppo blu di sua figlia. Di Haynes. Sembra irreale. Ma lei è proprio lì, nella culla accanto a loro, ed ha un nome. Un nome che ha in sè la grazia dei fiori, ma anche la loro resistenza, pronta a far fronte ad ogni avversità. Si morde le labbra, trattenendo gemiti di dolore dovuti alle lacerazioni e al morbo. Non vuole preoccuparlo più del dovuto [volontà +3] } Povera bambina { bisbiglia con il volto affondato contro la sua pelle, in modo che forse sarà anche difficile per lui afferrare ogni parola } Avalon ha iniziato già a reclamare la sua infanzia. Crescerà in fretta. { E questo le dispiace. Vorrebbe regalarle ogni singolo istante dei suoi anni da bambina, ma sa che l'Isola ha le sue leggi inspiegabili. L'ha visto con i suoi occhi } Chissà come sono soliti chiamare la figlia di due Bastardi { Quella bambina non avrò cognome, come non ne hanno ambo i genitori. Pensieri oziosi che si rincorrono l'un l'altro, alle porte del regno di Morfeo. Le labbra si muovono di un niente, depositandogli sul collo l'ombra di un bacio } Andrà tutto bene. { Lo ripete anche lei. Vuole crederci davvero. Ci prova con tutte le sue forze. } Non le accadrà niente. Tu non lo permetterai, io non lo permetterò { Non si perderà tra le nebbie, come è successo alle altre. La Dea non la scaccerà dal Tempio. Nessuno oserà alzare un dito su di lei, trascinandola tra le fila del Caos. Hic sunt leones, si suol dire. E lì dove ci sono i leoni, c'è casa. C'è protezione. E soprattutto, c'è pericolo per coloro che osano sfidarli. E' un sospiro leggero quello che scivola tra le labbra della mutaforma, andandosi a scontrare contro il corpo dell'uomo. Non sa ancora se la bambina ha ereditato il Dono. Certo, dovesse manifestarlo davanti al padre, sarebbe una bella sorpresa. Odia dover tenere quel segreto con lui, come odia dover immaginare la sua reazione. Forse dovrebbe dirglielo. Prepararlo. Far svanire anche quell'ultimo velo, far crollare l'ultima barriera. Ma non ora. Non ancora. Questa notte non sarà teatro di rivelazioni, nè di sconcertanti confessioni. Questa notte è per loro, che si ritrovano e si riuniscono, tenuti stretti nuovamente dalla promessa di un fiore bianco } Non andartene più { mormora, lasciandosi andare dopo qualche istante all'ennesimo sogno tormentato. Forse più tardi sarà svegliata dalle grida di Haynes che, affamata, pretenderà il suo seno. Forse i suoi strilli di aquila reclameranno niente meno e niente di più che il calore dei suoi genitori. Lì li troverà, una tra le braccia dell'altro, come se non si fossero mai allontanati. }





MASTER DESCRITTIVO DEITHWEN


)O(


Che era morta. Le dissero che era morta...
Che nell'alba l'avevano vista galleggiare. Come un cigno.



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