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Forum delle Sacerdotesse del gioco di ruolo Isola di Avalon

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)O( Le fiamme della Madre guariscono e le Tenebre riportano il sorriso )O(

Ultimo Aggiornamento: 28/08/2012 22:18
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Luna Nera
28/08/2012 22:17
 
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Guarigione Griffit 1/1 Riposo Griffit 1/1

Riassunto:
Nella Sala Visite del tempio, Griffit, rimasto ferito durante lo scontro con l'Armata delle Fiamme alla spalla e alla gamba destre, viene raggiunto da Arshal, Custode del Meriggio.
Dopo un breve scambio di saluti e il tentativo del nordico di cercare anche in quella situazione qualcosa su cui poter ridere, la Sacerdotessa inizia l'incanto di guarigione, dopo aver controllato la ferita, mentre il soldato rimane silente e immobile fino al termine.
Terminato l'incanto il nordico non risparmia di nuovo di scherzare, mentre la Custode gli intima di riposarsi ed infine, prima che Arshal esca dalla stanza, Griffit le chiede notizie di Callista.

LINK FM

GRIFFIT [Sala visite] una posizione insolita vede il soldato trovarsi adagiato su un letto della sala visite del tempio, un luogo che non gli è certo sconosciuto, quello che accoglie i tre volti della Triade, ma la stessa cosa non si può certo dire per quella determinata stanza nella quale si trova ora, forse nel suo avanti e indietro l'ha scorta, ci è passato vicino, ma di certo non l'aveva mai>>
GRIFFIT >>frequentata finora, che sia un pizzico di orgoglio a fargli storcere lievemente il naso? Forse, ad ogni modo si trova a pensare e ripensare continuamente a quel drow dal volto ricoperto di cicatrici che ha pensato bene di lasciargli un ricordo sulla spalla destra, un ricordo che brucia, tanto che ora il soldato si ritrova a serrare il labbro inferiore fra i denti, cercando di ignorare quella>>
GRIFFIT >>ferita fastidiosa in maniera leggermente migliore di un normale uomo (//resistenza +1), gli occhi nocciola si guardano intorno, quasi a cercare qualcuno, una persona più di ogni altra, Callista, che da quando lo scontro con l'Armata delle Fiamme ha avuto termine non ha più visto, vorrebbe sincerarsi delle sue condizioni, ma spostandosi leggermente sul fianco sinistro e portando in tensione>>
GRIFFIT >>la spalla opposta non gli serve molto per capire che forse sarebbe meglio che stesse fermo, almeno per ora, gli occhi si chiudono per un attimo, l'aria entra ed esce con regolarità dai polmoni mentre cerca di concentrarsi ripercorrendo ogni singolo momento dello scontro, come uno studente che ripassi i libri diligentemente, cercherebbe di focalizzare quei punti in cui la sua tattica e le sue>>
GRIFFIT >>azioni non sono riuscite, i punti in cui ha fallito, meditando sugli errori per non ripeterli in futuro

ARSHAL [Nicchia Cerridwen/Sala Visite] in silenzio le labbra della Custode si muovono, mentre gli occhi chiari sono fermi sull'immagine del volto a cui la sua vita è stata votata. I lunghi capelli scuri sono stati raccolti in una stretta treccia e la sua estremità fissata in cima al capo, in modo che soltanto rare ciocche sottili riescono a sfuggire all'acconciatura. La veste che indossa è >>
ARSHAL >> quella sacerdotale e tra le sue rosse pieghe si nasconde il manico dell'athame, fissato al fianco sinistro. La stella sulla fronte è ben visibile e nel complesso, Arshal appare chiaramente come una sacerdotessa, anche se è più comodo che formale il modo in cui s'è abbigliata. I piedi scalzi iniziano a muoversi, all'improvviso, e nello stesso momento le labbra si fermano. La >>
ARSHAL >> preghiera è giunta al termine...o forse no, perché è sempre presente in lei, come un riflesso che non può abbandonare il viso ambrato. L'andatura è decisa e svelta, anche se non realmente intrisa d'urgenza. Sa qual'è la sua meta. Raggiunge la porta chiusa della sala visite ed abbassa la maniglia. Ancora non sa chi troverà al suo interno, ma sa che è giunto il >>
ARSHAL >> momento di dare il suo, minimo, contributo alla guerra ormai conclusa.

GRIFFIT [Sala visite] mentre continua a ripercorrere avanti e indietro i pensieri circa la battaglia, riesaminandoli pezzo a pezzo con attenzione, riapre li occhi volgendo il capo in direzione della spalla destra ferita, vorrebbe inveire contro se stesso in quel momento, mentre osserva il sangue che ha ormai macchiato ben più dei suoi vestiti, non ci si aspetta certo che un ferito abbia premura di non>>
GRIFFIT >>lasciare tracce, ma la cosa lo irrita comunque, lascia ricadere nuovamente il capo all'indietro, tornando a socchiudere gli occhi e a respirare con calma ritmicità, un leggero e infido fastidio allo stinco destro gli ricorda che non è stato solo il drow segnato dalle cicatrici in faccia a lasciargli un ricordino, sebbene il calcio sia risultato qualcosa di molto più sopportabile, ha quasi>>
GRIFFIT >>l'impressione che la spalla gli vada a fuoco, eppure si sforza in ogni modo di resistere, cercando di mantenersi rilassato in modo da non tendere le carni e aumentare il dolore, continuando a serrare i denti sulle labbra e cercando di pensare ad altro (//resitenza +1), i capelli castani sono scompigliati sulla testa e il ciuffo è quasi interamente appiccicato sulla fronte sudata, la mano>>
GRIFFIT >>sinistra si muove inconsciamente sul proprio fianco, senza incontrare ciò che li vi sosta, legata alla cintola, non v'è la sua lunga, abbozza un leggero sorriso, che contorto dal sottile dolore appare più come una smorfia, quindi cerca nuovamente di rilassarsi, conscio che Callista non potrà rimproverarlo per aver portato le armi all'interno del luogo

ARSHAL [Sala Visite] non sa ancora chi incontrerà oltre quella porta e poco importa, dato che è un suo compito aiutare chi si trova all'interno...o almeno tentare. La porta s'apre, lei passa oltre, e lascia che si richiuda liberamente alle sue spalle. Lascia vagare lo sguardo sui letti e su uno in particolare si sofferma il suo sguardo, su qualcuno che non pare aver già ricevuto attenzioni da >>
ARSHAL >> parte delle sue sorelle e che, allo stesso tempo, sembra essere sveglio. ''Rispectae Aveas...ser Griffit.'' una leggera esitazione in quella voce bassa e profonda, in fin dei conti, da molto tempo non incontra il comandante e oggi lui non è certo nelle condizioni migliori. S'avvicina al letto dove lui giace ed attende una replica, mentre gli occhi già osservano con attenzione.

GRIFFIT [Sala visite]l'attenzione del nordico viene attirata dal rumore di passi che giungono nella stanza e dalla porta che si richiude, volge il capo leggermente per incontrare la figura che ha appena varcato la soglia riconoscendone lady Arshal che porge il suo saluto, cercando di alzarsi sui gomiti non senza avvertire per questo una discreta dose di dolore e bruciore cerca di sorridere leggermente>>
GRIFFIT >>direzione della figlia del Meriggio prima di risponderle *Sid et virtus lady Arshal, è da un pò che non ci incontravamo* cercherebbe quindi di ridere leggermente, quasi a voler stemperare la situazione che lo vede steso al letto e bisognoso di cure, una cosa non poi impensabile per chi combatte eppure che infonde una così strana sensazione, per il momento non aggiunge altro, mentre si limita>>
GRIFFIT >>a ridistendersi, facendo in modo che la spalla torni a riposo, inevitabilmente una leggera smorfia di dolore si paleserà sul volto, mentre l'occhio destro si stringerà leggermente quando la fitta giungerà inevitabile, il labbro inferiore serrato fra i denti, non rinuncerebbe il nordico a cercare quantomeno di resistere a quel dolore (//resistenza +1)

ARSHAL [Sala Visite] vede il sangue che ha intriso le vesti e inevitabilmente, anche le candide lenzuola del letto. Per un istante, il suo sguardo corre agli armadi, dove erbe e rimedi sono custoditi...poi scuote la testa e siede sul bordo del letto, mostrando al soldato il fianco destro ''Posso?'' domanda indicando la spalla, ma non attende realmente che l'altro risponda e va a scostare la stoffa >>
ARSHAL >> per osservare la ferita che essa cela. ''Vorrei ridere con voi e parlare del tempo trascorso dal nostro ultimo incontro, ma...penso ci siano cose più urgenti, siete d'accordo?'' aggiungerebbe, se fosse effettivamente riuscita a scorgere e valutare la ferita. La voce è calma e tenta d'essere rassicurante, bassa, ma calda. Attende nuovamente, tenendo la stoffa scostata, se le verrà concesso, >
ARSHAL >> ma senza toccare la pelle.

GRIFFIT [Sala visite]osserva la sacerdotessa prendere posto sul bordo del letto, risponderebbe alla domanda anche se lei sarebbe già in procinto di scostare le vesti dalla ferita *Certo*, abbozzerebbe un leggero sorriso cercando di tenere i muscoli rilassati si da limitare il dolore ad una dose quasi tollerabile, manterrebbe il respiro regolare andando poi a deglutire lentamente cercando ancora>>
GRIFFIT >>di ignorare il dolore si da risultare il più normale possibile (//resistenza +1), ruota leggermente il capo verso la spalla, in modo che gli occhi possano scorgere l'entità della ferita, certo questo non lo aiuta a resistere al dolore, ma i denti si serrano sul labbro inferiore fino a che Arshal non torna a parlare, di nuovo il nordico abbozza un sorrido *Sono d'accordo...o finirò per***
GRIFFIT ***imbrattare tutte le lenzuola...e vi assicuro che la cosa mi dispiacerebbe molto* direbbe ridendo e andando inevitabilmente a contrarre i muscoli guadagnandosi così un'altra fitta di dolore

ARSHAL [Sala Visite] potrebbe rispondere che delle lenzuola le importa ben poco, o ribattere in altri modi...ma al consenso di Griffit la sua mente tenta d'agire con prontezza. Eliminare tutto: suoni, profumi, forme e colori...Gli occhi chiari rimangono aperti, fissi sulla ferita, ma in realtà persi nel vuoto. Soltanto le mani si muoverebbero, con cautela, andando a posarsi ai lati della ferita, >>
ARSHAL >> là dove il sangue ha macchiato la pelle del soldato...non sulla ferita stessa, non è necessario e infliggere un dolore inutile non è nei suoi intenti. Distaccarsi da sé stessa e dal mondo che la circonda, rendere la propria mente simile al nulla che, per gli uomini, è tanto difficile da immaginare...questo è il tentativo della Custode del Meriggio, che se sta immobile sul bordo del letto >>
ARSHAL >> pronta a richiamare quel potere che sente sempre con sé, latente e pronto per essere richiamato. I suoni dagli altri letti, il calore della pelle sotto le sue mani, il profumo delle erbe...tutto dev'essere cancellato, cessare d'esistere, per il momento. [Skill Volontà Ferrea, liv 3] [Guarigione - Concentrazione - Fase 1/3]

GRIFFIT [Sala visite] osserva con il solo muoversi degli occhi nocciola i movimenti della sacerdotessa che muove le mani in direzione della ferita, toccando la pelle con delicatezza senza andare a infierire sulla lacerazione, non ha molto da dire il soldato ora, sa già che non c'è nulla che possa fare e che anzi, sia la scelta migliore non fare nulla, poichè ogni cosa potrebbe disturbare colei che>>
GRIFFIT >>gli siede a fianco, in fondo, sebbene non sia mai stato ospite della Sala Visite prima d'ora, non è la prima volta che viene curato da una sacerdotessa, in precedenza era toccato alla Dama del Lago curare le ferite dovute alla giostra che lo vide soccombere a Leonidas per il rito del Re Cervo, cerca quindi di rilassarsi il più possibile, lasciando che ogni cosa accada a suo tempo, cercando>>
GRIFFIT >>mantenere regolare il respiro e limitandosi a resistere al bruciore che continua ad avinghiargli la spalla, mordendo e lasciando ritmicamente il labbro inferiore tra i denti (//resistenza +1)

ARSHAL [Sala Visite] e nel nulla qualcosa s'illumina e si fa strada...le fiamme della Madre che l'hanno chiamata a sé. E' quel potere che Arshal andrebbe a cercare, quel calore, quel bagliore che dovrebbe farsi sempre più forte. Può sentire quel potere pulsante, quella passione senza freni, quel fuoco che è, allo stesso tempo, meraviglioso e terribile? Sì, così le pare. Tenta d'afferrarlo e di >>
ARSHAL >> farsi tramite per la Dea, canale verso quel corpo e quelle ferite che attendono d'essere curate. Le labbra non si muovono, lo sguardo nemmeno...ora non è più il nulla a riempire la sua mente, ma allo stesso modo Arshal tenta di lasciare il mondo esterno...all'esterno. Le mani non si muovono, quasi non ci fosse pelle e carne sotto di esse. L'udito non vorrebbe concentrarsi >>
ARSHAL >> sul respiro del soldato, o su quelli che provengono dai letti vicini. Gli occhi non vogliono osservare il sangue su cui, apparentemente, sono fermi. [Skill Volontà Ferrea, liv 3] E se davvero il potere di Cerridwen fosse pronto per usare la sacerdotessa come canale, la stella sulla sua fronte ambrata inizierebbe a brillare, di quella luce calda e travolgente, che non può che donare >>
ARSHAL >> forza a chi ha fede in Lei, ma che è pronta a terrorizzare chi Le è avverso. [Skill Luce di Stella, liv 4] [Guarigione - Incanalamento - Fase 2/3]

GRIFFIT [Sala Visite] gli occhi del soldato rimangono aperti, aperti ad osservare il volto di colei che ora lo sta curando, di colei che un giorno disse al nordico che la spada non è l'unica via, la stella sulla sua fronte è rossa, simbolo che ella è una sacerdotessa del Meriggio, da quando il nordico ha iniziato a frequentare il tempio ha appreso diverse cose, ha visto manifestarsi cose incredibili>>
GRIFFIT >>eppure rimane affascinato della forza d'animo che le figlie della Triade portano con se, quel rosso bagliore che ricorda al soldato che è Cerridwen colei a cui è votata la sacerdotessa che ha innanzi, Cerridwen che forse tra i tre volti della Dea è quello chè più sente vicino, un vorticare di pensieri riempie la mente del soldato che continua ad osservare assorto il fare della sacerdotessa>>
GRIFFIT >>restando in rispettoso silenzio, immobile come fosse di roccia, in attesa che tutto abbia inizio ed abbia fine, rilassandosi sotto quella luce che invade la stanza

ARSHAL [Sala Visite] continuerebbe a brillare la stella sulla sua fronte? Se così fosse, il potere della Dea dovrebbe attraversare il corpo della Custode, per raggiungere quello del soldato e risanarne le ferite...Arshal ha scorto quella alla spalla, ma è all'intero corpo del Comandante che l'incanto dovrebbe estendersi...non ha visto in che stato sia la sua gamba, ma dopo una battaglia non >>
ARSHAL >> dovrebbe essere difficile immaginare che l'intero corpo sia provato. Silenzio, quiete, distacco...sì, ancora una volta lo sguardo non si muove, ancora una volta la sacerdotessa tenta di mantenersi distante da ciò che ha davanti e di lasciare che ogni sua percezione sia concentrata esclusivamente dalle fiamme della Madre, dal potere che la invade, l'attraversa e l'abbandona...quel >>
ARSHAL >> potere che, con il tempo, ha imparato a conoscere ed accettare. Lentamente, le ferite dovrebbero iniziare a chiudersi, cancellandosi dalla pelle dell'uomo, per diventare sempre più simili a un ricordo, o a un sogno. Per il momento, nemmeno questo importa alla figlia del Meriggio, nemmeno su questo il suo sguardo si sofferma. [Skill Volontà Ferrea, liv 3/Skill Luce di Stella, liv 4] >>
ARSHAL >> Guarigione, liv 4 - Lancio - Fase 3/3]

GRIFFIT [Sala Visite] mentre continua ad osservare il volto della sacerdotessa potrebbe forse percepire la ferita che inizia a rimarginarsi lentamente, la pelle dovrebbe tornare a coprire quel taglio lasciato nella carne dalla spada del drow mentre il sangue smetterebbe di sgorgare riducendosi prima a un semplice rigolo prima di cessare completamente di fuoriuscire dalla ferita dove di questi non>>
GRIFFIT >>dovrebbe rimanere altro che una grande macchia rossa che andrebbe seccandosi ed assumendo un colore sempre più scuro, al contempo il dolore si attenuerebbe anche nella gamba dove era stato colpito dal calcio, riducendosi inizialmente ad un fastidio quasi impercettibile per poi scomparire del tutto, si sentirebbe forse come avvolto dal calore, ma un calore diverso da quello asfissiante del>>
GRIFFIT >>vulcano o dal bruciore estenuante della ferita, qualcosa di più simile al calore di un focolare che però non si limita a scaldare il corpo, ma anche l'animo, resta ancor silente il soldato, sdraiato sul letto macchiato di sangue

ARSHAL [Sala Visite] e dovrebbe permanere il bagliore che proviene dalla stella sulla sua fronte, mentre il potere ancora scorrerebbe in lei, come un fiume in piena...ma un fiume che con la fresca acqua ha ben poco a che fare, un fiume di fiamme, che ora dovrebbe risanare, ma pronto a distruggere. Niente suoni, niente immagini...la mente della sacerdotessa vorrebbe continuare a negare ogni cosa, >>
ARSHAL >> rimanendo isolata dal mondo esterno, invasa soltanto da Cerridwen e dal suo bagliore. Quel fiume, però, non è eterno. Lentamente, il flusso andrebbe a fermarsi, il potere dovrebbe ritirarsi, quando la pelle del soldato sia nuovamente intatta ed il dolore scomparso. Nessuna cicatrice, nessun segno, se davvero il potere della Dea avesse agito in quella stanza, perché Lei non lascia segni, se >
ARSHAL >> non il ricordo del Suo abbraccio e della sua forza risanatrice. [Skill Volontà Ferrea, liv 3/Skill Luce di Stella, liv 4][Guarigione, liv 4 - Mantenimento - 1/1]

GRIFFIT [Sala Visite] le ferite dovrebbero ormai essersi completamente rimarginate sotto il tocco dell figlia del Meriggio, ogni piccola punta di dolore tornerebbe ad assopirsi, mentre ancora la luce sulla fronte della dama ancora permane, il suo corpo sarebbe nuovamente intatto la dove le ultime ferite l'avevano lacerato, come se nulla fosse mai accaduto, mentre altre cicatrici permangono indelebili>>
GRIFFIT >>ricordo e monito del passato, ora che il dolore non l'attanaglia più ci sono altri pensieri e domande che vorticano nella mente del nordico, non il duello, non la spada...eppure attende ancora, attende fino a che non sarà certo che anche il più minimo spostamento o flebile sussurro non giunga a disturbare lady Arshal, solo gli occhi continuano a muoversi socchiudendosi di tanto in tanto>>
GRIFFIT >>nei momenti in cui la mente si riempie di pensieri

ARSHAL [Sala Visite] ed il potere l'abbandonerebbe del tutto...oh, rimane il contatto con la Madre, ma nessun essere umano potrebbe sostenerlo in eterno nel modo in cui lei ha appena fatto. Gli occhi tornano a mettere a fuoco l'immagine che hanno davanti. Dovrebbero fermarsi sulla pelle intatta, per poi spostarsi sul volto del soldato e cercarne lo sguardo. Le mani si muovono, là dove prima la >>
ARSHAL >> carne era lacerata, come per confermare quello che lo sguardo ha visto, che Cerridwen ha agito. Sente la fatica posarsi su di lei...questo è il prezzo che la Dea richiede per elargire il proprio potere e lei lo sa, se lo aspetta. Eppure cerca di mantenere la schiena eretta, senza vacillare. Non sono le sacerdotesse del Meriggio pilastri sulla cui forza gli altri possono contare? O >>
ARSHAL >> è qualcos'altro a spingerla, a imporle di non cedere? Una sorta d'orgoglio, che le impedisce di mostrare la propria debolezza davanti a qualcuno che conosce, sì, ma non a fondo, non veramente. Allo stesso tempo, sa che sarebbe sciocco tentare sforzi eccessivi. Dunque non compie che quei pochi e minimi movimenti. Le mani si scostano, infine, dalla pelle del soldato, s'aprono e si vanno >>
ARSHAL >> a posare sulle lenzuola, in un semplice e spontaneo gesto che ricerca un appoggio. Sente le membra farsi pesanti e la mene meno lucida del consueto...ma sospira appena, prima di lasciar sfuggire dalle labbra poche parole ''Ora potete ridere, se lo volete.'' [Guarigione, liv 4 - Riposo - 1/1]

GRIFFIT [Sala Visite] ed infine ogni cosa giunge al suo termine, può sentire le mani discostarsi dalla pelle e finalmente si renderebbe conto che la sacerdotessa ha portato a termine ciò che aveva iniziato, abbozza un leggero sorriso prima di alzarsi sui gomiti, portando il busto in avanti, lo sguardo degli occhi nocciola si poserebbe sul volto della sacerdotessa *Vi ringrazio Lady Arshal* quindi>>
GRIFFIT >>ruoterebbe leggermente la spalla, quasi a volerla rimettere in moto per assicurarsi che funzioni a dovere, la mano sinistra sale alla fronte scostando i ciuffi dalla fronte sudata, quindi dopo aver palesato un volto riflessivo andrebbe a dire in risposta alle ultime parole di lei *Beh...se non altro adesso ridendo non imbratterò oltre le lenzuola* direbbe guardando la candida stoffa>>
GRIFFIT >>macchiata di rosso scarlatto *Uhm, anche se più di così sarebbe stato difficile, non trovate?* direbbe tornando a guardare la sacerdotessa negli occhi sorridendole

ARSHAL [Sala Visite] sorride e lo sguardo si sposta sulle lenzuola ''Dirò a chi di dovere di venire a cambiarle.'' lo farebbe lei stessa, ma se può provare ad accantonare la stanchezza e tentare di ragionare con lucidità attraverso la nebbia che inizia ad affacciari alla sua mente, certo non può ignorare ciò che la vita al Tempio le ha insegnato...non è saggio sfidare i propri limiti, quando non >>
ARSHAL >> è necessario e se il potere della Dea può apparire come un sogno, il prezzo che richiede è molto concreto ''Voi, invece, dovrete riposare. So che ora vi sembra di stare bene, dato che non provate più dolore, ma nemmeno la Dea toglie ogni fardello in un istante. Dovrete mangiare e riposare.'' la voce è bassa, ma la decisione nel suo sguardo non ammette repliche. Quando parla in veste >>
ARSHAL >> di guaritrice, pretende che il comando sia suo e sa quanto un guerriero possa non amare l'idea di rimanere inattivo. Per questo, sottolinea più d'una volta la parola riposo.

GRIFFIT [Sala Visite]*Lo farò io stesso se mi indicherete dove posso trovare il ricambio* direbbe alzandosi ancora di più e portando il busto ad essere perpendicolare al letto, come fosse fresco e pimpante, ma le parole giungono all'udito assieme alla spossatezza che si palesa in un breve attimo, così gli occhi nocciola tornano ad incontrare lo sguardo della sacerdotessa, rivolgendole un sorriso>>
GRIFFIT >>socchiudendo gli occhi e tirando fuori la lingua mordendola leggermente, portando la mano destra a sfregare dietro al capo, come un bambino che abbia appena combinato una marachella *Penso abbiate ragione, sarà meglio che riposi* dice sorridendo, memore del carattere per nulla docile che ha la dama e che già ha avuto modo di affrontare, specchio del fuoco di Cerridwen che rappresenta, non>>
GRIFFIT >>è sua intenzione contraddirla, ne lo farà, ma si limiterà a porle un'altra domanda *Come sta Callista?* chiede non senza che il tono sia incrinato da un velo di preoccupazione

ARSHAL [Sala Visite/Tempio] è soddisfatta dalle parole del soldato. ''Lasciate ad ognuno i propri compiti. A palazzo siete un comandante, ma qui...abbiamo le nostre gerarchie.'' non è un rimprovero, dato che lui ha già acconsentito a fare come gli è stato detto...soltanto, Arshal non resiste dal lanciare quella frecciatina, forse, spinta anche dalla poca lucidità che tenta di combattere. >>
ARSHAL >> ''Callista...'' s'alza, mentre pronuncia quel nome e si ferma, una volta raggiunta la posizione eretta, mentre la vertigine l'assale improvvisa. Esita appena, dunque, su quel nome, anche se in realtà tenta soltanto di mantenere l'equilibrio e di resistere all'impulso d'accosciarsi al suolo, distruggendo l'immagine di forte colonna che una sacerdotessa del Meriggio facilmente richiama alla >>
ARSHAL >> mente ''Nessuna notizia m'è giunta di lei, recentemente, dunque, immagino che stia bene.'' e detto questo china il capo, saluta, e s'allontana.

GRIFFIT [Sala Visite] non trattiene un leggero risolio il nordico alle prime parole della sacerdotessa, forse perchè gli sembra strano che si parli di gerarchie all'interno del luogo, forse perchè percepisce quella frecciatina senza controbattere, poiechè in fin dei conti non c'è niente da controbattere, quindi ascolta le ultime parole di Arshal con particolare attenzione *Capisco* inclina leggermente>>
GRIFFIT >>il capo verso il basso *Spero proprio sia così...se la vedeste prima di me, ditegli che la sto cercando per favore* così dicendo tornerebbe ad incontrare lo sguardo della dama, abbozzando un nuovo sorriso, ora che il fragore della battaglia che minacciava l'intera isola si è smorzato, che le ferite sono state sanate, tutto può tornare alla normalità>>
GRIFFIT >>finchè la fine non diventi un nuovo principio, fino a quando ci saranno nuove battaglie da combattere, nuove ferite da curare, per la Regina, per la Triade e per l'Isola
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RIASSUNTO:
quando ormai la notte cresce sul Tempio, Callista si avvicina alla Sala Visite, nella speranza di trovare ancora sveglio colui che sorveglia ormai da parecchi giorni: Griffit. Lo incontra proprio sulla porta della stanza, invitandolo a seguirla nella vicina mensa, offrendogli, quasi senza nemmeno parlare, uno stufato di carne preparato dall'inserviente del Tempio, necessario per recuperare le forze che ha perso durante la battaglia nel cuore del vulcano. Dopo aver chiesto l'uno dell'altro le condizioni di salute, Callista lo informa di non essere più la Somma Stella (mancava giusto lui! ) a causa di una punizione che la Triade le ha inferto e di essere colpevole per tutto quanto è accaduto, in un fiume di parole confuse e con poco senso. Griffit cerca, riuscendoci, a calmarla, ritrovando una mezzelfa più calma e decisa a lasciare il Tempio, non riconoscendolo più come propria casa. Chiede quindi al Comandante di poter andare con lui al Palazzo Reale e, dopo il suo consenso, entrambi si recano nella stanza personale di Callista per l'ultima notte – di entrambi – tra quelle mura.


CALLISTA {.Giardini Interni -> Tempio.} . Ha lasciato che l'abito candido della Figlia di Arianrhod venisse inghiottito tra le tenebre, ha aspettato che il silenzio tornasse a regnare sovrano anche in quell'angolo dei giardini che sono governati dalla Bianca Ancella, prima di abbandonare il fresco profumo delle acque della sacra Polla, fonte che ha trovato un'immagine distorta e una decisione ormai irrevocabile. Una volta che la sua roca voce l'ha pronunciata, così è stato deciso. Nessun dubbio, nessuna incertezza nei suoi passi nudi, tra inesistenti sentieri creati dal suo leggero passaggio, tra insistenti spiriti che danzano tra la chioma d'un oro sbiadito. Negli occhi quel silenzio che non precede nulla di buono, qualcosa di terribile che si è insidiato appena sopra le labbra, simile ad una macchia che forse solo il tempo riuscirà a cancellare. L'abito sacerdotale, lungo, semplice, nero, copre un corpo destinato a scomparire dentro quel tessuto, osseo e nervoso. Con sè solo la stella d'argento, sul petto, animata da un'ametista che da parecchio tempo ha smesso di essere utile, prima ancora di rimanere orfana dal medaglione del drago. Non ha altro con sè, solo la stellina sulla fronte, nera come sempre dopo al tramonto, ma priva d'ogni altra sfumatura o vibrazione. Quello che non si può osservare, ora che finalmente l'erba dei giardini è ormai un ricordo, a favore della pietra serena del Tempio, è l'angoscia che sale per la gola, rifiutandosi di superare quella barriera imposta dalla mezzelfa, quella nuova emozione che sembra non riesca a trovare pace. E che aumenta ad ogni passo, superando la prima colonna, la seconda, la terza. Dietro quell'uscio che viene chiuso per i mortali che lì riposano, affidati alle cure delle Sacerdotesse.

GRIFFIT [Sala Visite] La mano destra scivola a sfiorare il lenzuolo che avvolge il giaciglio su cui riposa poco a lato del fianco destro, delle tracce di sangue scaratto che inzuppò le candide stoffe non v'è più traccia, sostituite con delle nuove e pulite, raccoglie lentamente le ginocchia verso il petto inclinato in avanti, v'è un silenzio di pace in quel luogo dove riposano i feriti, eppure via via che il tempo passa si sente sempre più inadatto fra quelle mura, la mano sinistra si alza raggiungendo la spalla destra laddove la ferita lasciava intravedere le carni sotto la pelle, di essa ormai non v'è più traccia alcuna, ne cicatrice ne altro che possa far pensare a quanto accaduto, lentamente distende le gambe al lato destro del giaciglio portando i piedi scalzi a contatto co la fredda pietra, al tocco della pianta con il pavimento una piacevole sensazione lo pervade, gli occhi nocciola spostano il loro sguardo prima a destra e poi a sinistra, troppo tempo è rimasto la su quel lettino, ormai le ferite sono rimarginate, è tempo di tornare a fare ciò che gli compete, ma prima c'è qualcosa che deve fare, qualcuno da incontrare, si alza in piedi, facendo leva sulle mani che si appoggiano e spingono sul letto stando ai due fianchi opposti, non si preoccupa di camminare scalzo, avvolto in semplici abiti, solo un paio di calzoni di tessuto e una camica sottile ad avvolgere il corpo, la mano destra sale alla fronte a scostare quei ciuffi ribelli che costantemente vi ricadono giungendo a sfiorare gli occhi, quindi inizia a muovere il passo verso la porta della stanza

CALLISTA {.Tempio.Navata Centrale.} . Si ferma il suo passo dietro l'ultima colonna utile, un rifugio che vorrebbe allo stesso tempo far sparire e lasciar aprire così che ci si possa nascondere dentro per l'eternità. Una porta verso un altro mondo, proprio quello che ha deciso di abbandonare, evitando di perdersi per l'ennesima volta. No, non sarà più la bambola di nessuno, né di una divinità e nemmeno di se stessa. Inspira profondamente, mentre il primo passo verso la porta chiusa della Sala Visite va a compiersi, respirando l'aria densa di fumi e profumi di erbe essiccate, avendo cura di voltare le magre spalle alle tre nicchie, come se già appartenessero al passato. La sua attenzione si ferma su quella superficie di legno, come se fosse lo specchio riflesso delle acque che ha da poco abbandonato, capace di donare ai suoi occhi la propria figura, perchè è questo ciò che un paio di occhi nocciola presto saranno costretti ad osservare: un corpo smagrito, ombre sugli occhi e sulle labbra, un incarnato talmente pallido da poter appartenere già al mondo della morte, che l'ha rapita per farne la sua figlia più preziosa. Sguardo assente, di chi vede oltre la realtà ma vorrebbe volentieri farne a meno. Il volto di una pazza, insomma. Di colei che non riesce più a comprendere chi e cosa sta ora finendo e cosa inizia, spalle che troppo hanno sopportato, fino a trovarsi schiacciate. Non è più la Dama del Lago e non è nemmeno più la stessa Callista che il Comandante incontrò quel giorno. La Ruota gira e anche la mezzelfa ha la sua, personale. I passi, nel frattempo, avanzano senza fermarsi, uno dopo l'altro, lenti, studiati, pazienti. La mano si posa sulla maniglia dell'uscio, ma qualcosa - o meglio, qualcuno - sta ponendo resistenza dalla parte opposta, nell'identico gesto.

GRIFFIT [Sala Visite] Passo dopo passo i piedi si muovono i silenziosa sequenza portando la figura del nordico in prossimità dell'uscio, la mano destra si allunga già sul pomello per far scattare la serratura e poter andare alla ricerca di colei che vuole trovare, memore delle parole di Arshal che non l'hanno del tutto rassicurato, qualcosa però sembra far resistenza quando ruota il pomello, resterà fermo un breve attimo, alzando il sopracciglio destro, prima di lasciare il pomello facendo si che chi si trova dall'altra parte abbia libertà d'azione e quando l'uscio finalmente sarà aperto si renderà conto che la ricerca che doveva avere inizio in realtà è già giunta al termine ancora prima che potesse varcare la soglia della Navata, abbozza un leggero sorriso guardando la figura quel tanto che basta per riconoscerne la mezzelfa *Callista* la mano destra si allungherebbe a sfiorare il braccio sinistro di lei, prima che di nuovo le parole scaturiscano dalle labbra *Stai bene?* domanda, non per il suo stato attuale, che la rapida occhiata non gli ha ancora fatto recepire, ma memore dello scontro con l'Armata delle Fiamme, tuttavia lo sguardo dei nocciola che continua a restar posato sulla figura della sacerdotessa non potrebbe non accorgersi che c'è qualcosa di diverso in lei dall'ultimo incontro occorso

CALLISTA {.Tempio.Navata centrale.} . La mano che aveva abbandonato il suo fianco per salire sulla maniglia dell'uscio se ne ritrae, rapidamente, avvertendo un'iniziale resistenza che si trasforma, in maniera alquanto semplice e banale, nello scattare della serratura, per dar spazio alla porta di spalancarsi quel tanto necessario per rivelare colui che si trovava, fino ad un attimo prima, dalla parte opposta. Gli occhi della mezzelfa salgono sulle vesti semplici che l'uomo indossa, quasi incapace di riconoscerlo, senza armatura e così indifeso, debole e stremato per la battaglia che si è compiuta anche sul suo corpo { Sì } risponde a fil di voce, percependo il calore del suo corpo, attraverso quell'unica stretta sul braccio sinistro, riconoscendolo e non potendo fare a meno di rimanere ferma, inerme, per qualche attimo. { Ti hanno guarito? } replica poi, con lo stesso tono, con la stessa voce che non è altro che un debole sussurro nella notte, spazzato dalle tenebre che sempre più la circondano e la stringono, come amanti possessivi. Domanda per altro inutile, perchè non c'è traccia di sangue sui suoi abiti e sa che nell'enorme macchia scarlatta lasciata nel cuore del vulcano, anche lui ha regalato la propria forza. Sembra che non ci sia altro da dirsi, perchè le labbra della Sapiente si chiudono con forza, mentre scivola il braccio, ancora prigioniero dalla dolce stretta, lungo il nero fianco, distaccandosi da quel contatto. Quanto forte sarà stato il gelo che lui potrebbe aver avvertito, in quel tocco? Quanto la morte si è stretta attorno a lui? Lo sguardo si allontana, cercando qualcosa che non esiste e che non viene trovato, mentre la voce, memore del ricordo del suo volto pallido e esausto, invita { Seguimi }. Una sola parola, pronunciata con una leggera spolverata di dolcezza, quella che nemmeno la mezzelfa sapeva ancora di possedere. Un tono che sembra una scusa, per non essere stata lei a richiamare la Triade sulle sue ferite, a non averlo accudito o atteso, all'uscita dei cunicoli. Eppure non lo aspetta, pronta a lasciare la Sala Visite per entrare nella stanza successiva, con l'uscio aperto.

GRIFFIT [Sala Visite] Continua ad osservarla, e man mano che il tempo passa il suo sguardo potrebbe percepire senza troppa difficoltà che c'è qualcosa di diverso in lei, tuttavia per il momento si limita a risponderle *Si, la ferita ora è sistemata* dice sorridendo nuovamente e portando di nuovo la mano sinistra a sfiorare la spalla che era stata tagliata dalla lama del drow *Sono come nuovo, pronto per tornare nella mischia* direbbe scherzoso, quasi a voler vedere che effetto possa avere questo su di lei, sebbene si stia già muovendo prima ancora che egli possa donarle risposta a quella che tuttavia non pareva nemmeno una vera domanda, si limita quindi a seguirne i passi, rimanendo in silenzio ma continuando ad osservarla con attenzione, riflettendo con cura, ci sono cose di cui ancora è ignaro, eppure ha l'impressione che un sottile velo di ghiaccio si sia depositato come una coltre di freddezza, non potendo fare nulla per il momento e non volendo dire o chiedere nulla, si limita a seguirla fin dove lei vuole condurlo

CALLISTA {.Tempio.Mensa.} . Qualcuno, molto tempo fa, le disse che in ognuno c'è una crepa ed è da lì che viene la luce. Forse per lei quel graffio è rappresentato proprio dal giovane uomo che, almeno a giudicare dal tono della sua voce e dalle sue parole, non ha perso il desiderio di scherzare e di ironizzare sugli eventi della vita, anche su qualcosa come la guerra contro l'armata delle fiamme. Sì, hanno vinto, eppure... un discorso ormai alquanto datato si ripete nella testa della Sapiente, come una melodia che a lungo va stancando. Non la ripeterà in questa notte, a meno di non esserne costretta, perchè il tempo dei dubbi è svanito con l'ultimo tramonto e l'oscurità è scesa su di lei con la sua coltre di saggezza e fermezza. Si gira verso di lui, senza fermare il proprio passo, rivolgendogli solo un'espressione di chi ha ascoltato, ma non ha nulla da dire. Nessuna angoscia, nessun sorriso. Niente, come il nulla che l'ha presa con sè, come il nero che l'ha accolta tra le sue sterili braccia, prendendo senza nulla donare. Entra per prima nella stanza riservata alle Sacerdotesse, dove un grande tavolo rotondo attende entrambi { Aspettami qui }. Semplici compiti, a cui è stata istruita fin dal momento in cui ha posato i propri piedi all'interno del Tempio, da semplice novizia pronta ad ascoltare e imparare. Impossibile contare le lune che sono passate da allora, senza fermarsi a segnarle sulla superficie lignea. Gli rivolge un ultimo sguardo, per accertarsi che la sua salute gli abbia permesso di seguirla nella nuova sala che forse non conosce, arrivando ad assicurarsi che abbia perfino trovato uno sgabello - o una poltrona - in cui mettersi comodo, nell'attesa. Lei, nel frattempo, svanisce tra le lunghe ombre della notte, spezzate solo dai numerosi ceri accesi lungo le due stanze separate da un varco aperto, per ricomparire con una ciotola fumante tra le mani. Senza, però, aver ritrovato quel sorriso che, forse, Griffit si era abituato a vedere, anche sotto quella stellina spenta, tra le sopracciglia dorate.

GRIFFIT [Tempio-Mensa] No, è inevitabile, qualcosa è cambiato, potrebbe comprenderlo da quel semplice cenno del capo in risposta alle sue parole, ricorda bene il nordico che la mezzelfa non è mai stata particolarmente solare o gioiosa, tuttavia c'era un tempo in cui il suo modo di essere, di scherzare inevitabilmente su tutto e forse ancor più sulle cose dolorose destavano quantomeno un sorriso in quel volto solcato dalle ciocche bionde, che cosa sia cambiato ancora non lo sa, ma è intenzionato a scoprirlo, tuttavia è conscio che ci vorrà molta calma, per questo opta per rimanere in silenzio dopo aver risposto con un semplice *Si* alle sue parole e aver preso posto su uno sgabello al bordo del tavolo rotondo, non dovrà aspettare molto prima che Callista faccia ritorno con qualcosa fra le mani, lo sguardo dei nocciola però continuerà a fissarsi sul viso della mezza, andando a scorgere quel pallore mortale che porta con se, tanto in contrasto con quella stella nera e cupa che fa capolino sulla sua fronte, per un breve istante rimane indeciso se proferir parola o restare in silenzio ed alla fine è quest'ultima scelta a prevalere, in attesa che lei giunga, quasi a voler sperare che sia lei a dire qualcosa per prima

CALLISTA {.Tempio.Mensa.} . Mentre appoggia la ciotola di legno sul tavolo, pressappoco davanti alle braccia dell'umano, i suoi occhi non possono fare a meno di cercare i suoi e, per quanto le sia possibile, sprofondarci con l'intenzione di non risalire mai più. Come se fosse il fiume dell'oblio, capace di spezzarti ogni ricordo e lasciarti morire nella beata ignoranza di quello che è accaduto e non accenna a fermarsi. { C'è della carne, dentro. Ti farà bene. } Non è certo materno, quel suo modo di donargli quello che ancora è in grado di fare, senza l'arte che divinamente scaturisce dalle dita di una Figlia del Tempio, o dalla sua mente. Senza nient'altro che uno stufato preparato da abili mani - non le sue - e un po' di compagnia. Per quanto piacevole possa essere. Un nuovo respiro, profondo e leggermente rumoroso, riempie la stanza. Non può più scappargli, ora. O, se davvero decidesse di farlo, sarebbe solo un taglio definitivo, senza più possibilità di ritorno, netto. { Non sono più la Somma Stella } Ecco, meglio partire dall'inizio, da quello che è più facile a dire, ma meno da sopportare. Che brucia ancora, tra le labbra, come un veleno. Questo forse potrà far comprendere molte cose al Comandante e, forse, altrettante, all'uomo che ha di fronte, seduto. Raggiunto, questa volta distogliendo lo sguardo da quei lineamenti che ben conosce, quasi a memoria, dalle leggere movenze della mezzelfa, pronta ad accettare lo sgabello più vicino al suo, quello alla sua destra. { La guerra mi ha lasciato solo un graffio sulla schiena. } Un lungo silenzio, spezzato dalle successive parole { Ma quello è stato guarito, era possibile farlo }. Anche se non ha memoria, nè tanto meno coscienza, della bianca luce della Fanciulla, invocata per la sua guarigione.

GRIFFIT [Tempio-Mensa] Osserva Callista poggiare la ciotola fumante davanti a lui, di nuovo abbozza un leggero sorriso guardandola negli occhi *Grazie* risponde alle sue parole, prendendo un cucchiaio e intingendolo nel contenitore per portare alla bocca il pasto caldo, per poi proferire sorridente *Uhh, buono...scohha un pò* direbbe poi sventolando la mano destra davanti alla bocca e ridendo leggermente, non ancora rassegnato all'idea di poter far riaffiorare un sorriso su quel volto provato, poi, mentre s'appresta a portare nuovamente il cucchiaio alla bocca le parole della mezza lo raggiungono facendogli cadere il cucchiaio e mandando di traverso i resti del boccone, quindi, dopo aver ripreso un pò di contegno torna a fissarla abbandonando del tutto il piatto, alcune cose iniziano ad essere chiare, o quantomeno quasi comprensibili, dei tre volti della Triade quello che ora lei rappresenta è di certo quello più cupo, lo denota il colore della sua stella...nero, come la pece *Cosa è accaduto Callista?* domanda con gentilezza, non gli importa del fatto che non sia più Somma in fondo, ma quel cambiamento che avverte lo lascia perplesso, e se prima ella rappresentava anche il fuoco di Cerridwen o la bianca luce di Arianrhod ora non rimane che il velo di Rhiannon, riprende quindi a parlare, facendo leva sulle sue ultime parole che lasciano intendere qualcosa di più di quanto si è limitata a dire *Cos'è che ti turba?* una ferita che non può essere guarita, vorrebbe capire meglio il nordico, che ora continua a fissarla con apprensione

CALLISTA {.Tempio.Mensa.} . Cosa riesce a vedere, l'uomo, quando solo un angolo della bocca della Sapiente si solleva, sollecitato dalla sua buffa espressione, mentre gli occhi rimangono cupe e tetre profondità senza fondo e senza senso, assenti, vuote, perse? Quanto in realtà è disposto a comprendere, di quell'oblio senza fine in cui si è lasciata scivolare? Gli occhi della mezzelfa cadono verso il basso, incapaci di reggere lo sguardo interrogativo di Griffit, timorosi di leggere la paura e l'orrore nel dover affrontare quella nuova versione di se stessa, rinata tra le ali dei corvi, nel gelo della morte. { E' accaduto che Lei ha voluto così! } si alza la voce, carica di rabbia e di ira repressa, unita al gracchiare dello sgabello sotto ai suoi piedi, spinto nervosamente in avanti, già libero dal peso di Callista, pronta ad allontanarsi dal tavolo, dal profumo dello stufato, dalla realtà { E' finito il mio tempo. Ho sbagliato, tutto } Mormora a denti stretti, già allontanatasi dal nordico di due passi, eppure rivolta verso di lui, sia con la voce che con il corpo, leggermente piegata in avanti, con le mani in grembo { Ho fallito, dovevo capirlo. Lei mi ha sicuramente inviato dei messaggi, dei segni e io non sono riuscita a leggerli. Oppure... non so nemmeno più interpretare le rune. Ecco, sì } Mai le sue parole sono uscite così, una a ridosso dell'altra, veloci, forse anche un po' confuse. Un vero fiume in piena, accompagnato da gesti secchi, da mani che sbattono contro i fianchi, da capelli che battono le pallide guance, da piedi che non conoscono riposo { Ma sì, certo. Non ho nemmeno avvertito la dolcezza di Arianrhod, ed è impossibile essere ciechi fino a questo punto, dato che proveniva dalle mani di Mitrhil. Alla fine, dimmi! Perchè ci ha fatto combattere? Solo per chiedere aiuto all'esercito del Caos? Ma quale divinità è mai questa! } Niente sembra poterla fermare, le idee prendono forma in modo sempre più confuso e così si riversano sul Comandante, sull'uomo in particolare, avvicinandosi a lui per poi ritrarsi rapidamente, in una danza normalmente sconosciuta alla mezzelfa.

GRIFFIT [Tempio-Mensa] Può scorgere per un breve istante quelle labbra incresparsi in una sorta di sorriso, ma è un attimo, breve come un battito di ciglia prima che tutto il resto si sussegua senza fine come lo scorrere delle acque in un fiume in piena, ascolta e osserva con attenzione il soldato, quelle parole e quei gesti. No, non è solo il fatto che il velo di Rhiannon sia tornato a posarsi su di lei, che la stella sulla sua fronte sia tornata ad essere perennemente nera, c'è molto di più, e non può sopportare di udire quelle parole, si alzerebbe velocemente in piedi, abbandonando il cucchiaio che probabiblmente finirebbe per immergersi del tutto nella scodella, avanzerebbe altrettanto lesto, ora che per quanto ancora in degenza ha recuperato le forze, la raggiungerebbe e con gentilezza, privo di alcuna irruenza cercherebbe di afferrarne le mani fra le sue prima di riprendere a parlare, avendo cura che lei lo guardi fisso negli occhi, che il verde e il nocciola delle rispettive iridi si mischino insieme in un riflesso reciproco l'uno dell'altra *Smettila Callista...te ne prego, smettila di dire cose simili...smetti di accusarti di qualsiasi cosa ti passi per la mente, non puoi crederci veramente...ne io credo a quello che dici* la mano destra si alzerebbe a sfiorare la bionda chioma della mezzelfa se questa glielo permettesse *Ti ho vista combattere...ti ho vista manifestare i volti della Dea...non so cosa tu stia pensando, o cosa ti stia spingendo a dire ciò che stai pronunciando ora, ma non dire di aver fallito* socchiude gli occhi leggermente traendo un respiro profondo, prima di riaprirli cercando sempre di mantenere il contatto visivo con lei, nella speranza di infonderle quanta più tranquillità possibile *Io non so dirti perchè ci abbia fatto combattere...ma nessuno ci ha obbligati a chiedere aiuto...e poi siamo abbastanza grandi da camminare con le nostre gambe non credi? Non c'è bisogno che qualcun'altro intervenga sostituendosi a noi nel compito di proteggerla da chi voleva impossessarsene...la Triade veglia su di noi, ma siamo noi che dobbiamo combattere...non pensi anche tu?*.

CALLISTA {.Tempio.Mensa.} . Lo vede avvicinarsi, lei stessa lo fa, avanzando di nuovi passi, fino a trovarselo davanti, fino ad essere costretta ad alzare il capo per potergli osservare il viso. Eppure non tace, non ancora { E chi credi abbia dato il colpo finale? } il tono di voce rimane più alto del normale, fino a quando le sue mani vengono intrappolate in quelle forti del nordico, ferme nel desiderio di farla calmare. La carezza che ne segue è solo il giusto epilogo, per riportarla sulla via della saggezza, per far smettere alle sue labbra di vibrare e alla sua voce di urlare. { E' vero. Ho fallito. Ne ho la prova } Solo un sussurro, che nessun altro, nemmeno chi in quell'istante osasse disturbare quel momento di intimità, riuscirebbe a sentire. La mano sinistra va ad alzarsi, portando l'indice sulla stellina sopra agli occhi, più nera della notte, più buia delle ombre. { Non sono le Sacerdotesse migliori a scalare la vetta. Non c'è una vera gerarchia, tra di noi. Lei sceglie, lei abbandona } E rimane a fissare quegli occhi nocciola che si chiudono e si riaprono, senza sbattere nemmeno le ciglia, come per dire che lei è sempre rimasta lì, non è cambiata. E' il suo mondo personale a farlo, è la sua Ruota, il suo Cerchio. { Ho aspettato che tu ti riprendessi, che riuscissi finalmente a rimetterti in piedi. Non ho fatto altro.} Ed è vero, se non consideriamo i due medaglioni del drago che sono scomparsi dal suo collo e tutte le lacrime che sono state versate, davanti e dentro ai suoi occhi. C'è qualcosa che ha davvero cambiato la mezzelfa e non è solo il perduto colore dei suoi capelli, dei suoi occhi e della sua pelle. E' qualcosa che la lacera nel profondo, che ha già confessato a chi comprende i misteri della Triade, ma non a qualcuno che ne è estraneo { Credo di averLa abbandonata io. Non La sento più. Non La cerco. } Tra i denti tutto questo, perchè è davvero il punto più lontano che possa mai aver sfiorato. Tocca a lui scegliere e decidere, ora.

GRIFFIT [Tempio-Mensa] La voce continua tranquilla, non cerca di sovrastare la voce della mezzelfa, ma mantiene un tono basso e gentile *Non lo so...non mi interessa...ciò che importa è che l'Isola sia salva*una breve pausa prima che le parole seguano in un sussurro ancor più basso *Che tu sia salva* deglutisce appena, è accaduto di nuovo...ancora una volta si è legato ad una persona...non vuole ricordare il passato, ciò che accadde, di nuovo i nocciola si fissano nei verdi di lei *Non pensare di aver fallito...il vero fallimento è quello di chi non prova nemmeno a fare qualcosa...no Callista, tu non hai fallito, ne sono certo, ne devi lasciarti andare a questa idea* di nuovo la mano destra sale scostando i capelli dall'orecchio sinistro di lei lasciando scorgere la forma di questo sfiorandone la pelle candida *Il tempo cambia le cose...rapido o lento che sia il suo scorrere* trae un leggero respiro *Non sono la persona più adatta a parlare di queste cose, non so se il rapporto che intercorre tra una Sacerdotessa e il volto della Dea che essa rappresenta possa sciogliersi...questo io non lo so, ma se è così e credi sia accaduto, non colpevolizzarti* il braccio destro scivolerebbe dietro la schiena di lei cingendola, quindi con delicatezza la trarrebbe a se avanzando lui stesso, ancora scalzo sul pavimento di pietra, abbracciandola con delicatezza

CALLISTA {.Tempio.Mensa.} . L'aria che entra dalla finestra spalancata della stanza è fresca, portatrice di una notte serena, a luna calante per chi non con gli occhi avverte i continui mutamenti dell'astro notturno. Un brivido corre lungo la schiena della mezzelfa, ma la colpa non è certo di quella brezza frizzante che scuote i panni, gli abiti, i capelli. Proprio lei, che fu scelta come prediletta della Vecchia, che per prima la chiamò a sè. Lei che vibra al ritmo di parole sussurrate, che trema per quel contatto caldo. Un nuovo colpo duro, secco. Perchè una figlia di Rhiannon non può provare questo, non le è permesso, è proibito. ''Noi non possiamo amare''. Gliel'hanno sempre detto, lei l'ha sempre detto. C'è solo una spiegazione a tutto questo: nemmeno l'Oscura la vuole con sè, non saprebbe cosa farsene di una mezzelfa malata d'amore, lei che si nutre del dolore e della sofferenza, aprendo le braccia solo per sentir esalare l'ultimo respiro. E quell'abbraccio che le viene offerto non ha quell'odore, anzi. Vi si getta, con una grande diffidenza iniziale, con la rigidità conosciuta dal suo corpo, per poi lasciarsi andare, consapevole che questo suo gesto non potrà più avere ripercussioni sul Tempio o sull'Isola. Finalmente libera. { Lascio il Tempio. Non è più la mia casa, ormai } Solo un sussurro strozzato, con occhi che nemmeno provano a cercare il volto del nordico, colpevoli ancora di quell'orgoglio difficile da spezzare, ora che ha ben affondato le sue radici in un terreno quanto mai fertile. Si rialzano solo per un'ultima domanda, questa volta senza esitazioni o paure { Posso venire a Palazzo? }

GRIFFIT [Tempio-Mensa] Le parole arrivano all'udito del nordico, inizialmente sembra quasi un pugno quella frase, una cosa troppo difficile da credere e per un istante si domanda se ciò che ha detto o che ha fatto finora possa aver influito su tutto ciò e fino a che punto, ma poi ripensa a quella stella nera, a quell'espressione del viso, alle parole proferite e forse un pò egoisticamente si rende conto che quanto Callista sta dicendo ora non lo rende infelice, l'idea che si liberi dall'abbraccio di Rhiannon non lo angoscia, anzi, forse potrebbe tornare a sorridere, a questo pensiero sembra rilassarsi egli stesso e tranquillizzarsi, la guarda negli occhi alla sua domanda *Certo che puoi* abbozza un sorriso verso la mezzelfa, prima di riprendere a parlare *Dovrò andare a Barrington per riparare alcune cose* si ferma per un attimo *Forse...se ne avessi voglia, potresti accompagnarmi* deglutisce leggermente, vorrebbe spostare il discorso verso cose, i ciuffi castani finiscono inesorabilmente per scivolare sulla fronte arrivando a sfiorare gli occhi nocciola, la mano destra però cingerebbe il capo della mezzelfa portandolo verso di se, ad appoggiare sul suo petto sperando che tutto ciò che sta accadendo in questa sera possa avere solo effetti benefici su di lei

CALLISTA {.Tempio.Mensa.} . Prima ancora che lui accetti la sua richiesta, la risposta viene data dai suoi occhi, che paiono risplendere nella migliore delle sfumature di nocciola. Nessun sorriso in risposta, solo un chiaro segno, visibile nella sua espressione per colui che ancora la tiene stretta a sè per alcuni attimi, prima che la mezzelfa si sciolga dall'abbraccio, allontanandosi per lo spazio di un respiro indisturbato { Forse } gli risponde, lasciandogli intuire che la sua originale freddezza non è mai derivata unicamente dall'appartenenza alle schiere della Vecchia, sebbene quella abbia segnato più di quanto possibile il sentiero della mezzosangue. { Nymeria è incinta del Re Cervo. Potrei tenerle compagnia } pronuncia poi, indietreggiando di un passo ancora, solo per portare entrambe le mani sulla stoffa nera che copre le sue gambe, accarezzando quella stoffa che, a partire da questa notte, non indosserà più. Lo sguardo si alza nuovamente verso il Comandante, abbozzando quello che è sicuramente il primo sorriso della serata { Partiremo domani mattina. Questa notte è meglio se la passi ancora tra queste mura, per recuperare le ultime forze. Il tempo non si è fermato, nella tua attesa } Recupera quello spazio che dapprima ha messo tra loro due, consapevolmente, per dimostrargli che, d'ora in poi, sarà schiava solamente delle proprie scelte. Si avvicina, porgendogli la mano sinistra, ancora fredda a causa di una morte che vuole trattenerla con sè, pallida ed esile come gli spiriti che non riescono ad abbandonarla { Non con gli altri. Vieni } E, se le sarà permesso dall'altro, lo condurrà dalla parte opposta della navata, nell'Ala riservata alle sole Sacerdotesse, nella sua alcova privata. Probabilmente, passerà la notte ad osservarlo dormire, dopo aver scritto una missiva alla Dama del Lago, non per un definitivo addio, non ancora. Per quello, bisognerà attendere che la luna torni a farsi gravida.

GRIFFIT [Tempio-Mensa]Lascia che ella si separi da quell'abbraccio quando lo desidera, continuando a guardarla con attenzione, non trattiene una leggera risata al forse proferito dalla mezzelfa, prima che quasi finisca per strozzarsi alla frase successiva *Co...come? Nymeria?* cosa ci sia di strano poi, eppure la cosa lo lascia basito per qualche istante, prima che un altro ben più ampio ragionamento faccia spazio, ora dovrà svolgere il proprio compito con maggiore solerzia di quanto già non facesse, se non altro il pericolo più grande che rischiava di inghiottirli ora non c'è più, e a questo pensiero il nordico non riesce a nascondere un sorriso, trae un leggero respiro *D'accordo Callista* quindi riflette un attimo portandosi l'indice della destra alle labbra *Però non so se ce la faccio a camminare...potresti portarmi tu* direbbe mostrando la punta della lingua in segno di leggera provocazione, sa che lei si preoccupa per lui, ma per quanto il nordico abbia imparato a dosare l'orgoglio, ogni tanto un pizzico riaffiora come ora, le strizza l'occhio destro sghignazzando, prima di seguirla con passo svelto, sperando di non ottenere uno sguardo truce da quel suo modo di fare, scosta il ciuffo castano dalla fronte con un gesto della mano destra, in modo che lo sguardo degli occhi nocciola torni libero da ostacoli e possa osservare la figura della mezzelfa, il sorriso sul volto del nordico sembra non volersi più spegnere ora.


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