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Forum delle Sacerdotesse del gioco di ruolo Isola di Avalon

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Samarah

Ultimo Aggiornamento: 15/07/2012 13:56
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Post: 434
Città: POZZUOLI
Età: 43
Sesso: Femminile
Luna Piena
Sacerdotessa dell'Alba
15/07/2012 13:56
 
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§ Salute a voi, il mio nome è Niamh, ma a molti sono ormai sconosciuto, fui pastore, e vagabondo tra le nevi della regia Uppsala, Perla del Nord, corona delle normanne terre . Perchè qui giungo? Solo gli dei forse lo sanno, non ho ne terra ne casa anche se un tempo trovai le mie mura tra le casupole di pietra delle montagne di Svezia. Fu li che si scrisse la mia storia , insieme a quella di chissà quanti altri. ora son anima, e non più canto, ma lo stesso voglio donarvi ua un ultimo seme, la memoria di colei che porto. Che sia quercia o strenue rovina, a voi deciidere.. a cuor che ascolta niente è celato.

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Salde radici della memoria. O dei Che innalzate a sacro fuoco immortale
I luoghi oscuri del mondo Sia oro la mia voce
Che resista al sonoro sgretolarsi del tempo! Allora canterò. Non tacerò
Di fronte al muto urlare dei passi Verso il distante richiamo del giorno.
Renderò parola immutabile il sussurro dimenticato della storia.

Qui. Dove tutto ebbe fine .Dove la luna getta la sua luce argento
Sulle profondità silenziose, La, dove soltanto il mio corpo addormentato resta
Inquieto testimone A memoria di coloro che il fato segnò
D’oro e d’argento prima della fine dei giorni..
E d’odio e sangue.che rese di purpureo manto la collina intrisa.

Dai regni in rovina nacque. Bambina di neve dalle bianche mani.
Al nord dell'immutata Svezia .Dagli alberi antichi. Delle memirei di pietra e ghiaccio.
Memorie di popoli, cantano Sussurro di colei che fu per me luce e fuoco, sorte
Colei che il fato scelse. E la divina madre .
Non tra i grandi la scelse. Figlia del denaro, ma d'esso reclusa a dorata
come si chiude un debole fringuello.
Figlia della neve. Samarah ti mise il primo sole, e l primo brivido fu anche il più forte.
Tra pietra e sete avesti passo, e oro e gioielli a vanto fino alla rosa alba che piede il tuo piede
passò nudo alle sacre vestigia della divina .
Vergine Verde, Lÿnną signora delle Acque
sposa della terra. E di Yrrøs Trono delle tempeste e dei Mari
De suo diadema ti cinse, del sacro fuoco la fronte, e di incensi e ambre .

Quanto dolce l tuo canto, quanto l guardo infinito dei tuoi occhi
curiosi e mai domi di ogni cosa..e così crescesti.. tra le paterne prigioni di nulla e affari.
Fino al giorno in cui alla nuova avesti Selene, e nudo piede a calzar la sacra via dei protetti..
Eppure.. forse fu fato e forse fu destino..
che vide l tuo gioco bagnarsi dell'immutata goccia della pioggia .. e sotto quattro pietre ricever ristoro ..e la prima tua fiamma,...
Dalle alte mura, dai palassi vuoti cercasti il tuo cuore forse?
Tra le spighe dorate , con la voce del vento, ’odore della terra, lo splendore del sole,
Dalle campagne, dimora degli umili.
E si fermò.. nell'inquieto viaggiar delle gregge nel suo cantar che rallegra animi e tempo.,.

Ah dolce fevore elgi amanti.. quanto ti furon quei giorni..
di nubi bassi nell'estati assolate, e spigne di grano a sfiorar le vermiglie
cantando storie con un vecchio liuto per compagno.
La sua voce.. ah la sua voce.. quanto ti fu fatale..
eppure , anche oltre l'orizzonte del fanciullo si celò l grido funesto del tradimento
e sussurro ingenuoe distratto all'oto del tuo servil padre.. fe rabbia e follia rapaceò
Si alzò.
E la sua vendetta fu terribile Quando la luna vecchia svanisce nel cielo,
tra lo scalpiccio dei cavalli , e la nuova nasconde tra veli neri di fuliggine
il suo corno incantato.E salì, condotta dal fato oscuro
Che forgia gli animi ribelli, fuoco sacro che plasma nella prova.



Camminasti tra i sentieri desolati Recando aiuto e conforto a popoli spezzati.
Quando la rovina calò sugli uomini ti spogliasti del tuo oro per aggiunger piaghe alle tue bianche mani.ma essi ti fuggirono
Non riconobbero la tua voce. Ti chiamarono estranea e fuggirono i t uoi occhi


Da molti amata, passi amici sulla strada del cammino,
voci si unirono alla tua, dalla medesima sorte legati.
E da essa stessa divisi . Inondarono di volti e parole di luce il tuo cammino.

…Coloro che ora dimorano ove solo le stelle conservano i nomi…

Giunse infine.
Attimo di immensa felicità e di dolore estremo denso, Il giorno buio.
Cuore cosa ho già dimenticato! Devo chiamare alla memoria la pazzia degli uomini!…
la follia dle contar le lacrime che cadevan al fiume come trascinate da gran vento..
il suo corpo martoriato..ah folle folle mano avversa! Perchè tanto dolo?

Non posso tacere Il giorno che fece tremare la terra!
Il sangue che ne irrigò le vie !Ne il cuore trafitto del nemico!

..L’ora in cui la Fiamma tornò ai suoi lidi di luce…
La luna, nostra eroica madre, pianse.

E fu un lento e immondo sprofondar , di nebbie e fiumi di trepida
come folgia al vento . Ti raccolsero, le progenie rinnovate ,
fanciulla divenuta leggenda - Quattro assi di lengo per barca, e sotto solo la via al destino..
e a te , celebrata in un canto, rese lode la luce velata del giorno dietro il brillare dei calici.

E la luna tornò a far soffiare il suo velo di luce
Tra i capelli corvini del cielo. Limpido del sangue lavato. Era una nuova alba.
E per secoli interi continuò a splendereUn sole velato, carico di una nuova attesa.
E la sponda . Che ti vide di nuovo ferma. Estranea, e perduta, fiocco di neve dimenticato dal cielo.

Eppure,
sono rimasta sola a narrare, parlando alla pietra, a infrangere il riposo dei corpi
in questo luogo di santità. Solo mi fu dato di sapere
E sola mi dolgo, a richiamare la coscienza
Ferma sull’immagine di una donna,
La memoria, labirinto dell’orgoglio e della vigliaccheria della mia razza
Mi riporta, evoca il tuo sguardo. Perduto.

Qui, dove lo spirito di coloro che morirono per volere del mondo,
sono poeta di ricordi di donne, tutte.
la Mia mano sull’elsa della spada,
e nell’altra un libro. Saggezza dei tempi.
Qui il mio ultimo canto,
a ricordare , ammonire, la grande ombra.
Narrerò , racconterò.
richiamerò alla mente gli orrori della notte di sangue.

Ma la progenie è sorda E non presterà ascolto alla mia voce

Mostrerò loro la vanità del mondo, il dolce amaro sorriso del potere,
che conduce l’uomo alla pazzia.

Ma la progenie è cieca, Come cieca è la luna errante.
Io sono solo un poeta, e la mia voce è nulla.

Narrerò. Ma non capiranno.Canterò. Ma non ascolteranno.
E alla fine, di nuovo verrà. §



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Samarah Saibir nasce ad Uppsala, capitale del regno Normanno sotto la dominazione vichinga. Il padre Høstrag era un ricco mercante spesso quindi distante da casa, cosìcchè Samarah crebbe con la madre Erienne e con la tutrice , ancella del tempio di Lÿnną. poco avvezza agli agi di quella vita amava spesso fare lunghe passeggiate tra le montagne dela sua terra , libera e in veti tutt'altro che regali come il desiderio apterno al voleva. Tra la gente del posto divenne, Usignolo , per la sua voce angelica e squillante a volte. Fu durante una di queste che trovò per caso una casupola di pietra ove che le rimase per molto tempo come il suo " posto dei sogni" . passava ore in quella costruzione semidristrutta, a leggere, a tessere o immaginando viaggi in terre lontane. Col passare delgi anni smise di girovagare , ma tornava sempre li quando voleva star sola . Cosa che successe spesso dopo il 15 anni. un po per le continue liti dei suoi genitori sul suo futuro un po perchè li aveva incontrat una persona. Si chiamava Niahm ed era allora un pastore ribelle di 16 anni con due enormi occhi castani e l'aspetto sempre disordinato che col passar del tempo divenne suo compagno di quelle ore solitarie. Disse spesso in futuro ch'ei sapeva "tante storie quanti i cristalli di neve sulla collina "Ed era vero. cantava con voce melodiosa e passava delle ore a spiegare alla bambina le diversità dei fiori e delle piante che crescevano in quella regione. Crebbero inzieme , scappando appena potevano uno dai propri doveri l'altra dallo studio e dalle prediche del padre perchè trovasse marito. Non ci volle molto perchè i due si legassero. anche quando dopo i 18 anni, samarah , per fuggire al matrimonio con un nobilotto della capitale a cui era stata promessa, e forse influenzata dalla madre e dalla tutrice, espresse il desiderio di esser introdotta nel tempio di Lÿnną e ne divenne a sua vola ancella, i loro incontri si fecero rari e presero a vedersi nei giardini del tempio . Fu per caso, o forse per destino che una delle serve li vide e ne informò il padre. Durante unanotte di peino invero le guardie del padre fecero irruzione nella casupola ove dormiva in attesa di lei il pastore e lo uccisero proprio mentre ella giungeva. A samarah non rimase ce la fuga. tornata al tempio fu aiutata dalle consorelle che la nascosero e alle prime luci dell'alba la misero su un carro diretto fuori città. la travrsata fu lunga e difficile ma alla fine riusciì a arrivare ad un villaggio su un fiume. stanca e stremata ricevette aiuto dai pescatori li rimase nascosta per vari anni, sempre con la paura che gli uomini di suo padre la cercassero. Si fece amica una delle sagge del villaggo, e durante uan grossa epidemia divenne la sua aiutante nel curare quella gente. Tuttavia nonostante il suo impegno , fu sempre considerata estranea ed ella temette sepe che da un giorno ad un altro le truppe del padre sarebbero comparse. come infatti fu. il resto ricorda poco. la corsa verso il fuime la zattera rubata e la corrente che la trascinava via. E poi la nebbia,oltre la quale conobbe l'isola.

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