Ecco la
prima role di riposo. Perdonate la brevità, ma ruolare da sola mi deprime.
LINK FM DI RIFERIMENTO
Callista e Roseline perdono entrambe 100 punti mente e 100 punti forza, che recupereranno con:
1 role di riposo assoluto + 1 role generico di recupero
REGISTRAZIONE
ROSELINE - {Alcova}{ Aiutata dalla somma stella, e aiutandola lei stessa, è riuscita a raggiungere la propria stanza. Si appoggia con stanchezza alla porta, schiudendola con il peso del proprio corpo. Non c'è bisogno di chiavi lì, dove tutte le sorelle riposano. L'uscio si richiude da sè, e il letto pare alla giovane ancella un'oasi che promette pace e riposo. Si trappa via il ciondolo con l'ametista e debolmente sfila l'anello, poggiandoli sullo scrittoio. Le forze sembrano mancarle con rapidità estenuante, ma riesce a togliersi di dosso anche la veste sacerdotale. La getta da qualche parte nella stanza, avvicinandosi al letto e afferrando alla cieca qualcosa d'altro da mettere per celare le sue nudità. Solo adesso lascia che il suo corpo minuto sprofondi nella dolcezza di quel giaciglio, infilandolo sotto le lenzuola di lino. Reclina il capo di lato, batte le palpebre velocemente e più volte, la vista sfocata. Poi qualcosa la cinge, strappandola alla coscienza, portandola via da quella stanza. Lontano. In un mondo di sogni e immagini che si sovrappongono. Il corpo, nonostante la terribile stanchezza, comincia a scuotersi, a sudare. L'espressione del viso, che dovrebbe essere finalmente rilassata, è contratta e a tratti disperata.
ROSELINE {Alcova}{ Non è affatto semplice per lei, figlia dell'Oscura da pochi giri della ruota, resistere alle conseguenze di un rituale. Il dolore e la spossatezza la colpiscono violentemente, nei pensieri come nella carne. Non c'è modo di sottrarsi, per la diciottenne, a quello stato confusionario che l'ha inglobata, rendendo il suo riposo un supplizio. LE mani artigliano le lenzuola, quasi vi stesse combattendo contro. Qualche gorgoglio scivola via della labbra sottili, accompagnato da tenui singulti che le scuotono il petto scarno. Non c'è pace. Nemmeno lì, nella sua stanza. Non c'è riparo. Nemmeno nel suo letto. Perchè la mano della Velata giunge ovunque, munita della sua lama. E la sacerdotessa non può che abbandonarsi al volere della sua signora, e guardare che lei le mostra, tutte le volte. Perchè giurò, tempo addietro, che la sua vita Le sarebbe appartenuta, e che ogni volontà sarebbe stata annullata in Suo favore.
ROSELINE {Alcova}{ La Diaconessa giace distesa, coperta da lenzuola leggere, di quelle che servono a proteggere dalle fresche brezze e non da gelidi inverni. I capelli sono sparsi e scomposti sul cuscino, madidi di un sudore che scivola in goccioline sul viso pallido, cadaverico quasi, della nera vestale. Il ciondolo con l'ametista è stato riposto sullo scrittoio che occupa in parte la sua stanza, così l'anello che porta sempre al dito medio della mano destra. Ora a vestirla vi è una camiciola da notte, sottile, bianca, madida di sudore anch'essa. Le palpebre violacee sono chiuse sulle iridi limpide azzurre, ma quello che ne scaturisce non è l'immagine serena di un sonno ristoratore. Sotto la pelle tesa e le lunghe ciglia gli occhi si muovono a scatti, ciechi ad ogni cosa materiale, ma fin troppo sensibili ad immagini confusionarie che continuamente le invadono la mente. Quel riposo non è che un'altro sacrificio, un'altra condanna che l'Oscura le impone. E solo adesso, durante l'ultima ruota, la Diaconessa sta cominciando tutto la Diaconessa ancora s'abbandona a colei che l'ha scelta con cieca passione ed abnegazione.
ROSELINE {Alcova}{ Il sudore continua a bagnarle il corpo, il sonno la rende agitata. Incubi le squarciano la mente, incubi fatti di immagini confuse e terribili, ricordi misti a frammenti vita mai visti, che forse saranno o non saranno mai. Ed è in quel delirio che la vestale si gira e rigira convulsamente e con stanchezza nel letto, fiacca nel corpo e nello spirito. Spezzata. Perchè quella stella nera tatuata sulla fronte anni or sono è una condanna, eppure immensa gioia. D'un tratto, nel mezzo di questo folle dibattersi tra le lenzuola, la giovane pare chetarsi un poco, vinta dalla stanchezza delle membra. Si gira su un fianco, il sinistro, i capelli bagnati che le circondano il viso, dandole l'aspetto di uno spettro annegato. Sembra mugugnare qualcosa, qualche parola senza senso, in un tono che ha fretta di far udire quei lemmi incomprensibili. Poi niente. Torna silenziosa, gli occhi che ancora si muovono sotto le palpebre, però muti. Il sudore ancora le imperla la fronte quando sembra cadere in un sonno appena appena più profondo, un sonno che forse servirà a lenire le ferite dell'anima e del suo involucro.
[Modificato da Mitrhil 24/07/2011 12:41]
MASTER DESCRITTIVO DEITHWEN
)O(
Che era morta. Le dissero che era morta...
Che nell'alba l'avevano vista galleggiare. Come un cigno.