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Forum delle Sacerdotesse del gioco di ruolo Isola di Avalon

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Callista

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2009 21:22
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Luna Nera
16/11/2009 21:18
 
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Frammenti di memoria…


“ La prima cosa che ricordo sono i raggi di sole che scaldavano la mia chiara pelle. Poi, aprendo i miei occhi verdi troppo scuri per essere stati ereditati dagli Elfi, vidi sopra di me delle rigogliose fronde che ondeggiavano al vento. Aprii la mano destra, toccando delle piccole pietruzze appuntite, mentre le mie orecchie appuntite da mezzelfa riuscivano ad udire il sommosso mormorio delle acque. Mi alzai, quindi, ma la mia memoria mi impedì di riconoscere il luogo in cui mi trovavo, mai prima di allora avevo visto quelle acque, quegli alberi e odorato quei profumi… Era l’Isola di Avalon, questo mi dissero quando incontrai delle persone, l’Isola Sacra delle Mele…”


Quel passato ancora sconosciuto

Callista ha ora 128 anni, ma nulla sa di tutto quel tempo ormai passato, forse cancellato per sempre o destinato a riapparire improvvisamente. Nulla si ricorda della sua famiglia, che peraltro l’ha abbandonata ancora da piccola, dei suoi fratelli umani e degli scherzi umilianti che le hanno fatto subire.
Forse qualche ricordo dei lunghi viaggi che ha intrapreso alla ricerca di qualcosa, forse di se stessa, quelli sì, forse di quelli ha ancora qualche traccia di memoria. Ma lei stessa non lo può dire…
Come non può dire di essersi dedicata alla magia nera per quasi tutta la sua esistenza. Di Arkinn, la sua sorella di sangue, non ricorda nemmeno il viso. E delle lunghe passeggiate notturne al chiaro di luna piena, alla ricerca di erbe, di piccoli animali non ne sa nulla. Dell’amore che usciva dalle sue labbra per tutto ciò che la circondava e per Arkinn… nulla…
E ancora non sa come è giunta qui, nell’Isola Sacra.
Strano scherzo del destino, forse…

[Modificato da .callista. 16/11/2009 21:20]


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Luna Nera
16/11/2009 21:22
 
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Fu un vagito ad iniziar la Festa. Perché la piccola Neonata era una femmina, appunto. E dove aprì gli Occhi, tra le Braccia affettuose e le Grida di Giubilo, era un piccolo Villaggio, uno di quelli in cui il Sole tramonta presto per lasciar lo Spazio ai Cristalli di Stelle.
Verdi Colline ad attendere il suo Passo, soffice Neve a far da cornice all’Inverno e gelide Acque che lente scorrono, attraversando Boschi e Prati, fin discendere, lontano nel grande Mare.

Ma v’era una particolarità in questo Borgo.
Nessun Uomo a governare, nessun Maschio a lavorare la Terra. Solo Donne, di differenti Età. No, non erano scherzi della Natura. Questa Piccola aveva un Padre e la sua Natura fu facilmente svelata, quando le Puntute apparvero, cinte da bionda lanugine. Madre Umana e Padre… forse Elfo, forse Mezzelfo. Nemmeno il suo Nome la Madre le svelò, ma invero fu Ella stessa che mai chiese notizie di Lui.
Tutte le bambine con cui divise l’Infanzia non conoscevano chi le avesse generate, perché solo chi aveva il Dono della Nascita era indispensabile. Callista aveva sua Madre e le sue Sorelle. Quando la Notizia della venuta al mondo di bambini di sesso maschile vagava per quelle Lande, veniva presto zittita, relegata alla Fantasia di Fiabe raccontate all’Ombra di un grande Fuoco acceso. Ma non era la Morte ad accogliere quei Piccoli, piuttosto antichi Accordi con coloro che giacevano con le Donne del Villaggio.
E fu così che Callista crebbe, rara Bellezza elfica in un villaggio di Donne Mortali. Istruita all’uso delle Erbe, alle Preghiere per la Madre, all’antica Saggezza Popolare che quelle Donne facevano segreto Tesoro. Ma spesso, troppo spesso, è la lunga Vita che distrugge gli Animi di chi Sangue elfico ha nelle Vene. Scivolano gli Anni, crescono le Rughe e la Debolezza degli Esseri che piccola hanno la Clessidra della Vita. Passa la Signora dei Neri Cancelli e termina il Ciclo di Coloro che le Risate di Callista avevano udito.
Perché Ella più non coglierà i Sorrisi, più l’Allegria sul suo Volto, negli Occhi nello Smeraldo splendenti. Anima silenziosa, sperduta ed abbandonata. Lei la Saggia, ora, che già 65 inverni ha contato. E nascono nuove Fanciulle, nuovi Germogli pronti ad ascoltare le sue Parole, a dipendere dalle sue Scelte.
Una in particolare, una piccola Adolescente dal crine colore del Fuoco ardente e dai grandi occhi Celesti. Arkinn. Ma atto impuro viene compiuto, Conoscenze che sfuggono alle Donne del Villaggio, strane Uccisioni di piccoli Animali, strane Cantilene che s’agitano nella Notte. Lei e Arkinn cacciate dal Villaggio, esiliate per l’eternità dall’unico Posto che finora avevano conosciuto. Ma quei Riti non vanno disperdendosi, il Potere viene ricercato, i Sacrifici non cessano, le Pozioni nemmeno. La Conoscenza finora appresa dalle Parole delle Anziane diventa Motivo di Ricerca continua, di Distorsione stessa, fin precipitare nella più oscura Forma di Magia. Di Villaggio in Villaggio fuggono, da Uomini derubati, da Donne assalite. Spesso tuttavia ricercate per la loro Forza e per la loro Intelligenza, nonché Devozione per lo Studio e l’Apprendimento. Di null’altro han bisogno, innamorate l’una dell’Altra.

Ma la Signora Oscura ancora una volta irrompe nella Vita di Callista. Il sottile Filo che alla Vita legava Arkinn viene lacerato, la Strega trasportata nell’Oblio della Morte. E la Mezzelfa nuovamente sola. La Reazione tuttavia cambia, questa volta, perché troppa l’Amarezza, troppo il Dolore che cinge quell’esile Corpo corrotto dalla spietata Ricerca.
Altro Ella non può fare che ricercare lo stesso Destino dell’Amata, preparando un Veleno nella Speranza che la Tessitrice colga le sue Intenzioni. Ma Ella ha altro in serbo per la Mezzelfa. La Memoria viene cancellata, ogni Ricordo spazzato con oscuro Colpo di Spugna. E quando apre gli Occhi, una nuova Riva a lei appare, nuovi Colori mai veduti, nuova Brezza a carezzare il suo Crine color del Grano maturo.

Una nuova Vita, che non sprecata andrà questa Volta.





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