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Forum delle Sacerdotesse del gioco di ruolo Isola di Avalon

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)O( La fine di una Somma Stella )O(

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2012 14:28
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Luna Nera
25/07/2012 14:28
 
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Riposo Callista (Somma Stella) QUEST AF

Riassunto:
Callista ha passato l'intera giornata a riposare tra i rami del vecchio salice nei giardini interni del Tempio, rivivendo nei sogni la battaglia, e lì si trova anche quando ritorna la notte, svegliata dal sopraggiungere di Rois, che le porta una veste pulita. Decide quindi di immergersi nella sacra Polla, per lavar via ogni traccia di stanchezza, trovando, una volta riemersa, proprio Mithril. L'udito perfetto della mezzelfa le permette di ritrovare anche Alexandra, ospite del Tempio. Una breve discussione, destinata a durare tutta la notte, chiuderà l'incontro delle tre.

Commento:
Un sempre grazie a chi sopporta le mie idee malsane. E in più, mi segue! [SM=g2159746]
Poichè questa giocata è temporaneamente precedente a quella in cui Callista abbandona la carica di Somma Stella per darla a Eiluned, ho pensato di aggiungere un piccolo dettaglio finale.

LINK FM

CALLISTA {.Tempio.Giardini Interni.} . E' passata una notte. E poi tutto un giorno, dall'alba al tramonto. Il sole l'ha sorpresa sotto i lunghi rami sottili del vecchio salice, con la schiena poggiata sulla sua rugosa corteccia, su quel lato che rimane sempre un po' nascosto rispetto ai sentieri percorsi dalle Sacerdotesse. Come se non volesse farsi trovare, oppure incrociare il loro sguardo, ammettendo che, nonostante la vittoria, hanno perso. Lei ha perso, questo è sicuro. Avrebbe dovuto salvarli tutti quanti, avrebbe evitato incubi notturni a tutto il popolo. Invece, la Sua isola è stata invasa e nessuna Dama del Lago avrebbe mai dovuto lasciare che questo accadesse. Lei, la mezzelfa, l'ha fatto. La luce solare non l'ha esonerata da pensieri lugubri, disfattisti, neri come solo un lato della Triade riesce ad essere, quello che l'ha chiamata a sè, fin dal principio. In quelle oscure ombre il suo corpo mortale è scivolato, non in un riposo pesante come quello degli umani, ma una veglia terribile, lunga, estenuante. Lo stesso odore di carne bruciata e di polvere acida che i suoi polmoni hanno assorbito durante la battaglia contro l'Armata delle fiamme, le stesse lacrime che un corpo non temprato dalla resistenza avrebbe lasciato scivolare, su pallide guance che hanno dimenticato l'ombra di ogni sorriso. Tra le spalle, l'unghia di ferro del drow non pulsa più, risanata dalla dolce luce di Mitrhil, eppure la vecchia pelle del salice morde sulla pelle ancora priva del tessuto, come se le mani della Vergine non si fossero posate. Come se tutto quanto fosse ancora là, sotto la terra, nelle profondità di un vulcano risvegliato. E' questo che il corpo, non esattamente immobile, della mezzelfa, rivive, tra una scossa e un tremito che la percorre dal capo fino alla punta dei piedi, convinta di doverlo ancora stanare, il nemico.

CALLISTA {.Tempio.Giardini Interni.} . Se n'è andato anche il sole, lasciando solo le stelle ed una piccola falce di luna ad osservare il corpo della mezzelfa, con le palpebre abbassate, chiuse verso la realtà, scintillanti d'oro fuso sulle ciglia che danzano, tra le ombre di una notte giovane, sorta da poco sulle ceneri di un giorno tormentato e colmo di incubi. Lunghe ore, interminabili minuti, distesa sotto quelle fronde, a rivivere un destino già segnato e già vissuto, ad urlare silenziosamente di dolore per una ferita che quasi nemmeno la pelle rammenta ancora, a temere per la vita delle sue sorelle e per quella di quell'uomo che ha deciso di amare. Eccolo, nei suoi sogni, con l'armatura linda e non ammaccata, con un sorriso lieto stampato sul volto, con gli occhi sereni e felici. Prima di uscire da quelle caverne, s'è voltata per accertarsi della sua salute ed era in piedi, con la spada sguainata, a ridosso della lava. Vivo. Poi, è come se l'oblio fosse disceso sul suo cuore, impedendole di pensare a lui, di cercarlo, di chiamarlo con quanta più voce le sia rimasta in gola. Ed ecco che lui ritorna, senza averla udita, come se la battaglia nemmeno l'avesse sfiorato. Sorride, Callista, in quel limbo che la Triade le ha donato, in quel sonno leggero che la sua natura le permette. Un soffio, un carezza di brezza, le bastano per riaprire gli occhi sulla realtà, sui giardini del Tempio, sulla fioca luce lunare che una vista migliorata dall'eredità elfica le permette [//Vista crepuscolare]. Fruscio di vesti estranee la riportano sull'Isola, l'ombra di una sagoma che ben conosce, al servizio delle Sue Figlie, ripone per terra quello che ha tutta l'aria di essere un abito pulito, ad una decina di metri dal corpo quasi abbandonato della Sacerdotessa. Rois non si accorge che la Somma è sveglia, i suoi sensi mortali non glielo permettono, ma la conosce quanto basta per sapere che è meglio non disturbarla, quando sceglie proprio quell'albero per riprendere le forze. Per alcuni attimi se ne rimane in quella stessa posizione che le ha tenuto compagnia per l'intero giorno, fino a che dell'inserviente non rimarrà che il dono che ha portato alla sua Signora, ora pronta a rialzarsi da quell'alcova improvvisata, fonte di ricordi dolorosi e del nuovo spiraglio di luce che l'ha finalmente condotta verso quella nuova realtà, fatta di gesti e di strade ancora da compiere. Tra le sue mani la nuova veste, anche quella nera come la notte, ha un profumo invitante, di qualcosa che deve ancora compiersi, che mai è stato visto. Qualcosa che non può essere indossato su quel corpo non dolorante nel fisico, ma che ha estrema necessità di un bagno purificatore. E la Sacra Fonte, a pochi passi dal vecchio salice, è il primo vero desiderio di Callista da quando è tornata al Tempio.

ALEXANDRA {{ Stanza Ospiti }} § [[ E' nel silenzio della notte avalonese ch'ella giace, come un pallido feretro cinto di nero e coronato di cremisi, su chiare coltri ch'entrano in contrasto con la sua figura apparentemente rigida, inflessibile, quasi inanimata. Quasi. Perché quel petto si solleva, dominato dall'istintivo impulso naturale di richiamar nei polmoni quella fresca e aromatica aria notturna ch'aleggia nella stanza, insinuandosi dalla finestra ' alla sx del letto - lasciata schiusa appositamente per lasciar scorrere quella brezza ristoratrice. I capelli d'un vivido ma umido ' come se fossero stati lavati prima di coricarsi, come il resto del corpo - biondo rame son sparpagliati sul cuscino e le palpebre calate sugli occhi d'un blu metallico, magnetico, fremono di tanto in tanto, dando segni di tensione già intuibili da quei lineamenti del viso contratti, induriti, austeri quasi più nel sonno che da sveglia. La coscienza è offuscata, soffocata dagli onirici veli che l'hanno attratta lontano, risucchiata in sogni e incubi, nella totale assenza di bisogni fisici o percezioni annesse a quelle calde carni. E sono visioni, rapide immagini che scorrono innanzi a sé, eppure riescono a rievocare sensazioni corporee, tangibili, oltre che meramente emozionali, come buona parte dei sogni. Vede un grande corvo imperiale abbandonare l'infinito dei cieli per lasciarsi accogliere dall'oscurità eterna racchiusa dalla madre terra e dal fuoco del suo grembo fertile, scende, spalleggiato da altre mistiche creature, talune conosciute, altre senza nome e senza regno. Un lago di fuoco, pedine nemiche invadere quel crudele tavolo da gioco e raggiungerli, poi un enorme serpente sollevarsi e volar in contro al corvo, sciogliendo parte della sua ala. Ma poi qualcosa, una magia forse, muta quelle piume bruciate in strali d'acciaio nero come la pece, ma tagliente come l'ossidiana. Poi ogni pedina viene disciolta, deglutita dal magma e il Re cade dal tavolo, infrangendosi al suolo con ogni altra sua spalla. Sibilline immagini che riportano la realtà che le si è presentata innanzi ai suoi occhi sino a poco prima, ma in termini diversi, meno brutali, più mistici, più graditi da quella mente provata dalla Guerra e da ciò che l'ha preceduta. Come potrebbe essere altrimenti? Qualsiasi essere vivente, dotato di mente libera e coscienza, cercherebbe una semplificazione, una lontananza da certi brutali eventi, senza discostarsi dalla realtà. Non più del dovuto. E la mente ancora freme. Immagini, ricordi d'un dolore bruciante che le è stato strappato via da una magia mistica che le è stata operata, con ogni segno. A ncora dorme. Ne ha bisogno. Eppure la mente si ribella, dopo così tante ore di sonno, o forse anche il corpo, per l'assenza di adeguato nutrimento. ]]

MITRHIL {[ corridoio -> Giardini interni ]} )O( { La luna è nella sua fase crescente, lo avverte come un dolce formicolio lungo tutto il suo corpo, così come quando la ruota inevitabilmente supera la barriera dell'inverno per volgere verso il risveglio della terra. E' uno spirito di luce che si aggira tra le ombre sicure della Signora Velata, pallida ed eterea presenza che scivola silenziosa lungo il corridoio, lì dove la brezza dolciastra si rincorre dai giardini interni per disperdersi poi nella sala circolare. Piccoli piedi che silenziosi si muovono sulla nuda pietra, al di sotto della lunga veste bianca, nessun ornamento, nessun fiorellino di caprifoglio è intrecciato tra i morbidi ricci, che scendono liberi senza fermagli oltre la schiena della Custode. Ha ancora nelle nelle orecchie il suono e gli odori della battaglia e, benché ormai il suo colorito sia tornato florido, il suo animo è ancora scosso per quanto odio quelle creature riuscivano ad emanare. Automaticamente si porta la mano sulla bocca come a volersi pulire di quel bacio disgustoso che l'ha presa contropiede, ritrovandosi praticamente tra le braccia di una di quegli orribili esseri. Avanza spedita verso la sacra fonte affinchè l'acqua che tutto risana, possa mondare il senso di sudiciume che le si è attaccato addosso. }

CALLISTA {.Tempio.Giardini Interni.} . Passi compiuti da piedi nudi vengono percorsi sull'invisibile sentiero che da quel salice raggiunge i giardini sacri alla Vergine, là dove il suono di una piccola cascata irrompe dolce e lieto, simile al canto di mattutini volatili che presto, al sorgere del sole, invaderanno quell'angolo di vegetazione con le più allegre melodie che la natura possa partorire. L'alba è così vicina che la notte sembra ancora più nera, con le sue ombre tentatrici e quelle cerchie di spiriti che mai cessano di danzare tra le stoffe dell'abito strappato sulla schiena, non più trattenuto, come la notte precedente con la piccola elfa, da minute mani, ma lasciato libero di cadere sul corpo esile della mezzelfa, rivelando la parte superiore della sua figura, fino a quando, attardandosi un attimo tra l'erba bagnata dalla rugiada, la veste non scivolerà completamente sulle lunghe gambe della Somma Stella, pronta per essere scavalcata e dimenticata. Come sarebbe facile dimenticare allo stesso modo quel che è accaduto. Fingere che non sia esistito nulla, perdersi nelle braccia di quel fresco vento, spingersi oltre le onde della Polla sacra fino a trovare null'altro che la pace e la solitudine. Pensieri che nascono e travolgono il corpo ora completamente nudo della mezzelfa, da una mente che ha perso di immergersi nelle nebbie dell'irrealtà e che lentamente rinasce, come un piccolo bocciolo candido, mentre la punta del piede sinistro si rende conto della freschezza di quelle acque, subito raggiunta da quella opposta e gemella, che inevitabilmente spinge per chiedere permesso a tutta quanta la pelle libera al vento, fredda e candida, di immergersi nel liquido rinfrescante, di abbandonarsi ad ogni preoccupazione, di vivere quest'istante e niente più. Trasluce il candore della Sacerdotessa nella fonte che sgorga dalla roccia, fino a scomparire del tutto, prima le gambe, poi il busto, fino a che solo i due ciondoli rimasti potrebbero identificarla, tra le femminili forme che severi abiti solitamente nascondono. Solo la ribelle chioma dorata galleggia sulla superficie della pozza, mescolandosi al liquido puro e limpido nella notte argentata.

ALEXANDRA {{ Stanza Ospiti }} § [[ Fremono le labbra, d'una tonalità rosea piuttosto pallida, quasi malaticcia, ma non v'è traccia di malesseri che non siano la spossatezza mentale in lei, per sua fortuna il peggio è già stato curato, almeno nel corpo. Man mano risale alla coscienza, alla realtà, portando con sé i ricordi di quel sogno e permettendo alla mente di analizzare l'ambiente in cui è stata accolta, gentilmente, dalle figlie del Tempio, affinché potesse riposarsi prima di tornare a sedere sul suo trono, nelle mura della Fortezza. Chissà dove staranno, le altre maghe? Saranno sopravvissute a quell'inferno di fuoco? Lei stessa, ironicamente, ne è rimasta per un po' trafitta. E' questo il secondo pensiero che sboccia, rapidamente, nella sua mente fredda e analitica, che dà ben poco spazio alle altre emozioni, seppur per prima cosa si soffermi sull'aroma ch'aleggia nella stanza ' spezie varie, forse incensi, l'odore fresco delle lenzuola pulite e molto altro ' e dall'assenza quasi totale di luce. E' notte, questa è la prima certezza che ha in questo istante, la più solida e definita. Le palpebre vengono sollevate, lentamente, come un sipario, permettendo agli occhi di confermare ogni suo pensiero. Un respiro più profondo e, memore di quell'ambiguo sogno di cui rimembra molti frammenti, salvo qualche ininfluente particolare, dovrebbe rievocare, nella sua mente provata, un vago riassunto di quanto accaduto nelle profondità della cordigliera. Una sintesi che, man mano, si arricchisce di particolari e contorni. Sulle esangui labbra si dipinge un leggero sorriso, privo di calore, come il sorriso d'una epica sfinge o creatura mitologica. E così, infine, come è stato profetizzato la guerra è stata vinta, vero Alexandra? Un sogghigno gorgoglia dalle labbra, soffocato da quest'ultime che vorrebbero trattenerlo fra sé, silenzioso, segreto. Non vuole certo svegliare qualche altro ospite. Eppure non rimarrà sdraiata, come dovrebbe fare, cercherà di sollevarsi, a sedere, affondando i gomiti nel comodo materasso ove era adagiata, tentando così d'ergersi a sedere su quel giaciglio che le è stato assegnato. I capelli, liberi da ogni costrizione, scivolano sul suo corpo come onde infuocate. Malgrado la spossatezza che intimi di starsene a letto, ignorando il corpo sofferente desideroso di cibo e di moto fisico, ha deciso di non starlo a sentire. Non è da lei l'apatia ed ha molte cose da fare. ]]

MITRHIL {[ Giardini interni -> Polla Sacra ]} )O( { Si dirige verso quella polla limpida, dove fresca e cristallina, l'acqua fuoriesce dalla roccia per riversarsi generosa nella piccola baia, lì dove la natura è rigogliosa, le ninfee fanno da morbido tappeto e i colori rifulgono brillanti anche nella notte, sotto i raggi di una luna vestita per metà d'argento. Ma l'astro notturno non è l'unica fonte luminosa, c'è chi su queste terre rifulge di uno splendore divino, danza la sua aurea come una fiamma nella notte, quale delle sorelle incarna tale bellezza? Solamente colei che rappresenta la Dea su Avalon possiede tale spessore ed è verso di lei che si dirige la custode, non solo per l'ardore di condividere con lei una notte simile, ma anche come suo impegno verso chi a lei si è affidato per trovare la via della guarigione. L'acqua è un dolce gorgoglio che accompagna il canto degli usignoli e ora che, anche i suoi occhi arrivano lì dove quel filo invisibile aveva già tracciato davanti a sé una linea luminosa, può arrivare a lei attraverso quel legame inscindibile. I lunghi capelli biondi della Dama del lago fanno da trama dorata sulla superficie dell'acqua, mentre la vede immergersi fino alle spalle.} Callista! { Quel nome è portato dal vento, leggero e delicato nella quiete della notte si unisce all'armonia del canto dei giovani uccelli in amore, mentre i suoi piedi arrivano a lambire appena le dolci acque. }

CALLISTA {.Tempio.Giardini Interni.} . Non nuota, la mezzelfa. Piuttosto, si lascia trasportare dalla corrente della polla, ruotando completamente il corpo, per aver di fronte a sè quella luna che non dà alcuna speranza sul futuro, che ha già deciso e che non riesce più ad ingannare quegli occhi così terribilmente chiari, che troppo hanno visto e che ora vogliono solo affondare nell'oblio della notte, richiudendosi sotto una prigione di alabastro che lentamente prende vita, chiudendo la realtà oltre le palpebre abbassate. Le braccia aperte, per meglio permettere l'equilibrio in acqua del corpo, e le lunghe gambe, distese e parallele, la fanno sembrare alla protagonista di una storia che ancora deve essere narrata, tra fiori profumati e grosse ninfe. Tutto questo non le impedisce di avvertire quel crescente bagliore, puro ed innocente, avanzare verso di lei, verso quella zona dei giardini interni del Tempio riservata alle Sue ancelle, dono per la nascita e la speranza. Che stia rinascendo davvero anche lei? Gli occhi ritrovano la via della vita, tuffandosi nella familiare figura della Custode della Luce { Mitrhil } Se l'eco del suo nome profuma di caprifoglio e di amore, il suono che proviene dalle labbra della mezzelfa non ha nè odore nè sentimento. Le gambe ritrovano la terra, seppure ancora immerse nella fonte, mostrandosi così alla sorella parzialmente nuda, ma non per questo motivo imbarazzata { Gli altri... sono tornati? } E' il suo primo pensiero, ora che la mente dovrebbe aver ritrovato la lucidità necessaria, grazie anche a quell'ultimo bagno rinfrescante che ancora si sta godendo. Già i piedi si preparano a uscire da quel mondo che si è guadagnata, stringendo con forza le unghie nella carne delle rispettive mani, temendo di non poter udire ciò che il suo cuore ha bisogno di sentire.

ALEXANDRA {{ Stanza Ospiti > Navata laterale }} § [[ Il vento che s'insinua dalla finestra sembra donarle quelle stille di energia necessaria a scostare le coltri e far scorrere le gambe sul pavimento, egualmente fresco e solido sotto i suoi piedi scalzi. S'erge in piedi, accostandosi alla cassapanca sul quale è appoggiata una semplice veste in seta nera, scollata ' ma non volgare ' dalle lunghe e ampie maniche, che ha appoggiato lì per indossarla a necessità. La fa scorrere sul suo corpo, lentamente, indossando così quel capo senz'alcuna fretta, armeggiando poi con dorati bottoni posti comodamente sulla parte anteriore. E' un abito semplice, comodo, adatto a muoversi nelle sue condizioni senza dover andare in giro in vestaglia. Fortunatamente aveva portato qualcosa con sé, quando è giunta la chiamata, perciò ha disposto un rapido bagaglio per le necessità. Avanzerebbe, perciò, priva di gingilli, di calzari e di altri ninnoli per raccogliere la lunga chioma ramata che rimane libera lungo la schiena, fino quasi la vita sottile. Col risveglio un po' di rigidità e tensione è svanita dal suo volto, ch'ora appare attento, ma tranquillo, non per questo meno pericoloso. Track. La serratura scatta e un leggerissimo cigolio accompagna lo schiudersi di quel portone di legno finemente scolpito. Innanzi a sé s'apre l'interno del tempio, la navata laterale destra per la precisione, a non molta distanza dall'altare maggiore e dal corridoio che conduce ai giardini interni. Avanza in silenzio proprio in quest'ultima direzione. Potrebbe uscire dal tempio, eppure non lo fa, cerca più tranquillità. Vuole evitare di affrontare avventori o altre figure sconosciute, dopotutto quasi nessuno sa ancora che ha partecipato alla guerra e dal suo aspetto potrebbe evincere ciò. ]]

MITRHIL {[ Giardini interni - Polla Sacra ]} )O( { Senza malizia alcuna, perché è l'innocenza che muove i suoi gesti, perché è quella stessa fonte che invita tutti alla rinascita, lei in particolar modo si sente attratta da quel richiamo quasi primordiale, come se il principio di ogni cosa fosse racchiuso in questa porzione di giardino. Attende che la Dama del Lago muova i suoi primi passi verso di lei, lasciando che i raggi d'argento accarezzino la pelle candida della mezzelfa. La Custode raccoglie la veste lasciata sulla riva, perché possa consegnargliela non appena i suoi piedi avvertiranno il calore della terra, mentre i suoi occhi grigi riflettono del bagliore dell'acqua si posano nelle iridi verdi della Somma Stella. La sua pelle è immacolata, la guarigione sembra aver avuto completamente effetto, almeno per quel che riguarda la ferita fisica. } Ho ben ragione di credere ormai che tutte siamo rientrate al tempio, così come anche i feriti sono stati sistemati nella sala visite. Domani mattina sarà mia premura andare a controllare il loro stato di salute. { Attende che ella possa prendere la veste dalle sue mani, prima di continuare. } Il tuo taglio mi sembra definitivamente rimarginato, ma tu' tu, come stai? { La domanda è posta in maniera molto diretta perché possa essere ben interpretata da Callista, sebbene non manca il sorriso su quelle labbra morbide e tornite, come una mamma che si preoccupa dello stato emotivo del suo piccino. }

CALLISTA {.Tempio.Giardini Interni->Interno.} . Qualche passo tra le acque purificatrici di Arianrhod sembra aver donato qualcosa anche al corpo che fu ferito e poi guarito da quelle stesse mani ricolme di speranza, perchè, quando finalmente il corpo della mezzelfa esce dalla polla, un piccolo sorriso nasce sul volto dai fini lineamenti elfici, tra zigomi troppi spigolosi e labbra che sembra abbiano perduto perfino il colore del sangue. Inizialmente non dona alcuna risposta alla bianca Sorella, avvicinandosi verso di lei per raccogliere dalle sue mani l'abito che Rois le ha fatto avere, senza alcun ordine o richiesta, semplicemente un dono resosi necessario dopo la lunga notte passata a sconfiggere un'esercito armato, e non di solo acciaio. La veste che, per ora, ha tra la mani, è completamente nera, eccezione fatta per i bordi e per le cuciture, di un brillante color oro, a ricordare il suo ruolo e i suoi doveri non solo all'interno della sacra struttura, ma in tutta l'Isola. { Vorrei non dover attendere l'alba, per fare la conta di chi è tornato } afferma, mentre alzando le braccia, l'abito tessuto nella notte e tra le stelle scivola su tutto il corpo, coprendo le minute grazie della mezzelfa, fino ai piedi, celando anch'essi. Non ha un particolare suono la sua voce, è roca come sempre l'hanno udita, ma sembra aver perso parte di quella meraviglia che è tipica delle Sue figlie, ad eccezione di quelle che servono solo ed unicamente la Vecchia. Con le mani cerca di dare un tocco degno di quell'abito, aderente sulla pelle bagnata, arrivando perfino a scuotere i boccoli dorati umidi, nella speranza di risultare almeno presentabile a coloro che hanno chiesto ospitalità al Tempio. Le orecchie appuntite, infatti, non smentiscono quello che l'animo già le sembrava aver avvertito [//Potere della stella liv.6-Sensi sviluppati], allungando il passo verso l'ala dell'edificio che conduce alla navata centrale { Qualcuno ci sta cercando } mormora questa volta, evitando coraggiosamente di soffermarsi sull'ultima domanda che Mitrhil le ha rivolto. No, che non sta bene.

ALEXANDRA {{ Navata laterale > Corridoio Giardini }} § [[ Il vento, che filtra dai giardini interni insinuandosi nello stretto corridoio che conduce all'interno del Tempio, le carezza il volto esangue facendole oscillare i capelli ondulati, che s'agitano come serpi eteree dal vivido colore degli opali di fuoco. Si sente già meglio, più rinvigorita nella notte che non alla luce del sole, il che può apparire sarcastico, dato che il suo animo è così, seppur piegato al volere dell'Equilibrio e degli Antichi, oltre che delle Gocce, i quali poteri le scorrono nelle vene pulsando e scaldandola del potere della Fiamma di cui è custode, oltre che unica a poterla vedere fra le mura della sua arcaica dimora. Sta meglio, sì, prova lo stesso sollievo, all'alitar di quel vento, di quando poche notti prima, dopo esser strisciata con difficoltà su dalle tenebre e fiamme della profonda terra ha deterso il volto e le nuda membra, portando via i segni più evidenti della battaglia dalla sua pelle. Le mani giacciono sui fianchi, fasciati da una cintura di tessuto scarlatto semplicemente intrecciata in grembo e che scende sin quasi ai piedi coperti dall'ampio bordo dell'abito. Anche per la prima volta libere dal peso dei veleni, pozioni e armi pregiate acquistate dai maestri dei mestieri, è apparentemente disarmata. Esteriormente sì, perché l'arma più letale di un fruitore non ha corpo. Avanza in silenzio verso la sua meta, occhieggiando qua e là, non tanto per curiosità quanto per la ricerca di qualche eventuale ombra o movimento che lasci supporre la presenza di qualchedun essere vivente in quelle sacre mura. Ma non vede nessuno, con suo sommo piacere, essendo dopotutto una creatura per lo più solitaria, malgrado i suoi titoli. Ma poi, forse, potrebbe cominciare a sentire dei passi, accompagnati da mormorii sospinti dalla brezza serale. Potrebbe vedere due figure, abbigliate in modo contrapposto, muoversi dalla parte opposta verso di lei? Probabilmente sì, sta di fatto che se così fosse mormorerebbe un leggero e pacato saluto. ]] Dia Abar. [[ Cortese, diretta. Non arresta i alcun modo il suo passo, che permane lento e costante, diretto verso quell'arco che dà ai giardini interni. Sembra innaturalmente attratta dalla natura al di fuori di quelle mura, anzi no, è perfettamente naturale per lei, essendo sin dalla tenera età un'amante, per così dire, del mondo vegetale e non solo. ]]

MITRHIL {[ Giardini -> interno ]} )O( { Attende che quella veste nera, bordata d'oro, scivoli sul corpo della mezzelfa, prima di incamminarsi con lei al suo fianco. Luce e Ombre non si sono mai fuse così bene, eppure coesistono nelle persone delle due figlie della triade, la più fulgida tra le stelle e la sua custode. La sua domanda viene abilmente bypassata, sebbene alla figlia di Arianrhod, non può sfuggire quella mossa, forse abile, ma non troppo per chi riesce a leggere i segni attraverso il tono, le espressioni ei piccoli gesti del corpo, a maggior ragione se appartengono ad una consorella. [/Empatia lvl 3] Ma le parole successive di Callista lasciano in attesa le domande che nascerebbero spontanee dall'animo della Custode. Ci sarà sicuramente un momento più propizio perché la figlia prediletta dell'Una e Trina possa scegliere di aprirsi a lei. } Molti sono i feriti, ma la Dea credo abbia risparmiato i suoi figli, lasciando che la terra si bagnasse solamente del sangue ultimo di quell'abominio. { Dona una risposta celere alla preoccupazione della Somma Stella, sebbene non abbia ancora verificato la natura delle ferite che sono state inflitte ai coraggiosi che hanno preso parte alla battaglia, schierandosi per liberare la terra della Dea dall'armata delle fiamme. Annuisce quindi a quell'ultima affermazione, facendo cadere lo sguardo definitivamente da Callista per volgersi verso l'ingresso a quel corridoio che affaccia direttamente nella sala centrale di fianco la nicchia della Vergine Fanciulla. }

CALLISTA {.Tempio.Giardini Interni->Interno.} . Finalmente il suo corpo può rilassarsi, lasciarsi andare pur essendo padrona delle proprie emozioni e del proprio respiro. Sono tutti salvi, solo qualche ferita che esce dalle parole della bianca Custode, prontamente raccontata con la solita fragranza di speranza che solitamente aleggia nella sua giovane voce, traboccante di dolcezza e serenità. { Bene. Le tue mani saranno nuovamente le Sue, sorella } si volta verso di lei, camminando, soffermandosi sulla morbida curva del suo viso, aprendo le labbra per aggiungere nuove parole a quelle già pronunciate, ma nella penombra della notte dipinta d'argento dalla presenza della luna, una figura va stagliandosi chiaramente al loro orizzonte, tra l'ultimo arco di pietra serena che conduce verso i giardini riservati alle sole Sacerdotesse. Una voce che interrompe quella della mezzelfa, un saluto delle nordiche genti che ancora non può decidere essere quello della Suprema dei Maghi, ma che ben accetta come augurio di pace { Possa la Triade benedirvi }, non arrestando l'avanzare dei suoi piedi scalzi, a diretto contatto con la terra, dirige il loro sentiero verso quella voce, fino a che i suoi occhi abituati alle tenebre e alla notte [//Visione crepuscolare], riusciranno a catalogarla come la Prima tra l'umana gente, anch'ella reduce dalla stessa lunga nottata delle due Sacerdotesse. Solamente allora, il suo passo verrà rallentato, nonostante l'avida furia che divora le carni interiori della Somma Stella, incapace di rimanere ferma in quegli istanti, pronta a scattare per un controllo più efficace, nella vana cerca verso quello che è accaduto e verso il motivo che tutto ha fatto arrestare. { Come state? Siete ferita? } le parole divorano l'aria tra le due, ormai quasi schierate una di fronte all'altra.

ALEXANDRA {{ Corridoio Giardini }} § [[ Quasi fosse il riflesso nello specchio della Somma, lo stesso Corvo inizia a decelerare il suo passo nello stesso istante, seppur l'istinto scalpiti di raggiungere l'aria aperta, di affondare coi piedi nel suolo mantato d'erba e di poter ammirar le stelle che con sapienza ha studiato negli anni, sino a riconoscere in immediato ogni costellazione presente sulla volta notturna. Sembrano erose allo stesso modo, quelle due, ma per motivi differenti. Un cenno di capo viene elargito alla benedizione concessa da colei ch'è dama del lago, non tanto per fede quanto per profondo rispetto per quel Culto che persevera negli anni. Entrambe, dopotutto, servono l'Equilibrio, ma con armi simili ma diverse. ]] Sto bene, seppur spossata dalla guerra. Nivienne ha curato sul campo le mie ferite' Lei sta bene? E voi? [[ Domanderebbe, con altrettanta cortesia di prima, avanzando poi di qualche passo per potersi accostare alla mezzelfa sino a raggiungere la distanza di poco più di un metro, sempre se le è concesso. Volgerebbe quindi il capo verso la figlia dell'Alba, che ben conosce. ]] Arcane Imperia, lady Mitrhil. [[ La saluta, flettendo appena le labbra, ma è anche questo un sorriso privo di calore. Sono pochi a far si che quel genere di fiamma invada il volto: le sue figlie, un uomo ormai svanito da quelle terre per chissà quale folle ragione, la sua sorella di spirito. Le mani scorrono lungo i fianchi e, malgrado i lembi delle ampie maniche ostacolino un po', si sfiorano, senza serrarsi mortalmente in una stretta inflessibile. Potrà sembrare strano vederla così abbigliata semplicemente, senza calzari, ninnoli e cosa ancor più rara con quella chioma sciolta, che di solito è ben ferma dietro il capo. Ora sembra più giovane di quanto non sia, addirittura più fragile dato il pallore e occhiaie scure che cingono gli attenti occhi blu. ]] La guerra è vinta, come avevate predetto, alla fine. Spero che non ci siano state gravi perdite' La popolazione è stata avvertita? [[ Domanderebbe poi, altalenando lo sguardo prima su l'una e poi sull'altra. E' suo dovere di prima lady far quella domanda, dopotutto. ]] Ho una piccola richiesta da farvi, potrei chiedere a un vostro paggio di consegnar due missive? E' piuttosto urgente e non mi sono ancora ristabilita. [[ Termina, un po' forzata. Non è abituata a chiedere favori invero, soprattutto così personali. Non vuol mostrare, anche per orgoglio, la sua debolezza attuale. Lo si può ben notare con un'analisi un po' attenta. ]]

MITRHIL {[ Corridoio - interno ]} )O( { I suoi occhi non arrivano dove arriva lo sguardo di Callista, dunque quella figura che nella penombra si avvicina le risulterà sono una macchia senza volto fintanto che il suono della voce giungerà alle sue orecchie, riconoscendo così l'arcimaga Alexandra, una tra le tante ad aver risposto in prima persona alla chiamata della Triade. } E vi illumini con la sua luce, lady Alexandra, è un piacere vedere che vi state rimettendo! { Il sorriso che dona a dispetto di quello di entrambe è invece pieno di quel calore umano e sincero. Annuisce appena un lieve gesto del capo ad accompagnare il suo saluto nonché la sua benedizione. Due prime donne a confronto, due donne al servizio dell'equilibrio, due usi della magia differente, eppure per difendere la terra consacrata alla Dea. Tutti sono usciti provati da questa guerra, lo si può leggere nello sguardo di quanti hanno partecipato, non da meno nel volto della prima lady, ancora piuttosto provato dalla follia di conquista di quegli esseri. } Ma certo Lady Alexandra, vi manderò domani mattina la nostra Rois, perché possiate consegnare a lei le vostre missive. { Una madre può ben comprendere lo stato emotivo di un'altra madre, del resto nessuno poteva avere la certezza di uscire vivo dalle viscere del vulcano. } Immagino che vogliate far sapere alle vostre figlie che state bene! { Azzarda quella che potrebbe essere solamente un'ipotesi sebbene l'arcimaga indossi sempre una maschera di imperturbabilità, certe piccole rughe di espressione non sfuggono alla custode. [// Empatia lvl 3] Il sorriso amorevole vuole essere di incoraggiamento, una speranza che non è poi così vana. }

CALLISTA {.Tempio.Corridoio giardini.} . Si avvicinano le due, passo dopo passo, sguardo dopo sguardo. Entrambe difficili, entrambe spaventose, anche a prima vista. Un metro, o poco più, le separa l'una dall'altra, ma non è quella distanza a spaventare la Dama del Lago, quanto quelle occhiaie profonde in cui vede sprofondare il colore del cielo degli occhi della Suprema Maga, un segno che potrà passare, se ben attenta ai bisogni del proprio corpo, ma che mai verrà cancellato, esattamente come il ricordo degli orrori che si sono compiuti nelle viscere dell'Isola. Annuisce lentamente, mentre alcune ciocche ancora bagnate dall'acqua sacra di Arianrhod schiaffeggiano le guance pallide anche sotto la luce tenebrosa della luna, alta nel cielo, nella notte avanzata. Si trova a dover alzare un poco il capo, per cercare meglio i sentimenti che la nordica potrebbe nascondere [//Empatia +2], non trovando null'altro che le parole dell'ancestrale e il suo sguardo già esprimono. { Non preoccupatevi per le Sue figlie } Non la chiama con il nome che conosce, rammentando una missiva giunta al Tempio, alla sua attenzione, in cui la Somma Stella veniva pregata di non informare nessuno della carica dell'altra. Che il nome di Alexandra sia conosciuto ai più, questo la mezzelfa non può saperlo, preferendo evitare inutili spargimenti alla ricerca della chiarezza e dei segreti. Lei sa chi è e questo le basta. La parte sinistra del labbro superiore si trova così obbligata ad alzarsi, quando Mitrhil utlizza proprio quel nome per rispondere alla richiesta dell'ospite, in uno strano sorriso che riesce a far apparire la Dama del Lago ancora più estranea alla razza mortale e alla realtà. Disegno che subito si spegne dal volto tirato della mezzelfa, assorbendo le parole che la Suprema le rivolge { Sì, la guerra è stata vinta, sotto un certo punto di vista } Le parole che nascono dalle labbra hanno un tono piuttosto atono e tranquillo, che ben poco si allinea con il comportamento di Callista, con i muscoli delle sue gambe che si tirano, costringendola a cambiare posizione tra una parola e l'altra, con i denti che, dopo aver portato alla luce la sua personale verità, mordicchiano la parte interiore della bocca, senza forza ma con determinazione. { Se per vittoria intendete che nessuno dei combattenti è morto. Ma quanti hanno perso la vita o il sonno, per questo? } Oppure tanto ne hanno guadagnato, nel lungo riposo che l'Armata ha costretto tutti loro. E poi, l'acqua avvelenata nella Foresta di luce, gli abitanti dei villaggi spaventati, Azhael sospeso tra la vita e la morte... ecco cosa hanno dovuto sopportare, gli Avalonesi. { Abbiamo perfino dovuto chiedere aiuto al Caos per distruggerli! } Ecco, ora la sua voce è stonata, alta e distorta, in quel corpo magro e sottile, e, pur non rivolgendosi a nessuna delle due, lo sguardo si posa ora sulla Suprema ora sulla bianca Custode al suo fianco, sulla quale, infine, sfocia ed esonda tutto quello che la mente ha macinato in questa notte e in quella precedente, qualcosa che non ha nemmeno il tempo di filtrare, che scaturisce come una fiamma finalmente libera dopo millenni { Perchè Lei ci ha salvato solamente ora? Perchè non ha evitato tutto quanto? Ha atteso che i nostri cuori si riempissero di odio, di vendetta, di rancore, di dolore. Ha lasciato che ci riunissimo, che il nostro sangue sporcasse la Sua roccia, per liberarci. } La voce si abbassa di qualche tono, ma è aspra, e brucia. { Quale divinità è mai questa, che distrugge l'equilibrio, anzichè mantenerlo? Cosa è accaduto, sorella, alla nostra Dea? } La Somma Stella continua a snocciolare domande su domande, quesiti che si è sentita rivolgere ogni singolo giorno, da quando è stata prescelta, e a cui sempre ha donato risposta. Ora è lei che le esige e che forse non potranno mai salvarla dall'abisso in cui è sprofondata. Ciò che Mithril risponderà e Alexandra ascolterà, sarà l'ultimo baluardo della speranza, una luce che finalmente, solo ora, con quelle terribili domande a fior di pelle, riuscirà a sopravvivere.
[Modificato da .callista. 25/07/2012 14:28]


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