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Forum delle Sacerdotesse del gioco di ruolo Isola di Avalon

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)O( Tei blaba o cattiba? )O(

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2012 14:30
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25/07/2012 14:26
 
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Riposo Callista (Somma Stella) QUEST AF

Riassunto:
Callista, al rientro al Tempio dopo le cure che Mitrhil le ha prestato, si reca nelle cucine per prepararsi un infuso che possa aiutarla a calmarsi e a farle recuperare parte della stanchezza mentale. Decide poi di berlo nei giardini esterni, dove incontra la piccola Aryal, un po' spaventata e fuori luogo in quel posto che non conosce. Inizia quindi una breve - e piuttosto particolare - conversazione tra le due "orecchieapunta"

Commento:
un enorme grazie alla player di Aryal, che mi ha sopportato nella fase iniziale di ripresa delle forze, ma soprattutto grazie alle mie scarse doti comunicative (in realtà il merito va tutto a lei [SM=g2159731] ), per non aver davvero capito quello che scriveva!

Cure:
Assunzione di un infuso a base di ginepro, per favorire la lucidità mentale, e di fiori di melissa, per la calma, la tranquillità e la pace interiore.

LINK FM


ARYAL [Sentiero] Man mano che camminava la veste si era asciugata, almeno in parte ritornando in quel colore di un fu pesca, a tratti sguarcita o strappata nell'orlo, così come son tornati, un po meno arruffati i capelli, intrecciati a dei rametti in modo possano esser comodi, almeno alla bimba piacevano così, con se quella mela che Rey le ha donato, i piedini scalzi, apparirebbe pulita, questo grazie al bagnetto fatto nel meriggio al lago. Il visino sereno di niveo colore, gli occhietti vispi e celesti, non supera le 7 primavere umane all'apparenza, chi cercava? ovvio, il duido, e si, quello il motivo che la spinge in quell'esplorazione, ritrovandosi poi in quel sentiero, ad ella sconosciuto...

CALLISTA {.Tempio.Cucina.} . Ha lasciato la Custode della Luce dietro di sè, appena varcata la soglia del sacro edificio dalle mura scure come la notte stessa, calata troppo rapidamente sull'Isola, per coloro che si sono avventurati nelle viscere della terra, uscendo sì vittoriosi, ma a che prezzo? Il silenzio è sceso tra le due Figlie del Tempio, calando come una lama affilata davanti agli occhi chiari della mezzelfa, chiudendola in un sepolcro di ghiaccio e di morte. Troppi i perchè che si annidano nella sua mente, il sapore del sangue perduto tra quelle rocce ancora sotto il suo naso, le urla strazianti dei feriti che ancora rimbombano nelle orecchie appuntite. Il mondo intero sembra venir meno, tutto si agita e si confonde, obbligandola a cercare un sostegno degno di questo nome sulla parete più prossima al suo corpo, ricoperto di nera stoffa che non ha ancora avuto il tempo di sostituire, lacerata sulla schiena, là dove il sangue si è riversato sulla candida pelle, nel taglio inflitto da un piccolo elfo scuro. Sì, ci sarà tempo per cambiarsi. Sempre che riesca a raggiungere la sua stanza privata senza ritrovarsi a baciare la pietra, distesa sul pavimento. L'acqua contenuta nel grosso recipiente sul camino lascia che il vapore inizi a disperdersi nella stanza adibita a cucina per le Sacerdotesse, stranamente silenziosa e vuota. Non c'è nemmeno Rois. Dovrà fare da sola, se riuscirà.

ARYAL [sentiero] Perpetua ella a seguire quel sentiero, da qualche parte deve pur condurre, ed ecco forse la risposta, l'elfico sguardo si potrebbe posare su una dimora, o qualcosa che la rappresenta, stagliata la tra gli alberi stessi, incuriosita, forse, intimorita, anche, da chissà quanto tempo non vedeva una dimora così, un giardino che la pr, o qualcosa che le appare, estraneo all'ambiente della foresta, indi indugia appena ad avanzare il proprio passo, andando a osservare attentamente, cercando rifugio in qualcosa che, minuta com'è poterbbe celarla appena, in modo questo da cercare di osservare quel nuovo ambiente, forse è la dimora del duido, o la famosa dimora di jamin, un sorriso si accende, chissà... le manine cercherebbero di accarezzare quella corteccia di albero ove trova forse riparo...

CALLISTA {.Tempio.Cucina.} . Sul piccolo ripiano di legno accanto al caminetto qualcuno ha già preparato le erbe che le servono per questo infuso. Forse la stessa inserviente, o forse qualche iniziata che in questo modo ha voluto contribuire all'attacco contro l'armata delle fiamme, pur intrappolata in quella dolce dimora che, finalmente, la bionda mezzelfa ritorna a chiamare casa. Le sue mani, agili e preparate da lunghi giri di ruota al servizio del Tempio e della Triade, scelgono con accuratezza le migliori radici di ginepro e fiorellini secchi di melissa, andando a riporli nella ciotola di terracotta vuota, lasciandoli scendere uno ad uno, senza fretta, senza ansia. La sua mente, per ogni filamento che cade, ripercorre quello che è accaduto nel cuore del vulcano, lasciandosi lacerare in quei ricordi. La vista si annebbia, le ciocche si arricciano nel torpore dell'acqua calda raccolta con un mescolo di legno nel grande recipiente ardente tra le fiamme, riposta nella stessa tazza nella quale ora gli ingredienti naturali galleggiano, pronti a rilasciare le loro virtù di calma, chiarezza e tranquillità, nella speranza che riescano a donare un po' di sospiro a colei che non si sente per nulla vincente, dopo quella battaglia, da cui ne è uscita più sofferente, più malata, più debole. Niente potrà mai essere come prima, non nel suo cuore.

ARYAL [giardini esterni] Avanzerebbe ella, quatta quatta....Par tutto così silenzioso, intrinso di quella quiete, forse era l'effetto del buio, e, se l'avessero sgridata, incertezza che s'insinua in lei, no, se era duido o jamin come poteva sgridarla, sarebbe invece stata, se fosse il caso del primo, a sgridare, e si, si fa forte di quella convinzione, un spicco d'incoraggiamento a cercare di porre un'altro passo, andando a cercar rifugio ad una delle colonne, e si, quatta, silenziosa, si accuccia, quasi a voler bambinescamente gattonare, intanto le puntute ascolterebbero incessantemente, e i vispi occhietti, andandosi a voltare, controllerebbero se la via fosse libera questo, in modo di aver euna possibilità di fuga, infondo non conosce quel luogo, nonostante la pace che si può respirare

CALLISTA {.Tempio.Cucina->Navata Centrale.} . Nessun dolcificante, per la mezzelfa.L'abitudine delle Figlie del Tempio è di non aggiungerne, per far esaltare maggiormente le proprietà rigenerative delle piante, ma quello che Callista pensa, rovesciando il liquido ora colorato in una nuova coppa, attraverso un sottile colino a rete, capace di intrappolare quello che la gola, anche se riarsa, non riuscirebbe ad accettare, è più simile ad una punizione. Per lei, che ha lasciato che il sangue sgorgasse sul terreno. Per aver permesso che la notte divenisse ricettacolo di incubi, per i suoi compagni, che non è riuscita a difendere quanto avrebbe voluto. E perchè... Un respiro profondo riempe i polmoni della sacerdotessa, con l'ingrato risultato che la tazza rischia di scivolarle tra le mani, riversando parte di quel prezioso infuso rigenerativo sul pavimento della cucina. No, non lo berrà qui, rinchiusa tra quattro mura, ma fuori, sotto le stelle, sotto la luna che scema verso l'oblio. Passi silenziosi di chi non indossa calzature si susseguono, dalle cucine fino alla sala mensa, uscendo verso la navata centrale del Tempio, a pochi metri dal suo ingresso. La tazza fumante tra le due mani d'alabastro lascia dietro di sè una dolce fragranza, nella quale il volto della mezzosangue si tuffa, lasciando visibile, a chi riuscirà a scorgerla tra le ombre della notte, solo la piccola stellina nera tra le chiare sopracciglia, in quel mare di vapore.

ARYAL [girdini esterni) ogni tanto da quella colonna fa capolino con la testa, ella posta a gattoni dovrebbe esser più comoda per nascondersi, il giardino appare immenso, e così anche quel strano ingresso, senza porte, con tante luci all'interno, fiaccole che danzano nell'aria, incuriosita la bimba permane lievemente affascinata di quel strano mondo, porta peso sulle gambette nude, andando a raddizzare il busto, li a quella colonna, ora, cerca, di rifare capolino, sembra non vi sia nessuno, almeno li all'esterno, eppure, diffidente e intimidita com'è combatte, scappare, o aspettare, magari intrufolarsi in quella porta senza porte... sbircia di nuovo, qualche rametto ribelle si libera dallla ciocca, permane silenziosa, senza muoversi.

CALLISTA {.Tempio.Navata->Giardini Esterni.} . La lunga veste dal colore della notte viene trascinata sulla pietra del Tempio, sbilenca e priva di grazia a causa di quel taglio ricevuto e ricucito dalla dolce luce della bianca Custode, la spalla destra leggermente scoperta dal nero tessuto a rivelare alla luna e all'Isola intera la fragilità di quella mezzelfa, che credeva di poter sopportare il peso di quella terra e s'è ritrovata sconfitta, non nel fisico e nemmeno nella morte. La vista si annebbia, mentre i tre gradini vengono divorati da piedi che ancora portano la polvere e l'acciaio della battaglia. La ciotola con l'infuso ancora tra le mani, un nuovo sorso scende a rinfrescare la mente e a riportare la tranquillità nella guerra che continua a prolungarsi dentro di lei, senza vinti e senza vincitori. Un nuovo profondo respiro, nel momento in cui le labbra si staccano dal bordo di terracotta, riempie la stoffa vuota sul petto, lasciando maggiormente visibili i due medaglioni che non si è tolta e mai potrà. Mai. Ha un suono differente, quella parola, in questa notte. La vista prova ad allungarsi sul sentiero che conduce al Tempio, come se sperasse di veder comparire dietro ad ogni curva, un ferito o, peggio ancora, uno degli ultimi nemici che l'Isola è riuscita a sconfiggere. Forse la sua speranza vibra più per il secondo motivo, sicura che questa volta nessun altro potrà mettersi tra lei ed il nemico. Vibrano alcuni rami e le ombre sembrano avere una forma più netta dietro una delle colonne, un dono che non viene dal luogo che ha lasciato dietro di sè, ma nella natura che le è stata donata alla nascita [//Visione crepuscolare]. { Chi c'è? } gracchia la sua voce, arranca su sentieri che pensava d'aver perduto, inerpicandosi su ogni tenebra.

ARYAL [giardini esterni] un rumore, qualcosa forse, si, le puntute delicate potrebbero percepire qualcosa, sguizza l'attenzione della bimba, andando a sbirciare nuovamente, attendendo silenziosa quei lunghi e immensi attimi che passano, magari può essere Fin, ohh che sorpresa sarebbe, ma prudente non si paleserebbe ancora, e no, prima vorrebbe capire chi vi dimora, non tarda molto che già una figura si potrebbe palesare alla vista elfica, sbircia attenta la bimba, non le par famigliare, ella è disarmata, innoqua, ben presto , una voce si palesa all'oto elfico, rizzano le puntute delicate, non la conosce, forse sarebbe meglio scappare, ma così non avrebbe saputo se duido è li, o jamin o fin, si mordicchia il labro inferiore andando a far capolino con il capo dalla colonna, cercando di posare lo sguardo sulla dama, tentando di mantenerlo fisso su di lei, cercandone di restar ferma e silenziosa, trarebbe un profondo respiro come per tentare di esser solo lei nella sua mente, pensieri che scivolerebbero veloci ed infine, nel modo che le viene maggiormente naturale ella tenterebbe verso la dama tale contatto [/**Sussurro di Manwë**...tei blaba o cattiba.. non i glidale me... me bia.. ci ...ci**] non si muoverebbero le celestine da quella figura, non si muoverebbe il corpo della bimba, permanedo così, silenziosamente.

CALLISTA {.Tempio.Giardini Esterni.} . La ciotola di terracotta è ancora nelle mani della Sacerdotessa, ma sembra essersene completamente dimenticata, di quel profumo e delle sue proprietà. Davanti ai suoi occhi, così chiari che sembrano solo il ricordo di quello che erano, c'è solo la figura di quella bimbetta, sola, vestita senza particolare cura. Non ha idea chi sia o del perchè si trovi lì, in quel preciso istante, nella notte più profonda e perchè, soprattutto, la stia osservando con così tanta intensità che perfino per la mezzelfa è difficile distogliere lo sguardo da lei. Lunghi attimi di silenzio, in cui solo i rumori della notte diventano i padroni di quel tempo. I suoni che ella sente non disturbano la quiete notturna, infilandosi direttamente nella sua mente, in un gioco che ben conosce e che riuscirebbe a manipolare, se non fosse così stremata nello spirito e lacerata nel dolore. Inizialmente non ha alcun senso quello che le giunge, da troppe lune le sue orecchie hanno dimenticato i suoni degli infanti. Ne è mai stata veramente interessata? Si ricorda di Gwendhelen, di Inish, partorite nel grembo della Dea e fuggite da ciò che ritenevano fosse una prigione. Le braccia si rialzano, per l'ultima volta, portando le ultime gocce di quell'infuso a contatto con le labbra, permettendosi il lusso di attendere qualche beneficio per essersi nutrita con quegli ingredienti, sebbene conscia che il loro effetto non potrà essere immediato. { Nè buona, nè cattiva } Risponde con un filo di voce a quello che le è parso di comprendere, come se la tisana fosse veramente miracolosa ed in grado di far comprendere ad una mente logorata ogni linguaggio. Non le chiede chi sta cercando e se ha bisogno d'aiuto. No. Callista non è nemmeno in grado di pensare a queste cose.

ARYAL [giardini esterni] Le celestine della bimba analizzarebbero la figura della dama, indi sarebbe solo il proprio peso, che da accucciata per terra, si porterebbe, aiutandosi con la colonna, a portarsi in piedi, manine che sfiorerebbero il marmo freddo della colonna, come a cercarne il calor di un'albero, una quercia, ma li era freddo va a osservare con cura i suoi movimenti, la sua tazza, il suo modo di presentarsi, in silenzio come se ella stessa non fosse li, sguardo vigile e attento, mentre non tarderebbe infine la risposta di lei, una voce, si sconosciuta, manine che scivolerebbero dal freddo marmo, portandosi ai laccetti della veste, un modo per smorzare l'inquietudine che l'arma, [...non bolebo pale la 'onella...] dice, cercando di giustificare la propria presenza in quella che reputa la sua casa [...eco duido...] dice in prima, sincero il verbo si acocmpagna [..o itto.. qui... e.. ] non sa bene cosa dire, e indietreggia [..ecco...io bia... non ...'iddale...] e si, non è al suo ambiente, ed è al quanto estranea in quel luogo, così non si arresterebbe il suo moto indietro senza dar spalle alla dama.

CALLISTA {.Tempio.Giardini Esterni.} . Non si muove di un passo, da quella che reputa essere una buona distanza di sicurezza. Sia per lei che per quella bimba che ora si mostra apertamente sotto la luce delle stelle, stringendo a sè la propria veste e indietreggiando lentamente, colpevole di qualcosa che nemmeno ha sfiorato la coscienza della Sacerdotessa. Nuove parole, o si suppone tali, questa volta raggiungono le orecchie appuntite della mezzelfa, senza alcun senso o suono conosciuto. Eppure, l'esperienza che l'ha cresciuta come Dama del Lago, le ha insegnato a comprendere più dai piccoli gesti e dal tono della voce, che non dal vero significato conosciuto. In quanti inganni sarebbe caduta, altrimenti. Dovrebbe quindi capire che la piccola davanti a lei solo di una manciata di metri non conosce il luogo che ha davanti e che potrebbe anche esserne spaventata [//Empatia +2]. { Sei al Tempio di Avalon } La dolcezza presente in quella breve frase è più di quanta ella riesca ad inserire nella voce, che, tuttavia, risulterà distorta e fredda alle orecchie dell'elfa. Le ginocchia della Figlia del Tempio si piegano, fino a trovarsi alla stessa altezza dell'ospite sconosciuta, con la gonna a coprire completamente i suoi piedi nudi, a differenza delle spalle, ora ormai nude, private dalla stoffa che dovrebbe coprirle, lacerata da una spada nemica.

ARYAL [Giardini Esterni] Permangono le manine sui laccetti, mentre indietreggia ancora di un passo, si guarda attorno ma non manca la risposta della dama, le celestine allora riporta su di lei, cercando di capirla, tentando di osservarla, forse, potrebbe notare una somiglianza, o qualcosa che la possa accumunare con la propria famiglia, allor, soffermando il passo, qualora vi fosse riuscita, ella andrebbe a cercar un lontano mormorio, [**...Lle quena i’lambe tel’ Eldalie?...(/parli la nostra lingua?/)*] potrebbe risultare nella pronuncia molto elementare, ma per la bimba le sarebbe più facile, indi lascerebbe andare quel mormorio, andando a cercare di posare uno sguardo alle manine che tormentano i laccetti della vestina...

CALLISTA {.Tempio.Giardini Esterni.} . Le mani posano la ciotola di terracotta nel terreno fresco dei giardini, cercando di coprire la nuda pelle delle spalle, una volta libere, ottenendo risultati disastrosi, sicuramente dal punto di vista della dignità. Le posa, quindi, sulle ginocchia, non eseguendo alcun altro gesto, nel timore di spaventare ancora di più la piccola elfa. Scuote la testa alla domanda che le viene posta, pur non conoscendo l'antica lingua di suo padre, ma avendola ascoltata da alcune sorelle, a sufficienza per comprenderne almeno l'origine. { Nemmeno quello. } Le labbra disegnano un sorriso acre e storto, che non lascia il tempo agli occhi di illuminarsi { Non sono nè elfa nè umana } Non è niente, quindi. Non rientra in nessuna categoria, nonostante le sue orecchie siano visibilmente a punta, tra le piccole trecce prigioniere dei suoi capelli e gli occhi non siano sufficientemente obliqui, come la vecchia razza. Troppo magra perfino per essere riconosciuta come una rara bellezza, specialmente ora, ricoperta di polvere e di odori del vulcano. { Chi cerchi? } Una domanda semplice, diretta, pronunciata senza alcun timore, con lo stesso tono con cui si sarebbe potuta rivolgere al Supremo dei Cavalieri o al Ductor del Caos.

ARYAL [giardini esterni] Di tanto in tanto, abbassa lo sguardo e, lo alza portandolo al volto della dama, così potrebbe notare, forse, la sua fronte, andando a chinare un po la testa sulla spalla sinistra, come a cercare una nuova prospettiva, ella non comprende l'antica parlate e la bimba allora cerca di dirle [..ti patta la bua...?] dice e li sarebbe la dx ad abbandonare i laccetti per toccarsi la fronte, e li sofferma il proprio indietreggiare, quasi a voler capire quelle vesti scure, e il suo atteggiamento che, forse alla bimba appare triste, lo sguardo rimane su di lei cercando di capire cosa ella le dice [...itto la bia... e jamin etto bibe ontano ..] come diveva lui, e pensa la bimba a tentare d'imitarlo, che suoni difficili [...ontano...fole..tsa..] simile, forse e li, andando a esserne un tantino incerta ella trattiene un respiro [..e...eccabo duido...] dice, come spiegazione si poterbbe tenere soddisfatta, in fin dei conti era li per quello, le aveva detto lontano dalla foresta e li è abbastanza lontano, e chissà... magari druido...

CALLISTA {.Tempio.Giardini Esterni.} . A quanto pare, sembra che abbia dato il via alla lingua della piccola a sciogliersi, con quella domanda diretta. Perlomeno, ha smesso di arretrare, nel tentativo di sfuggire dalle grinfie della Sacerdotessa, come se fosse l'animale più terribile mai incontrato. Forse, in un certo senso, può anche esserlo. Copiando i gesti della sconosciuta, anche la sua mano sinistra, specchio del movimento di Aryal, sale fino a sfiorare la piccola stella che la Triade le ha inciso direttamente sulla pelle, per più e più volte. { No. E' una stella. Io sono una Sacerdotessa e abito lì } Sembra ora che ogni parola pronunciata venga meglio scandita, con lentezza e pazienza, per far comprendere all'altra che non c'è alcun pericolo, non nella Sua casa, non tra le Sue ancelle. Lo sguardo si allontana un attimo da lei, per inoltrarsi tra le colonne alle sue spalle, riprendendo parzialmente la posizione eretta, facendo perno sulla forza delle gambe per alzare il bacino, pur mantenendo la mano destra ancora ferma sul ginocchio iniziale. { Foletsa? } Di tutto quel lungo discorso, ella ha compreso solo questa parola. Ci sono molti pensieri nella sua testa, odori che non si sono addormentati nel suo naso e la stanchezza che, seppur lavata dall'infuso, ancora non accenna a diminuire. Eppure s'attarda, forse solo per un secondo ancora, su quei lineamenti infantili, azzardando un consiglio che non le è stato richiesto { Quello è il sentiero per la foresta, vedi? } Ora nuovamente dritta, come uno di quei germogli fiduciosi nel futuro, porta la mancina ad indicare un sentiero poco distante che dai giardini del Tempio scende, immerso nella vegetazione e nella notte { Ma aspetta che torni il sole, è più sicuro. Puoi attendere qui. } Quello che sicuramente manca, nella voce della mezzelfa, è la dolcezza, quel tono che la maggior parte della popolazione riversa nei dialoghi con i più piccoli. No, lei è spiccia perfino in queste occasioni e non si preoccupa per la vagabonda, per il suo destino, magari offrendole un posto al Tempio dove trascorrere la notte. No. Un fazzoletto di terra andrà più che bene.

ARYAL [Giardini Esterni] Segue con attenzione le parole scandite dalla Sacerdotessa, andando a osservare di tanto in tanto l'ingresso senza porte di quella strana casa, e si, una cosa giusta l'aveva capita, era casa della dama, ma ricordandosi delle sue bambole di foglie ed erba lasciate in foresta, al rifugio, e se le prendessero, o pensiero cattivo che si affolla nella mente della bimba, ma già la dama si alza e le spiega, una via che lei conosce, indi ella l'ascolta, magari ha sbagliato qualcosa, e guarda dove indica [..ci ci...folessa... folessa mia asa...ci... bado...]dice andando a incamminarsi verso l'imboccatura del sentiero, ma, ella si volterebbe verso la sacerdotessa, andando ad alzare la dx mano, sventolandola appena dice [...pai la blaba...] siccome mamma lo dice sempre, allora doveva essere un saluto, questa la convinzione della bimba, e, se or, tornando il silenzio ed ella dopo aver detto [...accie...] lasciando un sorriso, ...qualora fosse permesso, inizierebbe a correre per il sentiero, in modo che possa a breve immergersi nella foresta, chiaro, li non era casa di jamin, no, era di quella dama con la stella, una nuova scoperta per quella notte prima di voler tornare al proprio rifugio...

CALLISTA {.Tempio.Giardini Esterni.} . La lascia correre, veloce verso quel sentiero che le sue parole hanno appena consigliato di non imboccare fino a che il sole non torni a splendere, allontanando le lunghe ombre che potrebbero celare ogni cosa. Eppure, quando le passa accanto, salutandola con un sicuramente informale saluto, questa volta ben compreso dalla Sacerdotessa, si rende conto che nessuno può fermare la volontà di una figlia degli antichi. Non la richiama a sè, ne osserva il corpicino svanire tra la folta vegetazione, rincorrendola solo con una benedizione che quasi sicuramente non riuscirà a raggiungere le sue piccole orecchie a punta { Possa la Triade benedire il tuo sentiero }. Per qualche breve istante, qualcosa ha ritrovato un punto di equilibrio nella mente della Dama del Lago, così a lungo provata da essere consapevole che questo è solo l'inizio. L'inizio del suo, di sentiero, o forse dell'Isola stessa. Torna quindi sui propri passi, diretta verso l'interno del Tempio, forse alla ricerca di una sorella, o forse di un po' di riposo senza alcuna intrusione.
[Modificato da .callista. 25/07/2012 14:30]


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