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Forum delle Sacerdotesse del gioco di ruolo Isola di Avalon

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Ultimo Aggiornamento: 14/06/2012 00:14
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Sapiente del Vespro
14/06/2012 00:14
 
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Riposo Hagall 2/2
Hagall sta riposando sul ramo di un albero quando al Tempio giunge Delsean, cercando proprio la Custode. I due hanno un incontro-scontro, circa i sentimenti di lui ed il rifiuto di lei, che si conclude in malomodo.


Commento:
Seconda role di riposo per Hagall :)

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HAGALL { Giardini Esterni . FU } • { Continua a non avere addosso alcun simbolo, tranne la stella tatuata in fronte e la veste sacerdotale. Per il resto, non l’Athame, non le rune, non il ciondolo. C’è solo lei. Loro, contando la Lupa. E forse è a causa di una recente mutazione in essa, che non porta monili. Sta appollaiata sul ramo di un albero, al cui tronco è appoggiato il suo bastone. La schiena contro l’albero, le gambe che penzolano dal ramo, su cui sta come se fosse a cavallo. Poi la gamba destra si solleva e il ginocchio viene portato vicino al petto e abbracciato col braccio del medesimo lato. Guarda la notte, guarda le anime, guarda Avalon. Ci sono molte stelle in cielo, e tutte brillano radiose, ma nessuna sembra dominare la sera quando lei, che di luminoso non possiede niente. Nemmeno più gli occhi, sbiaditi dietro il Velo. La testa piena di treccioline bionde, fiorellini neri e pezzetti di legno. La pelle decorata con i soliti rovi, le solite spine d’inchiostro. Le solite storie. }

DELSEAN [> Giardini Esterni] E si ostina, il Francese, a continuare lungo quel sentiero. Fino ai Giardini Esterni del Tempio. Si ostina a lasciar perdere tutto quello che gli grava sulle spalle, quello che gli appesantisce i pensieri. Non ha più voglia di pensare o di parlare; solamente di restare in silenzio, almeno per questa volta. Nella mano destra c’è ancora una mela, ormai divenuto il suo feticcio, quasi quel frutto potesse allontanare le paure che si insinuano in lui passo dopo passo. Eppure sono paure buone, dal volto umano e dallo sguardo color ambra. Magari con un nome. Scuote il capo, il Fu Monaco, che per questa sera lascerà da parte cariche e titoli: certe volte la tensione gioca brutti scherzi, e nascono i pensieri più buffi. Camminando osserva il cielo, trapuntato di stelle; ma mai potrebbe immaginare che su un albero -proprio lì, tra cielo e terra- vi sia la Sibilla dallo sguardo arido come l'Africa, la Custode degli Spiriti; anche dei suoi.

HAGALL { Giardini Esterni . FU } • { E lei? Lei lo sa che sta giungendo il Portavoce? È di questo che le parlano i numerosi spiriti che le si avvicinano alle orecchie? Non è dato saperlo, visto che lei non compie nemmeno un movimento. A guardarla bene, in effetti, sembra quasi finta. Una statua intagliata in un legno scuro, dalle ossa così sporgenti che fa male guardarla. Lineamenti duri, scheggiati da una mano grezza, che probabilmente non voleva creare qualcosa di bello, ma solo qualcosa di primordiale. Un’amazzone selvaggia, una ninfa inumana. Allo stesso modo, la Dea, le ha scolpito l’anima, smantellando qualsiasi cosa buona e pura potesse esservi nascosta. Ed è una bestia, per quanto sacra, quella che è diventata la Sibilla. Un animale che morde la mano del Padrone, e che conosce fin troppo bene il giogo delle sue catene. Poi il vento della sera la raggiunge. Le smuove appena le trecce più lunghe, e nell’aria dei giardini si sparge il mistico suono che fanno gli Scaccia Spiriti degli Sciamani. }

DELSEAN [Giardini Esterni] Indossa abiti scuri e semplici, quelli di chi non si preoccupa molto di ciò che si scorge di primo impatto; il crine è scompigliato -come sempre- ma questa notte il vento ha voluto esser ancora più dispettoso. Tace, mordicchiandosi appena il labbro inferiore, quando all'oto gli giunge un suono leggero, ligneo, nuovo. S'arresta, senza saperlo poco lontano dall'albero con il quale sembra essersi fusa la Sciamana Onirica. Ma non la scorge, lui, l'uomo di poco fede, quello che sembra aver perso il proprio Cielo da troppo per poter avere ancora il coraggio di alzare lo sguardo verso le stelle. Un sopracciglio biondo si inarca, mentre lo sguardo verde -appena screziato di ceruleo- indaga in lontananza, per cercare di stanare la fonte di quel richiamo antico quanto la terra: ''Cosa..?'' gli sfugge una parola, rivolta al vento, a chiunque o a nessuno. Forse invece a se stesso, ma rimane comunque incapace di rispondersi e solo dopo qualche attimo si deciderà a scrutare verso le fronde degli alberi, anche se il buio fresco della notte pare essergli così nemico da celare al suo sguardo anche quella creatura che potrebbe essere davvero la sua panacea.

HAGALL { Giardini Esterni . FU } • { Continuano a tintinnare cozzando fra loro, i legnetti che lei ha fra i capelli. Non se ne cura ed anzi chiude gli occhi per meglio sentire quei rintocchi. Ricorda ancora il suo Viaggio. Ricorda che le insegnarono a battere le pietre fra loro perché le anime sono attratte dai rumori di questo tipo. Ed infatti danzano ad ogni colpo, gli Spiriti che la circondano. E sé Delsean potesse vedere oltre, sarebbe spettatore di uno spettacolo terribile e bellissimo. Sciamano attorno a lei i morti. Cioè che erano e ciò che saranno per sempre. Scuotono le vesti, i capelli, le mani. Gridano senza voce e turbinano racchiudendo la Vestale in quel Sabba infernale. E sarà proprio all’apice di quel tripudio di corpi evanescenti, che la Sibilla comincerà a cantare. Una nenia dai sapori Africani, con note lunghe che crollano improvvisamente su altre brevissime. Un ritmo che sa di casa. Una voce che s’insinua fra gli alberi delicatamente ma con sicurezza, intonata e piacevole }

DELSEAN [Giardini Esterni] Sì, per quanto possa essere insicuro l'oto umano parrebbe che il suono provenga proprio dalle fronde oscure dell'albero. Ma il Fu Monaco non ha la forza per continuare a cercare, non ha più la fede per guardare oltre il buio che avviluppa le chiome. Poggia la schiena contro il tronco, alla ricerca disperata di un sostegno che non sia labile quanto un pensiero, ma forte come la roccia. Niuna parola abbandona le sue labbra, serrate, nessuno sguardo sfugge da quello sguardo che indaga verso l'alto cieco. Perdersi, è questo il suo destino? Perdersi pur guidato da quella danza atavica e forte? Si stringe nelle spalle, mentre le iridi si assottigliano a due fessure che paiono lame e, sì, forse par scorgere qualcosa lassù, dove tra i rami si impigliano i suoi desideri e le sue paure. Una chimera scura come la terra, un demone socratico senza alcun nome, senza volto. ''Chi sei?'' domanda, forse per sentire la propria voce spezzare quel silenzio carico di tintinnii aridi ed al contempo dolci. Per non sentirsi solo come invece dovrebbe essere. Nel mezzo della tempesta in cui si trova. Non sa nemmeno se si tratti o meno di un animale, di una bestia pronta a divorarlo, la creatura che se ne sta tra le fronde. E forse sì, è proprio quello che si merita: esser dilaniato nel corpo e nello spirito per i peccati commessi. Spirito? Ne ha davvero uno?

HAGALL { Giardini Esterni . FU } • { Continua a cantare la Custode, similmente alle sirene che incantarono Odisseo. E danzano con i morti i suoi capelli, e le sue mani, e l’orlo della sua veste nera. Strega. Griderebbero alcuni. Demonio. Griderebbero altri. Dea. Persino. Ma a quella domanda lei non risponde ed anzi smette di cantare. Il silenzio riempie l’aria per lunghissimi istanti, lasciando Delsean ancora più solo e sperduto nella notte. Poi un fruscìo accompagna dei movimenti repentini. L’unica cosa che sentirà il Portavoce sarà un corpo che salta dall’albero fino a terra. La distanza non è tantissima e l’allenata Sacerdotessa non ha bisogno di fare grossi sforzi. È un movimento agile, come sarebbe quello di un animale, che compie limitandosi a portare ambedue le gambe da un lato del ramo e lasciarsi scivolare in avanti, atterrando sulle punte da un’altezza poco inferiore ad un metro. Si troverà così davanti al giovane, rannicchiata in terra con le gambe flesse e le mani che fungono da sostegno. Infine si alza, lentamente, mostrandosi fra le ombre come un’apparizione mistica. Una Venere onirica. } Ho tanti nomi. { solo ora risponde alla domanda di lui, senza tuttavia dare un’effettiva risposta }

DELSEAN [Giardini Esterni] Qualcosa si muove. Ma non sono più i legnetti, nè i pensieri. Solamente la Bestia che par scendere dall'albero con fluida agilità. Se la ritrova innanzi, avvolta dalle tenebre più tetre, bella e terribile al contempo. Il Francese, colto alla sprovvista, cerca di controllarsi, ma la schiena che si irrigidisce di colpo suggerisce il suo essere spaesato di fronte alla creatura, le mani che sembrano voler ricalcare la propria imago nella terra dei Giardini segno di una tensione che serpeggia come una serpe tentatrice. Deglutisce a fatica, ricordandosi solo in un secondo momento di respirare. L'aria che deglutisce, però, non basta a rinfrescare la gola arida, nè a facilitare la scalata delle parole, ancora restie a vibrare nell'aria.. anche se non per molto: ''Quali?'' si limita a chiedere, mentre gli pare di scorgere in viso noto nelle fattezze antropomorfe della Bestia. Suggestione, probabilmente. Allucinazioni dovuti al terrore che gli pulsa nel sangue, alla sensazione di stare precipitando nel vuoto. Sì, ma nel vuoto dei suoi occhi.

HAGALL { Giardini Esterni . FU } • { Le ci vuole molto poco per riconoscere la figura che ha davanti. È talmente abituata a guardare il profilo delle cose nel buio, che questa penombra è solo un velo sul corpo di Delsean. La voce di lui non è che una conferma a quanto già sa. } Pensi di essere degno abbastanza da poterli conoscere? { domanda compiendo un passo verso di lui, in modo da ridurre le distanza ad un metro appena. } Pensi di essere forte abbastanza da poterne sopportare il suono? { un altro passo, il metro si dimezza } Pensi di essere stupido abbastanza da volerli davvero imparare? { la voce è seria, minacciosa, poco più di un sussurro nella notte. } Ne ho uno per ogni runa. Uno per ogni anima. Uno per ogni cicatrice. { ed ecco l’ultimo passo, che la porta ad appena pochi centimetri da lui, così vicina che il suo odore di cannella e terra dovrebbe arrivare in pieno viso del Portavoce } Ne avrò uno anche per te. Per quando proverai il tuo dolore più grande. Uno per quando il terrore più cieco scaverà le tue ossa. Uno per la tua morte. Uno per il tuo spirito. { l’alito tiepido della Sibilla scivola sulla pelle di Delsean, e sa di erbe. }

DELSEAN [Giardini Esterni] Abbozza un sorriso triste. Per ora la Bestia, per lui, ha un solo nome: Hagall. Forse, nel segreto dei propri desideri, ne ha anche un altro.. ma ora non riesce proprio a ricordarlo. Inspira, una, due, tre volte. Inspira il profumo della cannella e quello delle erbe, in silenzio, mentre le parole della Sibilla lo straziano pian piano. ''Non spetta a me dire se sia degno per poterli conoscere o stupido'' scosta appena lo sguardo: fa male osservarla così da vicino, fa male davvero. Eppure, ultimamente, il Francese ne ha superate molte, di prove, abbastanza da potersi concedere all'umano orgoglio, o forse a qualche ancor più oscuro sentimento. La mancina vien alzata con calma, e nel mentre il petto ampio si gonfia di un nuovo respiro, che però vien trattenuto, mentre cercherebbe di sfiorare lo zigomo tagliente della Figlia degli Spiriti. ''Ma per ora mi basta vederti. Anche se ho paura'' parla, confidandosi, senza preoccuparsi di specificare, di chiedere almeno se sia di disturbo o no scendere in tali argomenti. ''E ora?'' domanda, piano, quasi sussurrandole: ''Ora che nome hai, per me?''. Domanda retorica, sciocca, forse: si chiama Delsean. O Simon Julien Delacroix. Altri nomi non ne ha. La mela è rimasta tra gli steli d'erba, abbandonata come ogni proposito del Francese.

HAGALL { Giardini Esterni . FU } • { Ascolta le sue parole. Tutte. Senza tirarsi indietro. Non si allontana nemmeno quando lui le sfiora uno zigomo. Anzi è piacevole sentire delle dita calde su una pelle gelida. È ‘umana’ anche lei e anche lei vive nel clima di sempiterna estate dell’Isola, tuttavia c’è un freddo strano sulla sua carne e sui suoi vestiti. Un gelo che ricorda quello che conserva i cadaveri quando la vita li consegna alla morte. Il freddo transitorio di ciò che era ed è, prima che tutto diventi polvere e banchetto per i vermi } Mio. { ecco che nome ha adesso. Perché è questo che è. Le appartiene, lo vede chiaramente. Le appartengono le sue ombre, le apparterrà la sua anima. Forse adesso persino il suo cuore. Suo. Questo è Delsean. E non è un possesso che può essere minacciato da altre donne, perché lei non lo ha scelto. Non lo ha preso. Non ha nessuno a cui restituirlo. Suo. Come questa terra e queste anime. Suo. Come queste pietre e il ricordo di ogni dolore. Suo. Come il cielo e le stelle. Come l’inizio e la fine. }

DELSEAN [Giardini Esterni] Suo. Quella parola echeggia nella mente del Francese, eppure egli è incapace di darle un significato univoco. Quel lemma ha mille sfaccettature, ed il Fu Monaco le accetta tutte, senza controbattere. Mio. ''Tuo'' dice. Come un bambino, che ha bisogno di sentir vibrare una parola sulla propria lingua per comprenderne meglio il significato. Lo sguardo rimane basso, ma le dita sulla pelle della Sciamana percepiscono che ella non si ritrae. Lascia che il silenzio li circondi, lo lascia fare. E' troppo bella, quella quiete, ora, per essere di nuovo mandata in frantumi. Lascia che la propria carezza le scivoli sul viso, seguendone il profilo spigoloso fin sotto il mento. Solo allora lo sguardo verde del giovane si alza a fatica, dovendo prima fare i conti con il disegno del corpo di lei, poi con le labbra.. sulle quali resta, incapace di fronteggiare lo sguardo ambrato. Rimane immobile, come una statua greca, di quelle che si possono scorgere solo di lontano nella loro interezza, come quelle che invece da vicino appaiono come realmente sono: piene di crepe e usure che forse non si potranno più curare.


HAGALL { Giardini Esterni . FU } • { Lei è la Custode. Lei Custodisce. Lei possiede ma non appartiene. Non a tutte le cose che ha. Soltanto ad una, e forse è l’unica che mai potrà dire veramente sua: la Dea. Ed è forse il patto stretto con questa, quasi fosse il diavolo, ad impedirle di cedere alla parte umana –o forse è propriamente quella animale- che la spinge verso di lui, acconsentendo ad un tacito invito nato nell’istante preciso in cui lui posa il proprio sguardo sulle labbra della Sibilla. E lei dove guarda? La bocca del Portavoce o i suoi occhi, così sfuggevoli? O invece di guardare, Vede? La stella che ha tatuata in fronte sembra sufficiente ad impedire a lui di colmare la distanza fra i loro visi, e forse è meglio così. } Hai paura? { chiede lei in un sussurro, con un tono di voce che è un misto fra quello che si userebbe per una domanda e quello per un’affermazione. }

DELSEAN [Giardini Esterni] La voce della Sibilla d'Africa giunge lontana, intromettendosi a forza nei pensieri del Portavoce. Eppure non distoglie il proprio sguardo dalle sue labbra e dal profilo del mento, o delle gote, che da lì potrebbe scorgere, cercando di colmare ogni possibilità della propria visuale. Di per se, è la domanda a farlo rabbrividire. Vorrebbe mentire, vorrebbe, sì, pensando che la minima distanza tra loro potrebbe celare la falsità che gli si dipingerebbe rabbiosa sul volto. Ma non riesce: lei è Hagall. Come potrebbe. Chiude le palpebre, se lo impone, scostando appena il volto, così da osservare un punto imprecisato oltre la spalla sinistra di lei. Solo dopo qualche secondo -o minuto?- di silenzio cercherebbe di avvicinarsi all'Oscura Ancella, per quanto gli sia possibile, dato che dietro di sè ha il tronco dell'albero, ed innanzi la Bestia; per sussurrarle all'orecchio, con voce però ferma e profonda: ''Abbastanza per non rinunciare''. Non sa bene nemmeno lui a cosa si stia riferendo, ma parla. E rispondendo è come se si liberasse di un peso, come se finalmente l'aria potesse di nuovo sgorgargli nei polmoni, limpida. Scivola la sua mano verso il collo di lei, fino a carezzarle il crine intrecciato, per sentire ancora una volta il canto del legno. Per avere la forza che cerca.

HAGALL { Giardini Esterni . FU } • { Sospira. Guarda il suo viso. Guarda quello di tutte le anime che si frappongono fra loro, come se volessero costituire uno schermo di morte e gelo, che possa impedire qualsiasi cosa, anche solo il passaggio del loro respiro. Lei non ha altre domande, perché lui le ha già dato tutte le risposte. Tuttavia sembra che ora sia Delsean che chiede. Pone una domanda, fra i suoi capelli, quando vi posa la mano. E la marchia li, la richiesta implicita, sul suo collo sottile. Così magro da dare l’idea di potersi spezzare con una facilità estrema. Ed ora è lei, che risponde, scuotendo lievemente il capo. No. Questo dice. No. Questo fa esultare le anime, una dopo l’altra, e ululare la Lupa, dentro di lei, ad una luna che si sta consumando, in alto, nel cielo. } Cosa vuoi da me, Delsean? { domanda infine, stremata. }

DELSEAN [Giardini Esterni] E se sentisse tutti gli spiriti, di paura ne avrebbe. Se percepisse la Lupa, non resterebbe ancora per molto. Ma allo sguardo per Portavoce è precluso tutto ciò, per una maledizione o una benedizione divina. Quella è la sua croce. O lo sarà presto. Non abbassa lo sguardo, alla sua domanda, non lo fa, per idiozia o per coraggio. Fronteggia la Sciamana ad armi impari, osserva uno sguardo del quale ignora le profondità tempestose e tetre, convinto di scorgervi chissà quale Cielo. ''Sono sicuro che una volta il tuo sorriso era più dolce..'' mormora, sospinto da chissà quale desiderio di metterla alla prova, di sfidare chissà quale Dea. Parla, l'uomo, come forse non ha mai fatto, sfida. Cerca. Lotta strenuamente per qualcosa che non avrà mai. ''Da te non voglio nulla.. sarai tu a decidere, se lo vorrai, o a negarmi tutto''. Si perdono nell'ambra arida, gli occhi verdi del Portavoce, si lasciando andare in un labirinto infinito, consapevoli che più a lungo vi resteranno, più difficile sarà trovare la via del ritorno. ''Voglio solo offrirti un appiglio. Per qualsiasi cosa, se vorrai'' si umetta appena le labbra, faticando ora a sostenere le sue mire.


HAGALL { Giardini Esterni . FU } • { Lei invece li vede tutti, gli Spiriti. Per questo è li, senza sorridere. Per questo è una bestia a prescindere dalla Lupa che si porta dentro. Per questo la sua schiena è dritta, le sue gambe nude e la sua fronte marchiata. } Non ricordo più ciò che c’era prima. { non ricorda più il proprio sorriso, soltanto il riflesso di amore che nasceva negli occhi di Actarus, quando lo vedeva. } La morte non ha bisogno di appigli. { e, per l’amor del cielo, non offrirgliene. Chi è così stolto da gettare una corda in una fossa per permettere al mostro che vi è intrappolato di risalire? Scappa, Delsean, finchè sei in tempo. } Vattene. { questo comanda, la Sacerdotessa, come fece col Fu Cavaliere tempo addietro. Ed ora come allora la sua voce non trema, ma anzi è in grado di far tremare i polsi altrui. Fiera, altera, Terribile. }

DELSEAN [Giardini Esterni] Sciocco, il Francese, sciocco nel crede. In lei, prima di tutto. Diventa buio, lo sguardo a quelle parole, e la notte potrebbe pensarci due volte prima di competere con quelle iridi verdi, ora cariche di sfumature tetre. Non dice nulla, scuotendo il ca, dapprima, ed aggiungendo in un secondo momento, spinto da chissà quale impulso -di morte o di vita?-: ''Non importa''. Non importa più nulla forse. Scivolano via dai suoi capelli, le dita del Portavoce, ma il profumo di cannella gli rimane addosso, e non lo abbandonerà tanto facilmente. ''Non cacciandomi ora puoi avere la certezza che non tornerò'' si limita a rispondere, secco, quasi rude, per discostare lo sguardo da lei, questa volta del tutto. Attendendo che quella Bestia si allontani, che smetta di divorargli il cuore e lasciarlo a brandelli. Oppure è solo colpa sua? Della sua insistenza e del suo infantilismo? Potrebbe avere altre donne, potrebbe, sì.. ma lei è diversa. E con lei ogni singolo pensiero si annichila, nasce una nuova realtà, con regole che il Fu Monaco ancora deve imparare e scoprire. Ora vuole solo che ella sia allontani, e che si porti via quelle sue maledette domande. Quel suo maledetto sguardo da Bestia. Vattene. Vattene. Vorrebbe gridarglielo in faccia ma non ne ha la forza; non ha la forza di osservarla allontanarsi. Chiude le palpebre, che si fanno improvvisamente pesanti, attendendo che quella creatura se ne vada, e forse risparmiando a se stesso almeno questo dolore.


 


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